Capitolo 3: Primo Giorno di Scuola

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Sappiamo tutti che la scuola è uno strazio per la vita comune, soprattutto il primo.
Ma per il nostro bene ed educazione dobbiamo andarci, ma la scuola è facile per la gente comune, di sicuro non per chi ha un segreto da nascondere...come un entità come amico..

-Nina!! Alzati! È il tuo primo giorno di scuola!!- sento Lydia urlarmi nell'orecchio, Dio Santo che odio

-Lydia, è Lunedì mattina, non urlare perfavore- dico per poi coprirsi le orecchie col cuscino.
Ho sempre avuto il vizio di dormire con due cuscini la notte, uno piccolo e uno grande.
La cosa strana non è dormire con due cuscini, questo è ovvio, ma è che io uso il cuscino piccolo per metterlo sotto la testa e quello grande (di cuscino) sotto le gambe.
Si sono strana lo so.
Ma è molto più strano vivere con un entità, al confronto...sta cosa dei cuscini non è niente.

-Lo sai che sono sempre felice- la vedo sorridere da sotto il cuscino -Perciò mettere di buon umore le altre persone è il mio mestiere! Ora forza, alzati e cammina verso la tua scuola- sento le coperte tirarsi via dal mio corpo, siamo a Settembre e già fa così freddo.
Certo che le stagioni se ne stando andando..
Tremo dal freddo, credo ci siano -15°...si sono la solita esagerata, cerco di riprendere le mie coperte ma Lydia mi prende anche i miei due cuscini, così da non farmi dormire o sdraiare.

-Forza signorina, non vorrai fare tardi!- vedo dei vestiti sulla sedia davanti la scrivania, spero siano decenti e non da bambina dell'elementari.
Lydia mette le fodere dei miei cuscini e le lenzuola nel cestino accanto la porta d'entrata della mia stanza, che poi porterà nella lavanderia a pochi passi dalla mia camera.
Decido di alzarmi, dopo essermi stidacchiata a dovere, e di andare in bagno per sciacquarmi il viso e lavarmi.

Mi avvicino al lavandino, prendo il mio dentifricio e spazzolino elettrico e inizio a lavarmi i denti.
Da quando sono in questa struttura sono sempre circondata da medici, infermieri e psicologi, eppure non sono malata...mi chiedo ancora cosa abbiano detto i miei genitori a Norman quel giorno...
Avevo solo 11 anni, come potevo capire cosa stesse succedendo?
La mia mente continuava a viaggiare e a ricordare tutti i momenti passati con i miei genitori, per trovare quel dettaglio che li avesse fatti pensare ad una cosa del genere..
Ho 17 anni adesso, e ancora non l'ho trovato quel dettaglio, ma soprattutto ogni famiglia che ha provato a tenermi in adozione mi ha sempre rimandato qui.
Che cos'ho di così strano?
Sono per caso diventata brutta? Denti storti, bubboni peggio della peste e capelli orribili?
Chi lo sa...eppure il mio riflesso allo specchio dice altro:

I miei capelli neri come la cenere con le punte azzurro elettrico, dovuti allo shatush, sono arruffati, li pettinerò il prima possibile perché così sono inguardabili.

I miei occhi azzurro cielo sono illuminati dalla luce dello specchio, rendendoli ancora più chiari, ma sono stanchi, stanchi della situazione in cui vivo...mi fa male guardarmi negli occhi perché essi li ho ereditati da mia madre...già, Brianna Leaf...
Quella donna che mi ha dato alla luce, che ha fatto finta di amarmi per tutti questi anni, che mi ha respinto al momento in cui la pregavo di non abbandonarmi.
La donna dagli occhi lucenti e pieni di vita, il suo viso angelico contornato dai suoi capelli biondi...già, sembrava un angelo al solo sguardo.
Ma anche il Diavolo era un Angelo alle origini.
Ma solo ora mi accorgo, guardandomi attentamente, che sono identica a mia madre se non fosse dai capelli neri ereditati da mio padre, Jacob Leaf.
Non ho mai avuto un rapporto stretto con mio padre, anzi molto spesso avevamo degli scontri tra noi due, da lui ho preso il mio carattere testardo e orgoglioso, e di certo non ne vado fiera.
Al mio abbandono non era neanche un po' preoccupato per me, idem mia madre, ero diventata come un fantasma per loro.
Un mostro.

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