Beauty and the BEAST

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Attenzione, storia protetta da copyright

🌸primo capitolo corretto🌸

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La carrozza avanzava velocemente lungo la strada sterrata; forse un po' troppo velocemente, infatti, una delle ruote prese improvvisamente una profonda buca facendo sobbalzare la vettura e i suoi passeggeri.

Catherine fece un salto sul sedile e sua sorella, esile e minuta, per poco non picchiò la testa contro il tettuccio - Oh, i miei poveri nervi...- gemette Lady Julia, premendosi un fazzoletto sulla bocca.

Catherine alzò istintivamente gli occhi al cielo; era tipico della sua matrigna lasciarsi andare a quei gesti teatrali, quando si vedeva lontano un miglio che non era neanche pallida, figuriamoci se poteva avere addirittura la nausea.

Stava benissimo; quei suoi finti capogiri erano solo una messinscena per attirare l'attenzione di suo padre, messinscena che funzionava sempre a meraviglia.

- Vetturino, insomma! - tuonò il mercante a gran voce. - Vuole stare un po' più attento?! Mia moglie si sta sentendo male, a causa sua e delle sue follie alla guida! - la ragazza volse lo sguardo fuori dalla piccola finestra, se c'era una cosa che non sopporta era vedere suo padre pendere dalle labbra di quella donna. - Chiedo scusa, signore...- fece il cocchiere, e i cavalli rallentarono immediatamente il passo - Grazie, tesoro...- squittì Lady Julia, facendo gli occhioni da cerbiatta.

Altro gesto che non mancava mai di attirare l'attenzione del mercante, che infatti le rivolse un'occhiata adorante e, Catherine lanciò uno sguardo d'intesa a sua sorella, la quale non mancò di esprimere tutto il suo disgusto con un sonoro sbuffo.

- Che c'è, piccola, ti annoi? - chiese il mercante, fraintendendo quel gesto. - Un po'...Quanto manca? - domandò Rosalie. - Non molto. Dovremmo quasi esserci.

Rosalie si appoggiò stancamente allo schienale mentre, Catherine si sporse dal finestrino nuovamente.

Alberi, nient'altro intorno a loro solo... alberi.

- Certo che siamo proprio lontani dalla città, eh? - fece il vecchio padre, intuendo i pensieri della figlia maggiore. - Un bel guaio! - sentenziò Lady Julia.

- Avresti anche potuto pensarci, prima di concludere un affare così avventato...- sibilò poi, in direzione del marito.

Il mercante sospirò, abbassando lo sguardo sulle proprie ginocchia, colpito nel segno; si sentiva in colpa, aveva portato la sua famiglia alla rovina e aveva obbligato le donne che amava più di sé stesso a trasferirsi dicendo addio a tutto ciò che amavano - Mi dispiace tanto, ragazze...- mormorò, senza trovare il coraggio di guardare in faccia la moglie e le proprie figlie.

Catherine digrignò i denti; la sua matrigna non perdeva occasione per rinfacciare a suo padre quel che era successo solo pochi mesi prima, ben sapendo che non era stata affatto colpa sua.

L'avrebbe volentieri presa a schiaffi ma, non voleva dare un ulteriore dispiacere a suo padre, soffriva già abbastanza sia per il dissesto finanziario sia per i rapporti tesi che si erano instaurati fra matrigna e figliaste.

Posò dolcemente una mano su quella dell'uomo, leggermente sollevata quando vide che lui ricambiava il suo sorriso - Non credo che sia il caso di prendersela tanto, signora madre - disse poi, rivolta a Lady Julia.- Vivere in campagna non sarà poi così male...d'altronde, Rosalie avrà molto più spazio per sé e potrà divertirsi un po', anziché starsene tutto il giorno sui libri a studiare chissà quale equazione...- aggiunse, ammiccando verso la sorella minore, di cui conosceva il profondo odio nei confronti della geometria e dell'aritmetica- Ci sarà anche un giardino?- domandò Rosalie, che, pur avendo tredici anni compiuti, ancora si divertiva a giocare all'aria aperta come una bambina.

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