Senza scampo

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Henry uscì barcollando dal Leone d'oro, calpestando il nevischio fangoso con gli stivali invernali, mentre il vento mattutino dell'alba del giorno di Santo Stefano gli sferzava sul viso e gli scompigliava i capelli biondi. Sentiva la testa stranamente leggera, e si muoveva a passi lenti e incerti quasi come se le sue gambe fossero state arti inanimati di una marionetta di legno.Quello che gli aveva raccontato l'oste lo aveva lasciato talmente sconvolto che, per un attimo, si era domandato se non si trattasse soltanto di un volgare e macabro scherzo. Aveva dovuto lasciare al padrone dell'osteria ben dieci monete d'argento, ma alla fine era riuscito a scoprire la verità.Proprio come aveva sospettato, tutti gli uomini uccisi avevano avuto a che fare, in un modo o nell'altro, con Lord William Montrose. Whitaker, il Marchese Van Tassel e l'ultima vittima avevano perso un intero patrimonio giocando d'azzardo con il nobile, e si erano rifiutati di pagarlo; il Conte DeBourgh era cugino di secondo grado di Lord William, ed entrambi erano gli unici eredi rimasti di un ricchissimo zio morto di recente; quanto alle prime due vittime, Henry era venuto a sapere che il giovane pretendente di Catherine era stato in affari con loro nella gestione di una grossa compagnia mercantile, le cui quote sarebbero entrate in suo possesso se i due soci vi avessero rinunciato.In tutti i casi, Lord William avrebbe avuto solo da guadagnarci, dalla loro morte.Esiste anche il caso, Henry, gli aveva sussurrato una voce nella sua testa, ma il giovane non le aveva dato retta: le coincidenze stavano cominciando a divenire veramente troppe. Quando poi l'oste gli aveva accennato ad un pettegolezzo secondo il quale Lord William teneva un branco di cani da caccia addestrati a stanare e a uccidere la preda, Henry non aveva avuto più alcun dubbio: l'uomo nelle cui mani aveva messo la sorte della sorella era l'assassino di sei persone.Henry sentiva il sangue pulsargli nelle tempie, non riusciva a respirare regolarmente.Buon Dio, che cos'aveva fatto?Provò l'irragionevole impulso di gettarsi in ginocchio nella neve e piangere tutte le sue lacrime, di strapparsi i capelli per la disperazione, di maledirsi per la sua stoltezza, ma non lo fece. Deprimersi e autocommiserarsi non sarebbe servito a nulla. Invece, doveva agire. Aveva commesso un grossolano errore, questo era vero, ma non era ancora troppo tardi per tentare di rimediare.Sarebbe tornato a casa, avrebbe preso con sé la pistola e la spada e sarebbe andato da Lord William. Lo avrebbe minacciato, gli avrebbe detto che sapeva tutto e gli avrebbe intimato di lasciare in pace sua sorella, quindi l'avrebbe consegnato alla giustizia. Infine, sarebbe andato a cercare Catherine, dovunque si trovasse, e avrebbe fatto in modo che lei e il suo amante si sposassero. Sua sorella avrebbe riacquistato l'onore e la felicità, e non sarebbe stata costretta a sposare un crudele assassino.Sì, avrebbe risolto tutto, presto ogni cosa si sarebbe sistemata. Un sorriso gli si dipinse sulle labbra, a quel pensiero. Avrebbe consegnato un pazzo omicida alla giustizia e avrebbe salvato sua sorella. Finalmente, anche lui avrebbe avuto il suo momento, stavolta sarebbe toccato a lui risolvere la situazione, non avrebbe più causato grane alla sua famiglia, ma avrebbe dimostrato che anche lui valeva qualcosa, d'ora in avanti sarebbe stato accolto come un eroe...No, un momento. Non era il caso di cantar vittoria troppo presto, prima aveva una questione importante da risolvere: Lord William. Ci sarebbe stato tempo dopo, per tutto il resto; ora, doveva pensare a fermare quell'assassino.Si avviò a passo deciso verso la propria casa, camminando nella neve, senza sentire il freddo del vento invernale, ma riscaldato dal pensiero che, presto, tutto si sarebbe risolto per il meglio.

***

Catherine tirò le briglie del cavallo, in modo che l'animale fermasse la sua corsa. Lei e Rosalie avevano galoppato per tutta notte nella foresta, e, ora che l'alba invernale si stagliava all'orizzonte, finalmente erano giunte a casa. La ragazza sollevò lo sguardo, osservando il giardino le cui piante rampicanti e le erbacce erano ora completamente ricoperte di neve e piccole stalattiti luccicanti, dando alla dimora un aspetto stranamente fiabesco e irreale. Catherine si sentì sollevata al pensiero di essere tornata, ma non provò quella folle felicità che aveva immaginato nei mesi trascorsi al maniero di Adrian. Senza contare che era lì per una ragione ben precisa. Smontò da cavallo, aiutando Rosalie a scendere; dopo un'intera nottata insonne passata a cavalcare nel buio, Catherine si sarebbe aspettata che sua sorella crollasse dal sonno, ma non era così. Rosalie era inspiegabilmente sveglia e vispa, con un che di attento e guardingo nei grandi occhi scuri. La ragazza non se ne curò troppo, e allacciò le briglie del cavallo intorno al ramo di un albero.Spalancò il cancello e fece per entrare, ma Rosalie la bloccò tirandola per una manica dell'abito.- Catherine, aspetta!- chiamò la ragazzina; sembrava in ansia, come se fosse stata spaventata da qualcosa.- Che c'è, Rose?- fece Catherine, forse un po' troppo bruscamente, senza curarsi di nascondere l'impazienza. Suo padre aveva bisogno di lei, e subito; non aveva tempo per perdersi in chiacchiere.- Cathy, forse non dovremmo entrare...- mormorò Rosalie, gettando delle occhiate preoccupate alla porta d'ingresso.- E perché no? E' casa nostra; su, forza, andiamo, non c'è tempo da perdere - Catherine si liberò dalla presa della sorella ed entrò in giardino; la ragazzina le corse dietro.- No, Catherine, per favore, ascoltami!- implorò Rosalie.- Catherine, non dobbiamo entrare! Cathy...Cathy, Lady Julia è una strega!- gridò infine.- Sì, su questo non ci piove...- commentò la ragazza, senza scomporsi e continuando a percorrere il vialetto innevato che conduceva alla porta.- No, Catherine, non hai capito!- ritentò Rosalie, con disperazione; ora che aveva ritrovato un po' di sangue freddo, la ragazzina sentiva di dover mettere a parte la sorella maggiore di quel che aveva scoperto appena due giorni prima.- Lady Julia è una strega, una vera strega!Catherine si fermò, guardando la sorella.- Te lo giuro, Cathy...- ansimò Rosalie.- L'ho vista con i miei occhi! E' una vecchia strega che ringiovanisce con i suoi poteri! E' la verità! Io l'ho vista...La ragazza alzò gli occhi al cielo; sua sorella non aveva mai avuto il vizio di raccontare bugie e storie fantasiose, ma in quel momento si sentiva molto restia a crederle. Aveva cose più importanti a cui pensare, e non aveva mai creduto né alla magia né ai fenomeni sovrannaturali. Certo, l'essere stata ospite nel maniero di un mostro per ben sei mesi l'aveva fatta ricredere non poco, ma l'aspetto...poco consono di Adrian era ben lontano dalla stregoneria e da altre simili sciocchezze. Probabilmente, Rosalie aveva semplicemente visto qualcosa che non esisteva, suggestionata da qualche racconto di fantasmi, oppure quella era una specie di tecnica per attirare la sua attenzione. Forse la sorellina aveva bisogno di conforto dopo la brutta avventura e lo ricercava inventandosi simili frottole. Ma lei non aveva tempo per gli scherzi.- Per favore, Rose, non adesso...- la liquidò, superandola e dirigendosi decisa verso la porta.- No, Cathy! Per favore, te lo giuro! Il medaglione, Cathy!- provò a dire la ragazzina.- Il medaglione col rubino di Lady Julia...La ragazza non le prestò ascolto, ma afferrò il batacchio della porta e iniziò a picchiarlo con forza contro il legno, accompagnandolo con i colpi del proprio pugno.- Lydia!- gridò.- Lydia, apri! Lydia!Le due sorelle sentirono il rumore di passi affrettati provenire dall'interno della casa. In un attimo, la porta si spalancò, rivelando la figura grassoccia della vecchia balia. Catherine la guardò come se si trattasse di una sconosciuta: quanto era cambiata, in sei mesi!I capelli grigi di Lydia, annodati in una crocchia dietro la nuca, erano divenuti completamente bianchi; benché la sua figura fosse ancora rotondetta, era visibilmente dimagrita, e la ragazza le trovò rughe più numerose e marcate. Aveva le occhiaie di chi aveva trascorso una notte insonne, e gli occhi arrossati dal pianto.Tuttavia, non appena le vide, il volto stanco dell'anziana governante s'illuminò. Lydia spalancò gli occhi, boccheggiando, incredula. Si portò una mano all'altezza del cuore, emozionata, senza sapere se credere o no a quello che le stava di fronte.- Oh...oh, ma...- balbettò.- No, non...non può essere vero, non...- Va' tutto bene, Lydia - si affrettò a dire Catherine, nel tentativo di tranquillizzarla.- Va' tutto bene, siamo noi...- Oh, santo cielo!- esclamò la donna, abbracciando Catherine con slancio.- Santo cielo...signorina Catherine...ma allora siete viva!- Sì, Lydia. Sì, sono viva - sorrise la ragazza.- Oh, ma questo è un miracolo...e anche voi, signorina Rosalie! Per fortuna state bene! Ero così in pensiero...ma venite, entrate, entrate!- disse poi, facendosi da parte in modo che le due sorelle potessero entrare, per poi richiudere la porta.- Sia lodato il buon Gesù! Non potevate farmi un regalo di Natale più bello...Sempre sia lodato Nostro Signore! Ma, signorina Catherine, dove siete stata tutto questo tempo?- domandò infine.- Ecco, io...è una lunga storia...- mormorò la ragazza, sentendo una fitta al cuore.Avrebbe tanto voluto sfogarsi con qualcuno, ma non poteva raccontare a Lydia di Adrian. La vecchia balia non le avrebbe creduto e, se anche così non fosse stato, già Rosalie ne era stata terrorizzata, Lydia sarebbe come minimo svenuta.E poi, c'era qualcosa di molto più importante da fare, prima.- Lydia, dov'è mio padre?- chiese, con decisione.Quello che aveva in mente era ben preciso: era tornata a casa solo per occuparsi di suo padre, e così avrebbe fatto; ma poi, non appena il mercante si fosse sentito meglio, sarebbe tornata al maniero, da Adrian. Non sapeva ancora se avrebbe accettato di diventare sua moglie, ma certo era che non si sarebbe più separata da lui.Ma prima, doveva pensare a suo padre.- Signorina...- balbettò Lydia.- Signorina, vostro padre è molto malato...- Questo lo so, Lydia, ma voglio sapere dov'è e che cos'ha - ribatté fermamente la ragazza.- Nessuno lo sa, signorina...- pigolò la donna.- Lady Julia si è sempre rifiutata di chiamare un dottore...diceva che era in grado di curarlo lei, personalmente...- Stupida presuntuosa...!- sibilò la ragazza, fra i denti.- Lydia, dov'è mio padre?- ripeté.- E' di sopra, nella sua stanza...- Cathy, Lady Julia è...- saltò su Rosalie.- Non adesso, Rose!- la zittì Catherine, dirigendosi in fretta e furia verso le scale.Cominciò a salire i gradini, ma qualcuno la bloccò. La ragazza alzò lo sguardo, e i suoi occhi verdi incrociarono quelli duri di Lady Julia.Matrigna e figliastra rimasero immobili a guardarsi per diversi istanti. Catherine vide che le pupille di Lady Julia erano leggermente dilatate, segno che era rimasta sorpresa.La donna frenò a stento una smorfia di rabbia.Allora era viva! Quella puttanella della sua figliastra era viva! Lo sapeva, avrebbe dovuto intuire che quell'imbecille di suo marito stava mentendo, la presunta morte di Catherine era stata troppo improvvisa, era ovvio che quell'inetto le stava nascondendo qualcosa! Stupida, stupida che era stata! E anche quell'altra...come aveva fatto la mocciosa a sfuggire ai segugi di Lord William?! Maledizione, quelle due serpi dovevano essere morte, morte!Che doveva fare, ora? Il ritorno di Catherine le aveva scombinato tutti i piani, dannazione a lei! Poteva anche dire addio al matrimonio con Lord William...quello era ancora infatuato di quella sgualdrina! Moriva dalla voglia di ammazzarla, di scatenarle contro tutta la sua magia, o di strangolarla con le proprie mani...ma le serviva! Ora che i suoi progetti erano andati in fumo, doveva tornare a quelli iniziali...E quella patetica marmocchia di Rosalie? Non aveva tempo di pensarci ora, lei avrebbe fatto la stessa fine di suo padre, ma adesso doveva assolutamente sistemare Catherine, una volta per tutte!- Catherine!- esclamò, con voce melliflua.- Catherine, allora sei viva! Sapessi come sono felice che tu stia bene!- Non sforzatevi troppo per sembrare sincera, Lady Julia, non serve a nulla e vi fa male alla pelle!- la rimbrottò Catherine, superandola e riprendendo a salire le scale.- Dov'è mio padre?- Tuo padre? Oh, lui è di sopra...- rispose Lady Julia, con finta sorpresa.- Perché lo vuoi sapere? Non preferiresti prima riposarti? Devi essere stanca, su, raccontami cos'è successo...- Non darle retta, Catherine!- gridò Rosalie, sotto lo sguardo esterrefatto di Lydia.- E anche tu, Rosalie - disse la matrigna, voltandosi nella sua direzione.- Dove sei stata per tutta notte? Eravamo in pensiero per te...- Sentite, signora madre, non ho tempo per queste moine!- esclamò Catherine.- Ditemi che cos'ha mio padre, altrimenti...- Disturbo?- fece una voce maschile.Catherine si voltò a guardare: sulla soglia della porta, c'era Lord William.Il giovane rimase un attimo interdetto; era venuto a casa Kingston con l'intento di incontrare Lady Julia e informarla che il suo piano aveva avuto successo. I suoi cani erano ritornati la sera prima, aveva buoni motivi per credere che avessero sterminato quella mocciosa: e invece lei era lì, ancora viva!Lord William sentì montare la rabbia dentro di sé: i suoi segugi non avevano mai fallito! Li aveva addestrati in modo che non abbandonassero la caccia fino a che la preda non fosse stata stanata e uccisa, perché stavolta non era stato così? Avrebbe punito quelle bestiacce in modo esemplare...Tuttavia, la sua rabbia nei confronti di Rosalie svanì non appena vide Catherine; subito, il furore venne sostituito dal fuoco e dalla libidine. Era tornata! Che quell'idiota di suo fratello l'avesse riportata indietro? O che il suo amante si fosse stancato di lei? Non importava, ora era lì; e sarebbe stata sua.- Chiedo scusa...- disse.- Non avevo intenzione di interrompervi...- Affatto, Lord William!- disse Lady Julia.- Anzi, il vostro arrivo è stato provvidenziale...- aggiunse, scoccandogli un'occhiata eloquente.- Catherine, forse c'è qualcosa che dovresti sapere...- Non adesso, signora madre!- l'interruppe la ragazza, riprendendo a salire le scale.- Vogliate scusarmi, Lord William...Sulle bocche di Lady Julia e di Lord William comparve un ghigno rabbioso, mentre la ragazza scompariva al piano di sopra.- Io voglio quello che mi spetta, signora Kingston - bisbigliò Lord William, fra i denti.Lady Julia gli scoccò un'occhiata innervosita.- E l'avrete, Lord William, statene certo - sibilò.- Fidatevi di me. Forse, ora, assisterete a qualcosa che non saprete spiegarvi. Ma vi pregherei di non mettervi a strillare come un maiale al macello...

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