- Dobbiamo fare qualcosa!- esclamò Vincent.- Dobbiamo trovare quel mostro...stanarlo, dovunque si nasconda...e fermarlo, prima che uccida qualcun altro!- Ma...ma chi ci assicura che ci sia davvero un mostro?- fece timidamente l'oste, attirandosi delle occhiate attonite da parte di tutti i presenti.- Io!- disse una voce, rompendo il silenzio, mentre i clienti si voltavano in direzione della porta.Lord William, il volto sfigurato, entrò nella locanda, con il suo solito ghigno reso ancora più distorto da un profondo taglio che gli squarciava il labbro superiore.- Ve lo assicuro io!- Lord William...- boccheggiò un uomo. - Cosa...cosa vi è successo?- Questa, è la vostra prova - sibilò Lord William, indicando le cicatrici.- E' stato il mostro di cui parlate, a farmi questo.- Voi...voi l'avete visto, Lord William?- deglutì l'oste.- Sì, l'ho visto con i miei occhi.Sotto lo sguardo attonito di tutti, Lord William si fece avanti con passo deciso, e con un balzo salì in piedi su uno dei tavoli.- Io ho visto il mostro, l'assassino che da mesi terrorizza il nostro villaggio!- disse, a voce alta in modo che tutti udissero.- E' un mostro, un ibrido né uomo né animale, un demonio creato da Satana in persona! Quest'oggi, ha fatto irruzione in chiesa, nel bel mezzo del mio matrimonio. Coloro che erano presenti possono confermarlo - rivolse una breve occhiata a Glouster, Ralph, Gerald e Michael, che annuirono con veemenza.- Ha rapito la mia promessa sposa, e mi ha sfigurato. Ora è venuto il momento di dire basta! Io dico di andarlo a prendere nella foresta, di stanarlo dovunque si nasconda, e di ammazzarlo come la bestia che è!Bastarono quelle poche parole per convincere gli animi già infiammati dallo sdegno, resi ciechi dalla paura o inebetiti dall'alcool. Si levò un grido di euforia, mentre qualcuno batteva i pugni sul tavolo, e chi ne aveva sollevava pistole e coltelli.Lord William osservò la scena con un ghigno di soddisfazione sul volto sfigurato.
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Henry gemette nel sonno, quindi sbatté le palpebre, incontrando la luce rossastra del tramonto. Iniziò a tossire convulsivamente, sollevando il dorso nel tentativo di rimettersi in piedi. La tosse ci mise qualche secondo a calmarsi e, quando lo fece, il giovane si rese conto di trovarsi disteso in un lago di sangue.Spostò lo sguardo alla sua destra, incrociando la carcassa del doberman di Lord William. La maggior parte del sangue proveniva dal cadavere dell'animale, ma anche dalle ferite al fianco, alla spalla e al braccio del giovane. Sentì un bruciore all'altezza dell'orecchio e portò una mano al punto dolorante, ricordandosi improvvisamente del proprio lobo mozzato e divorato dal doberman.Gemette, ricacciando indietro le lacrime di rabbia e disperazione.Lord William doveva essere già in chiesa...probabilmente aveva già sposato Cathy...Aveva fallito. Aveva fallito di nuovo.Si alzò in piedi, barcollando. Vedeva tutto annebbiato, gli alberi e gli arbusti gli roteavano intorno vorticosamente. Vide il proprio pugnale luccicare a terra, in mezzo alla neve. Con molta attenzione, si chinò e lo raccolse, stringendolo fra le dita. Incespicando, Henry iniziò a camminare, senza sapere dove fosse diretto, inoltrandosi ancora di più nella foresta.
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Dopo mesi trascorsi al castello, quasi non le pareva che quella fosse casa sua. In effetti, c'era stata talmente poco da non poterla considerare casa.La sua vera casa, forse, era sempre stata il maniero.Catherine chiuse gli occhi, poggiando il capo contro le sbarre di legno della ringhiera; era rimasta seduta sui gradini delle scale da quando Adrian se n'era andato, con le gambe strette al petto, il vestito da sposa sporco e stracciato ancora addosso, i capelli sciolti e il corsetto allentato.Non aveva pianto, aveva sempre detestato farlo e in quelle ultime ventiquattr'ore le pareva di aver versato fin troppe lacrime. Ma sentiva su di sé una stanchezza e una spossatezza che mai aveva avvertito, come se d'un tratto avesse perduto tutta la sua forza.Quello che era successo era ancora stampato nella sua mente come se si fosse trattato di una sequenza di ritratti. La fuga di Adrian, come il mostro aveva salvato suo padre, la sua storia...Mai avrebbe pensato che fosse in qualche modo coinvolto con Lady Julia, che si era rivelata essere una strega, di quelle vere. Una strega! Quello a cui aveva assistito nella cattedrale lasciava ben poco al dubbio...Catherine si maledisse mentalmente per la sua stupidità; se solo avesse dato ascolto a Rosalie, ora Adrian...No! No, era troppo comodo scaricare la colpa tutta su Lady Julia. La sua matrigna era una strega, e va bene, tanto valeva accettare la realtà dei fatti. Era stata la moglie del padre di Adrian, e l'aveva trasformato in un mostro. Lady Julia sarà anche stata un essere riprovevole, ma non era giusto incolpare lei per quello che era successo solo un'ora prima.Adrian le aveva dimostrato ancora una volta che l'amava; aveva salvato suo padre e rinunciato per sempre a ritornare normale. E quindi era scappato.Ma di quest'ultimo fatto, l'unica persona a cui dare la colpa era lei.Se avesse dato ascolto a Rosalie, se si fosse opposta un po' di più a Lord William, se si fosse presa maggiore cura di suo padre...Se non avesse fatto...Cielo, ma cosa le era saltato in mente?Quello che era successo fra lei e Adrian un attimo prima che lui fuggisse le appariva ora più chiaro e nitido. Catherine non aveva portato entrambi in camera sua con doppi fini. Sul serio. Aveva chiuso la porta in modo che potessero stare tranquilli, voleva solo che Adrian si riprendesse, era semplicemente preoccupata per lui, non aveva davvero intenzione di...Ma allora, che le era preso? Non si era mai comportata così, non si era mai nemmeno trovata in una tale situazione con un uomo...Allora, perché, così, all'improvviso, si era avvinghiata al corpo del mostro, l'aveva attirato a sé in quella maniera? Non le si addiceva, le signorine perbene non avrebbero mai fatto una cosa del genere, le figlie beneducate dei mercanti non si sarebbero mai comportate – lei non si sarebbe mai comportata! – come la peggiore delle meretrici. Eppure, in quel momento lei l'aveva fatto, l'aveva fatto conscia di ciò che avrebbe comportato, e non gliene era importato niente di ciò che avrebbero potuto pensare la gente e la sua famiglia.L'unica cosa che voleva in quel momento era fare l'amore con Adrian, nulla di più.Perché lei...lo amava.Alla fine era successo; nonostante si fosse ripromessa più e più volte di non cadere nella trappola, alla fine si era innamorata. Amava Adrian. Poco importava se lui era un mostro, e se sarebbe per sempre rimasto tale. Non aveva mai creduto che Adrian potesse essere diverso da come era, che potesse essere umano; per quanto si sforzasse, non riusciva ad immaginarselo senza pelo e squame a devastare il suo viso, con delle mani normali al posto di quelle zampe artigliate. Lei lo aveva sempre conosciuto così, ed era così che lo amava.I suoi baci e le sue carezze artigliate le bruciavano ancora sul corpo.Non importava se lui era un mostro; lei lo amava ugualmente. Lo aveva rifiutato, ma solo ora si rendeva conto del grossolano errore che aveva commesso. Si era comportata come tutte le altre, le donne che avevano respinto il mostro che le amava.Ma stavolta sarebbe stato diverso. Perché lei non era né Christine Daae né la Esmeralda. Lei era Catherine Kingston.E amava un mostro.- Signorina Catherine...- la voce di Lydia la riscosse; la ragazza sollevò lo sguardo, mentre la vecchia balia le posava una mano sulla spalla.- Signorina, che fate qui? Siete sparita da più di un'ora, che fate seduta sui gradini?- Io...ecco, Lydia, io...- Il signor Kingston.A sentire di suo padre, Catherine sembrò riscuotersi.- Come sta?- Meglio, anche se è ancora un po' debole. Ha chiesto di potervi parlare. Ma guardatevi, siete tutta sciupata! Venite, venite, cercherò di rimettervi in ordine.Catherine accettò la mano che Lydia le offriva senza opporsi, lasciandosi tirare in piedi. Come una bambola, permise alla vecchia balia di liberarla dall'ingombrante abito da sposa e di vestirla con un più semplice abito rosso scuro.La ragazza sembrò riscuotersi non appena entrò nella stanza di suo padre.Il mercante era seduto sul letto, con ancora le coperte rimboccate, pallido ma decisamente in condizioni migliori di quando si era svegliato. Di certo, era abbastanza in forma per permettersi di litigare con Constance.- Che cos'è questa roba?- stava chiedendo l'uomo, scettico, osservando uno strano liquido verdastro in un bicchiere che la donna gli aveva porto.- Una medicina.Ernest, appoggiato contro una parete, sollevò un sopracciglio. Peter e Rosalie, seduti vicini su due seggiole, si scambiarono un'occhiata eloquente.- Una medicina?!- fece il mercante.- Si può sapere dove avete studiato, voi, per somministrarmi una tale porcheria?- Porcheria!- sbottò Constance.- Fareste meglio a berla, questa porcheria, se non volete ritornare all'altro mondo!- Ma come vi permettete?! Voi, signora, non avete nessun diritto di...- E su!Constance prese il bicchiere contenente la medicina e gliene fece ingoiare un grosso sorso, al che il mercante iniziò a tossire.- Ma voi siete matta!- ansimò.- Forse è vero, ma se non altro l'avete bevuta.- Ma questa poi...- Ehi, è per il vostro bene, sapete? Rischiavate di finire di nuovo all'aldilà...- Per poco non mi ci mandavate voi, all'aldilà!Constance sbuffò, dandogli le spalle.- Gli uomini! Sono così bambini!*Catherine trattenne un sorriso, entrando nella stanza.- Catherine!- fece il mercante, non appena la vide. La ragazza si avvicinò, sedendosi sul letto accanto a lui.- Che fine avevi fatto? Sei sparita...- Io...io ero...ero occupata...- balbettò Catherine.Il mercante le lanciò un'occhiata in tralice.- Eri con quel mostro, non è vero?- Papà, per favore, non chiamarlo più così!- sbottò la ragazza.- Adrian non è un mostro!- E che cos'è? Un cavaliere senza macchia e senza paura? Il principe azzurro?- ironizzò l'uomo.- Per favore, papà!- fece Catherine, alterata.- Non sto scherzando. Ti ripeto che Adrian non è un mostro. Sì, è vero, di certo non è il principe azzurro, ma...- Ma?- incalzò il mercante.- Ma, che cosa? Catherine, io non posso dimenticare quello che ha fatto. Quello che ha fatto a me, a te. Ti ha portata via da me, Catherine. Ti ha tenuta prigioniera per tutto questo tempo, e non oso nemmeno pensare a che cosa abbia potuto farti.Catherine non disse nulla, distogliendo lo sguardo. Il mercante la guardò, posandole una lieve carezza su una guancia.- Ora proprio non ti capisco...- mormorò, mentre la ragazza tornava a guardarlo negli occhi.- Perché lo difendi, Catherine? Hai dimenticato tutto quello che è successo? Oppure è accaduto qualcosa che io non so?- In effetti...c'è qualcosa che non ti ho detto...- mormorò la ragazza, facendosi coraggio. Doveva dirglielo; voleva che suo padre lo sapesse. Era sempre stata sincera con lui, e doveva esserlo anche e soprattutto in quel frangente. Adrian era troppo importante, per lei.- Papà, io lo amo.Il mercante sgranò gli occhi. Ernest represse a stento un sorrisetto compiaciuto; Peter e Rosalie si scambiarono un'occhiata incredula.- Finalmente...- commentò sottovoce Constance, continuando a trafficare con medicine e intrugli posti sul comodino.- Ma...ma...ma hai perso il senno?- sbottò il mercante, scattando seduto sul letto.- Che stai dicendo, Catherine? Ti rendi conto di quello che hai appena affermato? Hai appena ammesso di essere innamorata di un most...di un uomo con un aspetto a dir poco fuori dalla norma, che in più si è rivelato essere un sadico e un...- No, papà!- lo bloccò la ragazza.- No, Adrian non è un sadico, non è malvagio come poteva apparire all'inizio. Per favore, ascoltami - disse, guardandolo negli occhi.- All'inizio la pensavo anch'io così, è vero. Lo odiavo. Ma poi...poi...non lo so, qualcosa è cambiato. Io sono cambiata, e ho scoperto che Adrian è l'uomo più meraviglioso che potessi incontrare. E poi, ti ha salvato la vita, papà!- esclamò.- Se non fosse stato per lui, ora tu non saresti qui. E non m'importa del suo aspetto, non più. Io lo amo, papà, ne sono sicura. Ho rifiutato chiunque, tranne lui. Sono innamorata di Adrian, papà, e questo nessuno potrà cambiarlo. Io lo amo - ripeté, sottovoce.Il mercante rimase un attimo interdetto. Buon Dio, Catherine non si era mai rivolta a lui in quel modo! Non gli era mai parsa tanto decisa e sicura di sé...e poi, in effetti era vero: aveva respinto il fior fiore della gioventù che l'aveva chiesta in moglie, perché ora avrebbe dovuto accettare di sposare una bestia, se non l'avesse amato? Certo, non poteva dimenticare ciò che quell'animale aveva fatto, ma se era vero che gli aveva salvato la vita, allora...- E date retta a vostra figlia, una volta per tutte!- sbottò Constance, rompendo il silenzio.Il mercante sospirò, guardando sua figlia.- Se è quello che vuoi...se davvero lo ami...Catherine sorrise radiosa, gettandogli le braccia al collo.- Grazie, papà. Devo andare subito da lui!- disse, scattando in piedi. Sembrava quasi che il burattino che era stata fino ad un attimo prima fosse sparito d'incanto. Ora Catherine sentiva di aver ritrovato tutta la sua energia e il suo fervore, si sentiva di nuovo viva. E innamorata.- Ma...ma signorina Catherine, non sta bene, non...- provò ad obiettare Lydia, ma la ragazza non le diede ascolto.- Ah, beata gioventù!- commentò Ernest, attirandosi un'occhiataccia da parte della governante.- E non datele corda, voi!Peter soffocò una risata con una mano, mentre Rosalie non si fece scrupoli a ridacchiare.- Forza, bevete questa - disse Constance, porgendo un altro intruglio al mercante.- E vedete di non fare storie...- Uff! E va bene, va bene!- borbottò il mercante.- Ma dove diavolo si è cacciato Henry?Catherine si arrestò di colpo sulla soglia della porta, scambiandosi un'occhiata con Rosalie. Nella frenesia degli ultimi avvenimenti, si era completamente dimenticata di suo fratello. Non che l'idea di rivederlo la rendesse particolarmente felice, ma ora cominciava a chiedersi che fine avesse fatto.Rosalie aprì la bocca per rispondere, ma un brusio e delle voci esaltate provenienti dall'esterno della casa glielo impedirono.- Ma che cos'è?- mormorò Catherine.Tutti ammutolirono, prestando ascolto. Catherine si diresse a grandi passi verso la finestra della stanza, che dava sulla via che portava al paese. La strada era gremita di gente, tutti abitanti del villaggio, perfino donne, vecchi e bambini, ma solo gli uomini avevano in mano delle armi: c'era chi impugnava spade, coltelli e pistole, e chi non ne aveva brandiva asce e forconi. Imbruniva, e le torce accese che qualcuno teneva sollevate rendevano la scena più cupa e inquietante, creando un gioco di luci e ombre.Catherine rimase interdetta, non capendo cosa stava succedendo. Guardò meglio, accorgendosi che il gruppo era compatto, ed erano tutti rivolti ad ascoltare qualcuno che parlava con voce alta e carismatica, creando urla di esaltazione: Lord William, con il volto sfigurato e il ghigno malvagio sulla labbra tagliate.La ragazza non ci mise molto a capire com'era la situazione, perché tutta quella gente si era radunata. Sentì un tuffo al cuore, ma allo stesso tempo digrignò i denti per la rabbia. Uscì di corsa dalla stanza e scese le scale in fretta e furia, gettandosi sulle spalle un mantello nero.Spalancò la porta e attraversò correndo il giardino, fino a raggiungere la folla. Si fece largo a suon di spintoni fra la gente, fino a ritrovarsi abbastanza vicina a Lord William per sentire quello che diceva. Aveva lo sguardo spiritato, sembrava quasi posseduto.- ...e per questo io vi dico: uccidiamo il mostro, a morte l'assassino!A quell'ultima frase, si levò un boato di approvazione, mentre tutti lanciavano urla di battaglia. Catherine si sentì invadere di rabbia. Senza pensarci due volte, allontanò con una gomitata l'uomo che le stava di fronte e si lanciò su Lord William. Lo afferrò per la camicia con rabbia, finendo entrambi a terra. Catherine gridò, cercando di colpirlo, ma Ralph e Glouster l'afferrarono per le braccia e la tirarono indietro.- Catherine!- urlò il mercante, raggiungendo la folla, seguito di corsa dallo strano gruppetto formato da Constance, Ernest, Peter, Rosalie e perfino Lydia.La ragazza continuò a dimenarsi, cercando di divincolarsi dalla salda presa dei due scagnozzi, senza smettere di guardare Lord William come se volesse ucciderlo.Una vecchia, poco distante, col viso nascosto da un cappuccio rosso fuoco, si fece appena più indietro, osservando la scena.Lord William si rialzò, ghignando mentre ripuliva i propri abiti dal fango.- Salve, mia sposa!- la salutò, beffardo.- Hai cambiato idea? Hai deciso di tornare da me? Forse ha capito che le carezze di un mostro sono troppo schifose per poter essere sopportate!- gridò, suscitando l'ilarità della folla.- Maledetto!- ringhiò Catherine.- Brutto bastardo, prova a fare del male ad Adrian e ti ammazzo!- Adrian? Quella bestia ha un nome, anche?- rise Lord William.Quindi le si avvicinò, chinandosi per guardarla meglio negli occhi.- Non mi fermerai stavolta, piccola troia!- sibilò.- Il tuo mostro deve pagare per quello che ha fatto. Tu eri mia...mia! Pagherà per averti portata via da me, lo ammazzerò con queste mie mani!Catherine lo guardò rabbiosa, quindi gli sputò in un occhio.Lord William si pulì il viso con una manica, facendo un segno a Ralph e Glouster. I due scagnozzi sollevarono Catherine per le braccia, scaraventandola a terra, al di fuori della folla. La ragazza finì del fango, ma cercò subito di rimettersi in piedi. Constance corse in suo aiuto, mentre la folla cominciava a disperdersi.Le donne e i bambini se ne tornarono al villaggio, mentre gli uomini, cappeggiati da Lord William, si inoltravano nella foresta, diretti verso il maniero.L'unica a seguirli fu una donna, la vecchia con il cappuccio rosso, che se ne stette in disparte, limitandosi ad aggregarsi in silenzio alla marcia.Catherine si rialzò a fatica, sentendosi improvvisamente impotente, ma carica di disperazione.- Dobbiamo fare qualcosa...- tossì, rivolta agli altri.- Dobbiamo fermarli, dobbiamo avvisare Adrian!- E come?- fece Peter.- Noi...noi dobbiamo arrivare al maniero prima di loro...- ansimò la ragazza.- Venite, andiamo in paese. Dobbiamo trovare dei cavalli...