Un abito scarlatto

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Quella notte, Catherine sognò di nuovo il giovane. Le sembrò più bello che mai, alto, attraente con quegli occhi azzurri così dolci e sensuali. Ballarono tutta notte.Infine, la ragazza udì di nuovo quella voce femminile.Catherine...

La udì sussurrare il suo nome, prima di aprire gli occhi.Era distesa su di un fianco, coperta da delle lenzuola calde e morbidissime. Per un attimo ebbe la sensazione di trovarsi di nuovo a casa, nel suo letto, ma presto si rese conto che non era così. Era in una stanza che non aveva mai visto prima. Vedeva tutto appannato; si stropicciò gli occhi con le mani.Alla fine, riuscì a mettere a fuoco. Si trovava in una stanza molto grande, distesa su di un morbido letto a baldacchino con le tende rosso fuoco e le lenzuola bianchissime. Era poco arredata, l'unica traccia di mobilio era costituita dal letto, un comodino, un grande tappeto persiano steso sul pavimento e un caminetto acceso in cui il fuoco scoppiettava allegramente, riscaldando l'ambiente.Catherine si beò per un attimo del calduccio, fino a che, voltandosi, scorse una figura incappucciata seduta a pochi metri da lei.Sobbalzò per lo spavento, tirandosi istintivamente le coperte fin sul naso.- Ah, ti sei svegliata, finalmente...- fece il padrone con aria noncurante.Catherine notò che indossava ancora il solito mantello nero e aveva il cappuccio sollevato, ma in modo che si potesse vedere il volto mostruoso. La ragazza abbassò lentamente le coperte, rimanendo però sulla difensiva.- Come ti senti?- il tono era brusco, ma gentile.Catherine non rispose, continuando a fissare diffidente il volto bestiale del padrone.- Allora? Quei tagliagole ti hanno mozzato la lingua, per caso?- incalzò il padrone, già vagamente innervosito.- Dove mi trovo?- trovò il coraggio di chiedere bruscamente Catherine, non avendo mai visto quella stanza prima di allora.- Proprio nello stesso posto in cui ti trovavi prima di fare quella stupidaggine - ironizzò il mostro, con un ghigno che scoprì i denti aguzzi. Catherine distolse in fretta lo sguardo, stringendo i denti dalla rabbia.Rimasero in silenzio per diversi minuti, finché il padrone non si alzò con un sospiro.- Manderò Constance a cambiarti quelle bende - disse, con voce piatta.Solo in quel momento, Catherine si rese conto di avere la mano destra fasciata. Si accorse di avere una benda anche intorno alla caviglia. Non indossava più i suoi abiti stracciati, ma una camicia da notte in seta bianca lunga fino ai piedi e con le spalline sottili che le lasciavano le braccia nude.Il padrone si avvicinò al caminetto, gettandovi dentro due o tre ceppi di legna.- Siete stato voi a salvarmi, ieri notte?- chiese infine Catherine.- Sì, anche se avrei volentieri preferito lasciarti in mano a quei due - ringhiò il mostro.- Mi pareva di averti detto di non farmi scherzi, o sbaglio?- sibilò.Sollevò improvvisamente una mano artigliata come per colpirla; Catherine alzò un braccio per difendersi, ritraendosi di scatto, ma alla fine il padrone non fece nulla. Riabbassò la mano, molto lentamente, senza smettere di fissarla.- Prova a scappare un'altra volta e sei morta - sussurrò, minaccioso.Catherine non rispose, ma si tirò le coperte ancora più addosso, rannicchiandosi sul materasso.Non parlarono ancora per diverso tempo. Catherine continuava a sbirciare furtiva nella direzione del padrone. Teneva lo sguardo fisso sul pavimento, rabbioso, quasi rifiutandosi di guardarla. La ragazza ne scrutò attentamente il volto mostruoso. Cielo, ma come aveva potuto una creatura così orribile venire al mondo? Non era un uomo, ma nemmeno una bestia. Era l'uno e l'altro, un ibrido mostruoso, un orrendo scherzo della natura.D'un tratto, quasi senza volerlo, Catherine allungò meccanicamente il braccio in direzione del padrone, scostandogli velocemente il cappuccio. Lui se lo rimise in una frazione di secondo.- Ma è un vizio di famiglia, allora!- ruggì sommessamente.- Scusatemi - si affrettò a dire Catherine, sicura di averlo fatto imbestialire ancora.- Senti, ragazza, stai mettendo a dura prova la mia pazienza! Mi pareva di aver messo in chiaro che non devi toccare né me né tantomeno quello che indosso!- Vi ho già visto in faccia, intanto, so come siete, che senso avrebbe nascondersi ancora?- ribatté Catherine, sporgendosi verso di lui.- Ma senti! Sei proprio come tuo padre, fai i suoi stessi ragionamenti idioti! A te piace vedermi in faccia? Bene, allora io sono curioso di vedere te senza più neanche un capello in testa!- e le afferrò la chioma corvina alla radice, scuotendola con forza. Catherine gridò di dolore, ma lui la lasciò subito, tornando a sedersi.La ragazza non disse più nulla, ma continuò ad osservare di sottecchi il volto di quel mostro, rabbiosa.- Allora?- fece il padrone dopo qualche istante, di nuovo calmo.- Come ti senti?- Non bene - bofonchiò Catherine, rifiutandosi di guardarlo negli occhi.- Che cos'hai?- Niente che v'interessi.- E finiscila di fare la sostenuta! Dov'è che ti fa male?- V'importa qualcosa?- sbottò Catherine.- Cosa ve ne importa? Avete paura che non possa più lavorare? Beh, in tal caso, qual è il problema, potete sempre ammazzarmi, no?- Non usare quel tono con me, ragazza!- Io ho un nome!- strillò Catherine, infuriata.- Mi chiamo Catherine Kingston, sono la figlia del mercante Kingston, e fareste bene a ricordarvelo!- Zitta! Ti ordino di stare zitta!- il mostro scattò in piedi.- L'unico modo che avrete per farmi tacere sarà chiudermi la bocca per sempre!- Tu, ragazza...- Catherine! Ho detto che mi chiamo Catherine!- gridò lei, fuori di sé.Il padrone non rispose, ma sospirò innervosito, borbottando qualcosa di incomprensibile.Alla fine, si alzò di nuovo, fece il giro del letto e afferrò le lenzuola, scaraventandole in fondo al materasso. Catherine si ritrasse di scatto, rannicchiandosi su se stessa.- Cosa avete intenzione di fare?- chiese, quasi istericamente, stringendosi le gambe al petto.- Niente di quello che stai pensando, mocciosa - la liquidò il padrone, con un gesto infastidito.- Alzati in piedi.- Perché?- fece Catherine, diffidente.- Hai preso una storta alla caviglia. Voglio vedere se riesci a camminare.Catherine rimase un attimo immobile, indecisa sul da farsi. Alla fine, lentamente, si mise seduta sul bordo del letto. Provò a posare il piede a terra, ma la pressione sulla caviglia le fece male. Con una smorfia di dolore, si aggrappò al materasso, posando a terra il piede sinistro. Afferrò la testiera del letto, cercando di rimettersi in piedi in modo che il peso del suo corpo non gravasse troppo sulla caviglia dolorante, ma fu tutto inutile. Si rimise seduta strizzando gli occhi e serrando le mascelle per il dolore.- Aspetta, ti aiuto - disse inaspettatamente il padrone.Le tese una mano artigliata; Catherine la fissò per un momento, indecisa se accettare il suo aiuto o meno. Si trattava di abbassarsi a chiedere sostegno all'uomo che l'aveva imprigionata e schiavizzata, senza contare che quella mano bestiale le faceva un certo ribrezzo. Ma, dopotutto, ricordò improvvisamente, lui l'aveva salvata e, in un modo o nell'altro, doveva pur riuscire a rimettersi in piedi.Prese titubante la mano del padrone, il quale serrò le dita intorno alla sua. Le passò l'altra mano intorno alla vita; Catherine rabbrividì un po' a quel contatto, mentre il padrone la sollevava dal materasso, facendola mettere in piedi. Si ritrovarono l'una vicinissima all'altro e impossibilitata a staccarsi da lui, se non voleva finire lunga distesa per terra. Era parecchio più alto di lei, ma abbassò il volto mostruoso in modo da fissarla dritta negli occhi. Catherine si trovava estremamente a disagio, con il proprio viso a pochi centimetri da quello bestiale del padrone, con i suoi occhi puntati dritti in quelli glaciali e penetranti di lui.- Appoggiati a me - le disse, anche stavolta inaspettatamente.- Cosa?- fece Catherine, stralunata.- Sappi che non sei una piuma, Catherine Kingston. E' troppo chiedere un po' di collaborazione da parte tua o sarò costretto a tenerti sollevata di peso per tutto il tempo?Catherine esitò ancora un momento, quindi appoggiò le proprie mani sulle spalle del padrone, il quale la tenne saldamente per la vita.- Prova a camminare, ora.La ragazza posò cautamente la caviglia malandata sul pavimento, muovendo un piccolo passo. Ma il dolore fu ancora troppo forte, e la costrinse a piegarsi sulle ginocchia, rischiando di farle perdere l'equilibrio. Catherine si aggrappò disperatamente alle spalle del padrone, che le cinse i fianchi con le braccia e la strinse a sé per impedirle di cadere.Catherine si ritrovò con il proprio petto premuto contro quello del mostro; emise un gemito di dolore.- E va bene, ho capito - fece il padrone, aiutandola a rimettersi seduta sul materasso.- Tu per oggi non lavori. Riprenderai quando ti sentirai un po' meglio.Catherine inspirò brevemente, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi e guardandolo di sottecchi, sorpresa.- Che hai da guardare? Mi sembra di aver messo in chiaro che non mi piace essere fissato! Forza, rimettiti a letto!- le intimò, bruscamente, anche se non le sembrava che fosse più tanto innervosito.Catherine si distese sul materasso obbediente; il padrone afferrò le lenzuola e le sistemò sul corpo della ragazza, velocemente, con poca cura, quasi come avesse una gran fretta. Catherine si strinse nelle spalle, colpita da quel gesto brusco ma gentile; probabilmente intendeva rimboccarle le coperte, pensò, e, anche se non ci era riuscito molto bene, era stato cortese, da parte sua.Il padrone si avviò velocemente in direzione della porta.- Tra un paio d'ore verrà Constance a cambiarti le bende. Tu cerca di dormire un po'- disse, senza che la sua voce lasciasse trasparire alcuna emozione. Detto questo, uscì velocemente dalla stanza.

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