Lord William Montrose allontanò da sé con aria annoiata il terzo bicchiere di vino della serata. Adorava il sapore dell'alcool, era capace di berne in quantità senza sentirsi nemmeno un po' alticcio; gli piaceva la sensazione del vino nel suo corpo, lo sentiva scorrere nelle vene, mischiarsi col sangue...era una sensazione fantastica, la stessa che aveva provato quando aveva baciato Catherine.A quel pensiero, si rabbuiò ancora di più. Era già di malumore per quel che era successo solo il giorno prima, ma il ricordo sembrava farsi sempre più vivo, e con esso la vergogna cocente e la rabbia per essere stato rifiutato.- Andiamo, Lord William, quella Catherine Kingston non è altro che una sgualdrina come tutte le altre!- tentò di consolarlo il suo compare, Glouster, un omaccione grande e grosso con i capelli neri e una leggera barba scura, tracannando il vino direttamente dalla bottiglia.- Tu non puoi capire, Glouster...- rispose Lord William, cupo, fissando dall'angolo buio in cui si era seduto tutta la clientela de Il leone d'oro.- Glouster ha ragione, Lord William...- provò ad insistere Ralph, un ometto basso e tarchiato, altro suo grande compagno di sbornia.- Non capisco perché ve la prendiate tanto...è solo una ragazza, d'altronde...- Voi non potete capire...- ripeté Lord William, senza distogliere lo sguardo dalla scena di fronte a sé. Nessuno poteva capire...Quella Catherine non avrebbe dovuto rappresentare niente, per lui; che cos'era, in fondo? Solo una delle tante ragazzine stupide e un po' graziose che aveva incontrato nella sua vita, una potenziale avventura, forse, ma niente di più...E allora, perché ogni volta che la vedeva si sentiva come bruciare?Fuoco, ecco che cos'era. Era il fuoco che aveva sentito sulla propria pelle, la prima volta che l'aveva incontrata. Catherine gli era subito sembrata una creatura ultraterrena, qualcosa di lontano e vicino al tempo stesso...Non sapeva cos'era stato, forse la sua bellezza, forse il fatto che non fosse subito caduta ai suoi piedi come tutte le altre oche che aveva conosciuto, non ne aveva idea...sapeva solo che, dal primo momento che l'aveva vista, il suo cuore non aveva più smesso di bruciare.Catherine Kingston era diventata a poco a poco un'ossessione, per lui; si ritrovava a pensare a lei in ogni momento della giornata, prima di addormentarsi, addirittura non era passata notte che non l'avesse sognata. Immaginava in continuazione come sarebbe stato affondare il volto nei suoi capelli neri come la notte, toccarla con le proprie mani, fantasticare di tenerla fra le braccia, senza nulla addosso...Dopo il suo rifiuto, l'ossessione era diventata, se possibile, ancora più forte.Lei è mia...Lei deve essere mia...!Sul volto di Lord William, serio e corrucciato, si disegnò lentamente un sorriso simile ad un ghigno, quando, dalla folla di ubriaconi e perdigiorno accalcati intorno ad un tavolo, vide alzarsi stancamente Henry Kingston. Il giovane si avviò in direzione del bancone, con un'aria depressa e preoccupata al tempo stesso, gettandovi sopra alcune monete, che l'oste si affrettò a raccogliere.- Povero diavolo!- esclamò Ralph, vedendolo.- Continua a perdere...una sconfitta dietro l'altra, da che è arrivato...se continua così, finirà per perdere a carte l'intero patrimonio...- A meno che non l'abbia già perso...- mormorò Lord William, senza smettere di sorridere, con lo sguardo puntato su Henry.- Sembrate soddisfatto, Lord William - constatò Glouster, sorridendo sornione.- E' così, in effetti...- confermò Lord William.Aveva osservato attentamente il fratello di Catherine, nei giorni precedenti; un imbecille, un figlio di papà che si vantava in continuazione della sua grande abilità nel giocare a poker e a faraone, ma che usciva da ogni partita sempre sconfitto, e con sempre meno denaro in tasca. Lord William aveva il sospetto che Henry Kingston non possedesse neanche i soldi che si giocava e, se realmente era così, allora avrebbe già dovuto essere pieno di debiti fino al collo.E, con un po' di abilità e di fortuna, questo sarebbe potuto tornare a proprio vantaggio...Lord William si alzò, dirigendosi con passo deciso in direzione di Henry.- Come state, signor Kingston?- domandò, battendogli una mano sulla spalla con fare amichevole.Henry trangugiò un sorso di whiskey, per poi sorridergli con aria ebete. Lord William non ci mise molto ad accorgersi che era ubriaco fradicio.- Vi prego, chiamatemi Henry.Lord William sorrise.- Brutta giornata con le vincite, ho saputo...Henry fece spallucce, come se si trattasse di una cosa senza importanza.- Capita anche ai migliori, dico bene?Lord William fece una breve risatina, prima di andare al sodo.- Sapete, speravo proprio che io e voi potessimo fare una partita, uno di questi giorni...- Davvero?Lord William dovette trattenere una smorfia di disgusto alla vista dell'entusiasmo di quel damerino; cielo, quell'idiota si era giocato anche i pantaloni, eppure non ne aveva ancora abbastanza!- E quando?- Quando vorrete voi, Henry...sapete dove trovarmi, non mancherò...- Potremmo fare anche subito, se per voi...- Mi dispiace, ma ora proprio non è possibile!- lo bloccò Lord William, tranquillamente, senza smettere di ghignare.- Sono spiacente, ma ora ho un impegno improrogabile. Vedremo per la prossima volta, che ne dite?- Oh, io...sì, certo, certo, naturalmente...arrivederci, Lord William.- Arrivederci.Lord William se ne tornò al proprio tavolo, sotto lo sguardo deluso e inebetito di Henry.- Avreste dovuto accettare subito, Lord William - disse Glouster.- Era così ubriaco che gli avreste vinto tutto nel giro di pochi minuti!- Pazienza, pazienza, mio caro Glouster...- fece Lord William, gettando un'occhiata furba ad Henry, che in quel momento si stava sedendo ad un altro tavolo, pronto forse ad una nuova, disastrosa partita.- Non m'interessa strappargli pochi soldi...bisogna che accumuli, che s'indebiti sempre di più...quando giocherà con me, sarà così disperato da essere disposto a tutto, pur di essere tirato fuori dalla melma in cui è finito...Lord William sorrise, soddisfatto del suo piano.Se Catherine non fosse stata sua con le buone, allora se la sarebbe presa con la forza.