Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale...
Dodici anni prima ...
Tom
Sono in giardino, riverso sul selciato che fa da passerella fino alla veranda di casa mia.
Avverto solo adesso il dolore che proviene dalle mie ginocchia e, guardandomi attentamente, noto che per ogni ginocchio ho dei graffi e del sangue che fuoriesce copioso e senza sosta.
<<Mamma, mamma!>>Dopo un silenzio che mi fa desistere dall'essere stato ascoltato, mi alzo in piedi, avanzando malamente verso la porta di casa. << Mamma, mamma mi senti?>>
Sento dall'interno provenire la sua voce rotta dal pianto, e la voce di un uomo che le inveisce bruscamente contro.
<< Io non ce la faccio più, hai capito? Sono stanco di questa situazione, della tua malattia. Io non riesco più a gestire te e tutto questo! Non piangere, hai capito? Dio Santo, Lily, questa malattia ha sconvolto i nostri equilibri e io non riesco a farvi fronte considerando il lavoro e Tom. >>
Sento lei piangere mestamente e mi assale l'angoscia.
"Perché papà dice queste cose?"
<< Phil, ma cosa ne è stato di noi, di te? Io ti amo ancora, non puoi farci questo!>>Apro la porta e il suo cigolare li avverte ed l'interrompe da quella discussione.
Provo ancora. <<Mamma, mamma!>>
Dopo pochi istanti la vedo comparire oltre la porta che da sulla cucina, si asciuga frettolosamente il volto e gli occhi, per poi puntarli nella mia direzione. La sua espressione è sconcertata, passa velocemente dal mio volto alle mie ginocchia, dove il sangue ormai è disceso lungo tutte le mie gambe.
<<Tom, tesoro, cos'è successo?>> la vedo avanzare con la mani protese in avanti. Non appena giunge dinanzi a me, si inginocchia per portarsi alla mia stessa altezza, poggiando le mani a coppa sul mio volto per cancellare con esse la rugiada che stava solcando le mie guance a causa sia della caduta che dal sentirli discutere. << Mamma, stavo giocando fuori e... e... e ad un tratto sono caduto.>>
Mi abbraccia forte ed io nascondo il capo nell'incavo del collo, inspirando a pieni polmoni il suo profumo, quello da lei preferito: "l' essenza di peonia".
Lentamente mi rilasso, non avvertendo più nemmeno il dolore. La sento tornare a singhiozzare e decido di sciogliere l'abbraccio e ricambiare la premura. Lei si allontana, iniziando a guardarmi con un'espressione interrogativa, come a chiedermi perché mi fossi tirato indietro. Porto le mani sul suo volto per raccogliere il suo dolore che sta sgorgando dai suoi occhi."Mamma non piangere."
Prende le mie mani nelle sue, rilasciando un bacio su ciascuna di esse, inspirando il profumo della mia pelle.
<< Mamma, non piangere, mi è passato.>>insisto, pur di farla calmare.
<<Tranquillo tesoro mio, è passato anche a me.>> cerca di rincuorarmi, ma altre lacrime fanno già capolino all'angolo dei suoi occhi, e mentre sto per abbracciarla nuovamente, vedo oltre le sue spalle la figura di mio padre poggiata allo stipite della porta.Mi guarda, ci guarda e dopo un sospiro di esasperazione, volta le spalle andandosene.
Spalanco gli occhi di colpo, ritrivandomi ad osservare il soffitto bianco della mia camera. Il cuore scalpita incessante da dietro la cassa toracica; vorrei riaddormentarmi per rivederla, ma una luce bianca, accompagnata dal pungente odore di sterilizzante, mi ridesta definitivamente dal torpore di quel sogno.
Tento di scacciare l'amaro che quel sogno mi ha lasciato in bocca, esattamente le coperte bianche che mi avvolgono, ma avverto delle costrizioni ai polsi.
Volgo il capo alla mia mano destra e scorgo delle medicazioni che salgono fin su per tutto l'avambraccio. Sul dorso della mano vi è un ago collegato ad una flebo.
"Sono in ospedale."
Ripongo nuovamente il capo sul cuscino, portandomi due dita a premere contro i bulbi oculari.
"Perché sono qui? Perché sono medicato?"E ad un tratto un lampo dei recessi della mia memoria mi ricorda cos'è accaduto: io, la musica, le incisioni sul rasoio di mio padre, la lama che taglia e libera, il rosso che mi affascina, poi i passi e il buio.
Mi sono sentito vivo e pieno di una nuova linfa per alcuni minuti. Quel cremisi tinto di vita rispetto al mio cuore in necrosi era stato la mia resurrezione.
"Ma dentro so di essere già morto."Il mio involucro esterno è intatto, ma continuo a marcire dall'interno lentamente ogni giorno di più. Mia madre mi ha lasciato e io ho lasciato me stesso con lei.
Quel Tom che tutti conoscono è morto, sono dentro la bara abbracciato alla madre e alla genitrice della mia sofferenza. Amore e odio, due sentimenti diametralmente opposti, ma che si rispecchiano come una bisettrice, spaccando in due la mia anima.
Io non sono più Tom, sono solo un essere vuoto, perso, disfatto.
"Dov'è la mia mente? In quale posto sicuro si sta nascondendo?"
Domande senza risposta vorticano nella mia testa, mentre il mio più grande desiderio continua a non essere esaudito.
"Vorrei essere morto per davvero."Con questi pensieri che permeano ogni fibra del mio corpo, fin sotto l'epidermide, tento di liberarmi di quel fango che sento scorrermi nelle vene, un melma composta da dolore e patimento.
Cerco di liberarmi da questa posizione in cui mi sono ritrovato, muovendo a ritmo frenetico le gambe, accorgendomi in quel momento che alla mia sinistra qualcosa trattiene le lenzuola, come un peso.
È Pat. Ha le braccia adagiate sul materasso e la testa poggiatavi sopra. Faccio per allungare una mano nella sua direzione, ma lei si ridesta bruscamente come se anche lei avesse avuto un brutto incubo.
Con la voce impasta da sonno ed angoscia, si rivolge a me, continuando a guardarmi con occhi stanchi: <<Tom, tesoro, come ti senti?>>
Mi sento in colpa nei suoi confronti; non mi vergogno di quello che ho fatto, l'ho sentito come un atto necessario. <<Pat, non ricordo nulla!>> dissimulo la realtà che risiede nei miei ricordi; ho paura che anche lei mi abbandoni.
Passa una mano sulla mia, abbassando dapprima gli occhi, per poi riposarli lentamente su di me, rivelandomi il velo di affiliazione che li rivestono. << Tom, tu... tu... sì... insomma... è difficile da spiegare, ma adesso voglio che tu sia sereno su quanto sto per rivelarti>>
Deglutisco con difficoltà la scarsa salivazione data dal mio stato e da quello che possa uscire dalle sue labbra: << Parla, Pat!>> la incito a proseguire.
<<Ecco, Tom... mentre a casa si svolgeva la veglia funebre, dal piano di sopra proveniva della musica e... e... beh... ecco... in quel momento dalla porta è arrivato qualcuno, e poi il tonfo, la corsa su per le scale, tu e il sangue>> tentenna, riesce malapena a parlare tanto è tesa. La vena della fronte è gonfia per quanto è intenso lo sforzo fisico ed emotivo che sta compiendo nel rivivere quei momenti.<<Tom, quando sono entrata nel tuo bagno non ero sola.>>
Non capisco, mi sento frastornato. Fuori la finestra riecheggiano i rumori di un temporale ma dentro di me si ode una tempesta di fulmini.
<<Pat chi c'era con te?>><< Tom... CON ME C'ERA TUO PADRE!>>
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L'essenza delle peonie ~COMPLETA~
Mystery / ThrillerTom 30enne vive a Chicago da poco e decide di intraprendere una nuova carriera . Segnato da un passato difficile, vive per inerzia, l'unica sua valvola di sfogo è la sua arte. Tutto cambia improvvisamente quando incontra lei Lei 28enne in carriera...