-Capitolo 26-

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Si consiglia la lettura con il sottofondo musicale

Buon martedì...



I pensieri di suicidio non sono altro che impulsi omicidi contro gli altri
reindirizzati su di sé.
(Sigmun Freud)

Tom

Passo e taglio, ovunque su braccia, gambe, torace finanche sul volto in modo compulsivo; non so in che tempo e luogo io sia, la stanza è oscura eccezion fatta per uno specchio posto di fronte a me, illuminato grazie a un applique posta sopra di esso.

Come un richiamo lo specchio mi invita a rimirare il lavoro svolto così mi appropinquo con solerzia: ciò che mi rimanda è un uomo nudo sanguinolento, il quale mi sorride malefico mostrandomi la dentatura anch'essa dipinta di cremisi.

<<Tom, Tom, Tom sei un fottuto malato; guardami sono tornato. Orsù dunque hai ricollegato i tasselli mancanti? Hai capito chi è la donna delle peonie?>> pronunzia il mio riflesso con l'espressione di chi sa e attende che io dia esito positivo ai suoi quesiti.

Passo le mani sul volto che al loro passaggio dipingono i pochi millimetri di derma ancora lindi, le stille ematiche sembrano essere rugiada sporca e liberatoria e, nonostante continuino a zampillare, mi seducono.

<<Bentornato me malato, vecchio amico dove ti eri cacciato? O semplicemente non sei mai andato via, come un ladro arrivi nel cuore della notte a rimestare l'anima mia>>, il riflesso di me stesso fa gesto di diniego con l'indice per poi rivolgermi: <<No Tom, non rimesto io son venuto semplicemente per aprirti gli occhi, ma non sono solo...>>, eseguendo un trionfale inchino si mette da parte ed cecco apparire in lontananza una figura femminile, l'incedere lento e, data il buio dal quale avanza, riduco gli occhi a fessura per acuire la vista.

Non appena varca la soglia della penombra e nell'istante in cui muove i piedi nell'anfratto di qualla fioca luce, vedo che sono sporchi di sangue rappreso e fango, alle caviglie delle catene pesanti sfiorate quantunque da un tessuto nero logoro.

Risalendo verso la figura arrivando fino al volto raggelo nel captare il suo viso: mia madre.

<<Mamma>> accarezzo quel nome con dolcezza e affranto, un soffio di preghiera straziante <<Mamma, mi sei mancata>>.

Ella non mi guarda bensì è rivolta al mio me ancora in posizione di inchino; gli accarezza la nuca arrivando fino al mento sollevandogli la testa. Esso ha il busto flesso in avanti e la testa alzata, la scruta con venerazione, e io provo una scriteriata invidia.

Ella come a cogliere il mio pensiero mi guarda inespressiva, algida e ferma e con voce atona asserisce muta: <<Tom, non essere geloso, lui è la parte tua a me più affine. È nel limbo dei pazzi in bilico tra la morte e la vita. Guardalo, guardalo Tom vedi quei tagli che sgorgano a fiotti, vedi il suo corpo, ne senti i sentimenti contrastanti benché sia chinato dimostrandosi venerante ne percepisco l'odio fluire dai suoi occhi.>> portandosi nuovamente ad ammirarlo.

E osservandolo attentamente la sua espressione è mutata, vedo le sue iridi iniettate di rosso, le sopracciglia aggrottate e il ringhio a contornar gli le labbra.

Abbasso il capo sconfitto-"Sono pazzo!" realizzo- quand'ecco che arriva un olezzo di fiori appassiti, e riportando la vista sullo specchio vedo che appare un campo arido e fangoso, costellato qua e la di peonie morte. Poco più in la sovrasta una lapide e come epitaffio vi è scritto:

TOM CARTER
B.12/12/1987
D. 2017

Indico così quel sepolcro con l'indice e dico:<< Mamma cosa significa quello? È forse la mia tomba?>> ella seguendo la direzione indicatale fa cenno di assenso col capo e tornando a guardarmi sentenzia:<<Si Tom, ma non morirai per mano tua, vicino a te è la voglia di vendetta. Ridestati dal torpore di quel tempo cancellato, quand'eri in quella clinica. Una donna muove i fili di questa vendetta ma, tranquillo, ci ricongiungeremo presto>>.

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora