35. Ora resterò qui, ad origliare, fate pure finta che non esisto

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Capitolo 35
Ora resterò qui, ad origliare, fate pure finta che non esisto











           

Paulo aveva trascorso la nottata in bianco sul divano.

La camera degli ospiti era occupata dalla madre, che quel giorno se ne sarebbe tornata in Argentina, mentre nel suo letto dormiva Antonella. Era ancora così arrabbiato con la ragazza e con sé stesso che quando era rincasato, la notte prima, il solo pensiero di dover condividere il letto con lei era bastato a fargli salire il sangue al cervello; così si era buttato sul divano, senza neanche un cuscino a cui appoggiarsi, con la TV accesa a basso volume per fargli compagnia. Verso le tre aveva deciso di spegnerla e provare un po' a dormire, visto che la mattina dopo sarebbe stata piena di impegni come al solito, ma il sonno proprio non voleva saperne di arrivare.

Dopo poche ore di sonno agitato aprì stancamente gli occhi; il cellulare segnava le otto di mattina da poco passate. Il sole era già alto nel cielo, essendo praticamente estate, e Paulo si era dimenticato di chiudere le tende: era quello che l'aveva svegliato.

Decise di farsi un caffè, quindi ciabattò silenziosamente in cucina; sapeva di avere la casa tutta per sé almeno per qualche ora ancora, dato che la madre amava restare fino a tardi nel letto e Antonella probabilmente si stava riprendendo dal jet lag. Avrebbe fatto le cose con calma, decise, e poi sarebbe uscito di casa prima che una delle due fosse uscita dalla camera. Non voleva vedere nessuno.

Girò il cucchiaino nella tazzina, ancora con gli occhi semichiusi dalla stanchezza. La notte gli aveva concesso poche ore di sonno beato senza sogni, ma così come il sole era sorto tutti i suoi problemi gli erano ripiombati sulle spalle, più pesanti di prima.

Ripensò per l'ennesima volta al momento che aveva condiviso con Adua, quella splendida giornata che si sarebbe portato sempre nel cuore; e ripensò a come Antonella fosse piombata lì il giorno seguente, senza preavviso, facendogli crollare il mondo addosso. Non aveva più sentito Adua da allora, e sperò che la ragazza non pensasse il peggio di lui.

E ora Antonella era lì, pretendendo che si comportassero come i fidanzatini innamorati che erano stati i primi mesi, e lui non trovava la forza di fare quello che riteneva giusto. Adua non si meritava di essere trattata come un rimpiazzo, una seconda scelta, e quel pensiero gli aveva dato la forza di parlare, la sera prima; eppure non era bastato, perché per quanto non volesse ammetterlo le parole di Antonella lo avevano colpito come un pugno in un occhio.

Da quando conosceva la famiglia di Antonella non c'era settimana in cui non andasse a trovarli, quando ancora viveva in Argentina e giocava nell'Istituto di Cordoba. La sua era una famiglia modesta, che si sforzava di andare avanti come poteva, ma come amava dire la madre "dove mangiano in cinque mangiano anche in sei"; e per quanto non avessero molto, quel poco che avevano lo condividevano col cuore. Quando Paulo iniziò a ingranare nel mondo del calcio, a ricevere i primi stipendi e gli ingaggi di chi faceva a gara per averlo, uno dei primi pensieri era stato quello di aiutare quella povera donna che lo aveva sempre trattato con rispetto e gentilezza, facendolo sentire a casa propria. E così mensilmente dava loro qualcosa, ricevendo di tanto in tanto delle lettere dalla madre di Antonella in cui gli raccontava come, nonostante il marito avesse perso il lavoro, i due figli potessero finire la scuola grazie al suo aiuto; le lettere aumentarono di frequenza, e così come lui le faceva un regalo lei gli apriva il cuore, rivelando tante debolezze e tanta umiltà in quello che scriveva. Neanche Antonella sapeva di quella che per loro era ormai diventata una routine piacevole e intima.

Le ultime lettere risalivano a pochi mesi prima: il padre di Antonella era finalmente in pensione, i figli lavoravano e aiutavano in casa, e mano a mano le cose sembravano migliorare. Non avevano ancora raggiunto la salvezza della spiaggia, eppure erano riusciti a riemergere dalle acque torbide che solo un anno prima minacciavano di annegarli.

The Mask | Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora