Catherine afferrò svelta il suo mantello, che era rimasto in quella cella dalla prima notte e in cui spesso si era avvolta per combattere il freddo durante le ore della punizione. Se lo gettò sulle spalle, sollevando il cappuccio sul capo; prese un bel respiro e afferrò la maniglia della porta.Forza, Cathy. Ora o mai più.Aprì la porta, sbirciando fuori nel corridoio buio. Nessuno. Scivolò lentamente fuori, chiudendo la porta, attenta a non far rumore. Prese a scendere velocemente gli interminabili gradini del castello. Passò di fronte alla camera dove dormivano i domestici. Sentì un rumore soffocato, e si bloccò di colpo, trattenendo il fiato, mentre il cuore faceva una capriola nel petto.Rimase immobile per qualche secondo, prima di rendersi conto che era solo Peter che mugolava nel sonno. Tirò un sospiro di sollievo, e riprese a scendere le scale.Arrivò nell'atrio, che attraversò in fretta, aggrappandosi al batacchio del portone d'ingresso; tirò con tutte le sue forze, esultando silenziosamente quando i battenti si aprirono.Uscì dal castello, inspirando per un momento l'aria fresca della notte; ma fu solo un attimo. Sapeva che non poteva permettersi di perdere tempo, quell'essere che la teneva prigioniera avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro e cercare di riportarla indietro, doveva sbrigarsi.Catherine attraversò di corsa il cortile, spalancando il cancello. Era notte fonda, non si vedeva un palmo dal naso, e lei non aveva nemmeno idea di dove si trovasse. Non aveva denaro con sé, niente, fatta eccezione per quei vestiti stracciati e quel mantello che non bastava neanche lontanamente a ripararla dal forte vento che aveva cominciato a soffiare proprio in quel momento.La ragazza si guardò intorno; solo alberi, nient'altro, alberi e arbusti che le arrivavano alle ginocchia che impedivano totalmente non solo la vista del sentiero, ma ostacolavano anche il passaggio. Non sapeva dove si trovava, era notte fonda, lei non aveva nemmeno un cavallo, né la più pallida idea di come fare per tornare a casa.Ma non gliene importava niente.Si fece forza, cacciando via tutti quei dubbi. Doveva tornare a casa, si disse, e ci sarebbe tornata, anche a costo di vagare nella foresta tutta notte, ma presto avrebbe riabbracciato suo padre, Rosalie e Lydia, costasse quel che costasse.Si strinse il mantello intorno alla gola, e si addentrò nel folto del bosco.
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- Ehi, e guarda un po' dove vai, Ralph!- biascicò Glouster ridendo al suo compare, che lo aveva accidentalmente urtato barcollandogli a fianco.- Scusa...è che sono parecchio stanco...- ghignò Ralph, con un'aria così brilla che tutto avrebbe potuto lasciar pensare, tranne che alla stanchezza.- Sì, stanco...- fece infatti Glouster di rimando, tracannano un sorso di birra dalla bottiglia già mezza vuota che teneva in mano.Ralph, per tutta risposta, si abbandonò ad una risata sgangherata, battendogli una mano sulla spalla.I due continuarono ad avanzare nella foresta, facendosi largo fra le sterpaglie, ridendo e barcollando come due ubriachi, raccontandosi barzellette sconce e passandosi di volta in volta la bottiglia di mano, che diveniva via via sempre più vuota.- Scherzi a parte...- disse ad un certo punto Ralph, con voce strascicata.- Davvero sono stanco, non mi reggo quasi in piedi...- Eh, si vede!- No, sul serio, ma perché il capo ci manda a fare questi lavoracci proprio a quest'ora di notte?- chiese Ralph, visibilmente contrariato.- Beh, vuole che ci assicuriamo che quello là sia morto...- rispose Glouster, noncurante, e giù un altro sorso di birra.- Sì, ma perché a quest'ora? Insomma, quando uno è morto non può più andare da nessuna parte, dico bene?- Che vuoi che ti dica? Lord William è fatto così...ma, d'altronde, con quello che ci paga, di che ti lamenti? Se si vuole campare, bisogna pur fare qualche sacrificio, no?- Sì, forse hai ragione...- ridacchiò Ralph.Glouster gli diede una pacca sulle spalle.- Ora muoviamoci, però. Troviamo quel cadavere alla svelta e torniamocene a casa, sennò facciamo l'alba...
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Catherine incespicò, ma riuscì a mantenersi in equilibrio. Sospirò; stava cercando di destreggiarsi in mezzo ad un ammasso di cespugli ed erbacce, ma senza troppo successo. Provò a continuare, ma si accorse che un lembo della sua gonna si era impigliato in un rovo. Tirò la veste, lasciandone un lembo alla pianta. Beh, poco male, si disse, tanto peggio di così...Fece per proseguire, ma sembrava esserci una forza maligna che faceva di tutto per metterle i bastoni fra le ruote. Infatti, inciampò in una radice, finendo lunga distesa per terra.Mugolò, cercando di rimettersi in piedi; d'un tratto, però, si accorse di aver toccato qualcosa con una mano. Sollevò lo sguardo; di fronte a lei c'era un ammasso informe ricoperto da terra, foglie e rami. Catherine rimase un attimo immobile nel tentativo di capire cosa fosse, quando si rese conto che, in mezzo a tutto quel pasticcio di terriccio e fogliame, si distinguevano chiaramente degli abiti di pelle tutti sbrindellati. La ragazza ansimò, spostando lo sguardo più in alto; i suoi occhi incrociarono una pupilla morta. Un occhi grigio fisso su di lei, privo di vita, incavato in una metà di volto insanguinata; l'altra metà era stata tranciata via con un grosso morso.Catherine lanciò istintivamente un grido, scattando in piedi; indietreggiò nervosamente, tremando, incapace di staccare lo sguardo da quello che si era rivelato essere un cadavere. Inciampò nuovamente nelle sterpaglie, scivolando all'indietro.Cadde a terra, ma prima di toccare il suolo urtò la schiena contro qualcosa che si ritrasse immediatamente al tocco.- Ehi, ma guarda dove metti i piedi!- le intimò una voce maschile.Catherine, distesa sull'erba, si sollevò in ginocchio.A parlare erano stati due uomini, uno grande e grosso con capelli e barba scuri, l'altro piccolo e tarchiato.- Ma non vedi dove vai?- ripeté il primo.Catherine si rialzò di scatto, cercando di liberarsi del mantello che la impacciava.- C'è un cadavere laggiù!- disse, quasi gridando, indicando la pianta dietro alla quale aveva visto il corpo.I due uomini non parvero molto sorpresi, anzi.- Davvero?- fece l'ometto.- Sì, proprio là dietro...è stato sbranato...- aggiunse Catherine, cercando di recuperare la calma.- Sbranato?- fece eco il bruno.- Oh, capisco...peccato, un'altra vittima...ci dev'essere qualche belva feroce in questo bosco, non è sicuro restare qui...- Già, concordo - fece l'altro, con uno strano sorriso.- Ma...- incominciò Catherine, ma si zittì immediatamente.Prese un bel respiro, cercando di recuperare il sangue freddo.Hanno ragione, Catherine. Non sei al sicuro, qui. Quello è morto, ormai, non può più farti niente. Non devi preoccuparti dei morti...devi preoccuparti...