-Capitolo 29-

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Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale

Buon sabato...



Se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro: frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente; gli si farà la stessa lesione che egli ha fatta all'altro.
(Levitico, Antico Testamento)


Posto in ascolto dietro la soglia della cantina, ho seguito lo scambio di battute tra Lexy e Tom, ella oltre all'ammissione di vendetta che io e lei bramiamo ardentemente ha anche rivelato la più eclatante che riguarda il nostro legame parentale.

E, se la sua voce ha trapelato shock, è il nulla a confronto con la mia reazione. Richiamato inesorabilmente dalla memoria, ecco nella mia mente il susseguirsi di tutti gli avvenimenti successi quel giorno compresi i minimi dettagli...

Ricordo come quello scempio chiamato padre, osò dirmelo senz alcun tatto il giorno del mio compleanno.

Anziché spegnere le candeline della torta, benché io non potessi data la segregazione forzata in quell'istituto, pensò fosse quello il momento adatto per rivelarmi quello scomodo fardello e ingrato segreto, convocandomi direttamente nello studio di mio nonno.

Risovviene, ancora oggi a distanza di anni, quella giornata.

Dalla mia camera osservavo le nubi che chiazzavano plumbee il cielo, mi aveva da sempre affascinato perdermi nella potenza scatenata dai fenomeni atmosferici dove la natura nè maligna nè benigna, è semplicemente indifferente ai suoi figli.

E nel mentre quel cumulo nuvolo si avvicinava inarrestabile io, col senno di poi, pensai fossero semplice presagio di quello che avrebbe segnato il mio rapporto con Phil.

Fui chiamato nella mia stanza di degenza, dalla caposala della sezione maschile, Gloria.
«Signorino Griffith, suo nonno vuole riceverla nel suo studio», con un sospiro speranzoso mi voltai nella direzione dalla quale partì la voce: "Finalmente! Il nonno mi convoca per darmi notizie di mia madre" pensai.
Dal ricovero fino a quel periodo mai venne a trovarmi, solo notizie che andarono via via scarseggiando fino a interrompersi improvvisamente.

Giunto in prossimità della porta, indirizzai lo sguardo verso quella donna tanto cara, portandomi di fianco a lei e chiesi: «Gloria, notizie di mia mamma?» ella scosse la testa con rammarico e soggiunse: «Spiacente, signorino, non so il motivo della convocazione» e, una volta accostato l'uscio, ci incamminammo verso gli ascensori.

Pochi minuti dopo mentre muovevo i passi che mi avrebbero condotto da mio nonno, mi ritrovai a combattere contro l'incertezza, se da un lato ero smosso dalla speranza di rivedere mia madre; dall'altro ero certo che si trattasse delle solite, spicciole e centellinate, notizie.
Sapevo in cuor mio che lui non diceva tutto sul conto di mia madre, bensì si premurava di dirmi solo lo stretto indispensabile e, sapevo anche, che fosse lui la causa del suo allontanamento ritenedola poco adeguata ad assolvere ai suoi doveri genitoriali.

Con queste riflessioni in conflitto tra cuore e ragione, mi ritrovai a picchiettare sulla porta, dopo qualche istante, giunse profonda e ovattata, per via di quella lastra che si frapponeva fra noi, la sua voce, che mi sollecitò con un solenne: «Avanti».

I battenti cigolarono per la lentezza con la quale aprii la soglia, mi sembrò gravare come un macigno, così come la mia anima che si ruppe in mille frammenti quando vidi chi lo accompagnava: mio padre.

Anch'egli non aveva la consuetudine di dar notizie di sè e altrettanto inconsueto era presentarsi fisicamente, solo una volta lo vidi per puro caso: era un giorno di fine novembre e era accompagnato da una donna, mi disse che mio nonno l'aveva convocato per parlare della mia salute.

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora