Catherine si era ripromessa di ritornare al lavoro il giorno seguente, ma così non fu. La nottata passata quasi del tutto in bianco l'aveva sfinita. Si era addormentata all'alba, reggendo ancora Notre Dame de Paris fra le mani, e aveva continuato a dormire per buona parte della giornata.Si svegliò solo verso le quattro passate del pomeriggio, quando Constance entrò nella sua stanza.Catherine aprì gli occhi di colpo.- Oh, scusa, non volevo svegliarti - si scusò la donna, senza smettere di riporre nell'armadio un abito dopo l'altro.- Constance...- mugolò Catherine, con la voce impastata e la gola secca.- Constance, ma che ore sono?- Quasi le cinque del pomeriggio.- Che cosa?!- scattò su Catherine.- Mamma mia, ma quanto ho dormito? Perché nessuno mi ha svegliata?Constance fece spallucce, senza smettere il suo lavoro.- Sei convalescente, puoi dormire quanto vuoi...- rispose.- Non sono più convalescente!- protestò Catherine.- Il padrone mi voleva al lavoro, stamattina.- Credimi, se davvero il padrone avesse voluto così, allora sarebbe venuto di persona a buttarti giù dal letto.- Ma...- iniziò la ragazza, ma il suo sguardo cadde su un grande baule marrone ricolmo di abiti, che Constance stava riponendo ordinatamente nell'armadio della sua stanza.- Constance, che stai facendo?- Ordini del padrone - rispose la donna.- Mi ha ordinato anche di riferirti che questi abiti d'ora in avanti sono tuoi.- Cosa?- Catherine strabuzzò gli occhi, incredula.- Mi stai prendendo in giro?- Certo che no! Il padrone ha detto anche di dirti che stasera cenerai con lui.- Oh...- non trovò niente di meglio da dire Catherine.In realtà, ci sarebbero state parecchie cose che avrebbe voluto dire. Del tipo, chiedere a Constance se per caso sapesse che cosa fosse preso al padrone e come dovesse interpretare questo improvviso cambio di rotta di cui aveva avuto un assaggio la notte prima.- Constance - mormorò Catherine.- Perché tutto questo?- Questo, cosa?- Insomma, niente lavoro, i vestiti...ieri...dove vuole arrivare il padrone, con questo?Constance la guardò, sospirando.- Non lo so, Cathy. Anche se, a dire il vero, una mezza idea ce l'avrei...- aggiunse poi, con un mezzo sorriso.- Che cosa?- fece Cathy, sporgendosi verso di lei.Constance chiuse in fretta l'armadio, scostandosi da esso.- Beh, è evidente che ha una grande considerazione di te, e non mi stupirei affatto se...Crack!Constance ammutolì, abbassando lo sguardo sul proprio vestito che, impigliatosi fra le ante dell'armadio, ora presentava un lungo spacco sulla gonna già rattoppata.- Oh, per tutti i diavoli dell'Inferno!- imprecò rabbiosamente Constance, liberando quel che restava dell'abito dal punto in cui si era impigliato.Catherine si alzò velocemente, dando un'occhiata al vestito; nonostante ora avessero cibo e legna, i domestici avevano comunque mantenuto gli stessi abiti, sempre pulitissimi, ma vecchi, logori, tutti stracciati e tenuti insieme con un'infinità di toppe e cuciture. Ernest indossava sempre la solita camicia cascante, Peter il più delle volte se ne andava in giro scalzo con addosso degli abiti tutti bucherellati, mentre Constance, di abiti, ne aveva solo due o tre, compresa la camicia da notte, e il fatto che ora si fosse strappato era un bel guaio.- Magari si può riparare, Constance...- provò a dire la ragazza, anche se, memore delle lezioni di cucito di Lydia, non ci sperava troppo.- Lo posso ricucire, ma non durerà a lungo - disse infatti Constance.- E' inutile, ormai è quasi da buttar via...Pazienza, finché il padrone non si deciderà a fornirci della stoffa...cercherò di farmelo durare fino a quando potrò - concluse infine, con un sospiro sbrigativo e rassegnato al tempo stesso.- Su, basta perderci in chiacchiere, adesso. C'è del lavoro da fare - aggiunse subito, riprendendo la sua solita aria affaccendata.Catherine la osservò dirigersi verso la porta.- Indossa uno di quegli abiti, stasera. E sta' serena - aggiunse, con un sorrisetto sghembo, prima di uscire.Rimasta da sola, Catherine spalancò le ante dell'armadio, ritrovandosi di fronte ad almeno venti abiti meravigliosi ed eleganti. La ragazza ne sfiorò uno con la punta delle dita. Da brava figlia di mercante, aveva imparato a riconoscere le varie stoffe, quindi non le fu difficile capire di cosa fossero fatti quei capi: pizzo, taffetà, seta, broccato, velluto...Tutt'altra cosa dal vestito da lavoro di stoffa povera e grezza pieno di strappi e rattoppature che aveva indossato sino al giorno prima.Il padrone non faceva altro che confonderla sempre di più ogni giorno che passava.Per un intero mese si era comportato come un tiranno, per poi salvarle la vita quando aveva tentato di scappare; i suoi sbalzi d'umore la spaventavano ancora un po', benché la notte precedente fosse rimasta piacevolmente sorpresa dal suo comportamento.E ora questo.Catherine gettò un'occhiata all'orologio. Le cinque e mezza. La cena sarebbe stata servita per le nove. Meno di quattro ore, prima di ritrovarsi faccia a faccia con il mostro.