-Capitolo 7-

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Buon sabato


Lexy

Sono in luogo strano, in una stanza, sotto di me avverto la morbidezza di un materasso e io vi sono adagiata supina completamente immobile, non sono costretta da alcunché, le mani adagiate sul ventre le gambe allineate.

Alla mia sinistra una finestra, una luce fioca filtra dalle tende scure, grazie alla quale riesco a scorgere qualche dettaglio.

Ancora immobile tento di muovermi, ma con scarsi risultati. Alzo di poco il capo e vedo di fronte a me una sedia con lo schienale rivolto ai piedi del letto.

A destra un tavolino sulla cui superficie in legno chiaro è adagiata una peonia rossa. Mi assale il panico. Vado alla disperata ricerca di una via di fuga e la scorgo: una piccola porta davanti a me sulla destra.

Proprio in quel momento vedo che la maniglia muoversi, come se qualcuno tentasse di aprirla, così decido di adagiare il capo e fingere di dormire.

Non appena chiudo gli occhi impongo al mio udito e all' olfatto di acutizzarsi per assumere il compito dei miei occhi ora chiusi. Passi pesanti lenti, quasi studiati, avanzano nella mia direzione.

La presenza si arresta alla mia destra. Ne sento il respiro pesante, e ho la sensazione di percepire un profumo: un odore intenso quasi selvatico, un odore raro che mi fa fare d'istinto uno scatto, ma non mi azzardo ad aprire gli occhi; sono terrorizzata.

Percepisco qualcosa di morbido sfiorarmi la gota, portando al suo passaggio una fragranza a me familiare: quella che accompagna ogni mio singolo giorno, quella che è un misto di piacere e paura, un mix di affascinante mistero.

La mia mente proietta l'immagine di quell'oggetto che ormai ho riconosciuto: la peonia lactiflora. Anche ad occhi chiusi, so che è di un rosso intenso, con quella miriade di petali a contornarne il pistillo.

La figura traccia con essa tutto il profilo del mio corpo come a voler marchiarlo di quel profumo intenso. Arriva fino ai piedi e ne segue i contorni, a quel punto sento un tonfo ed istintivamente i miei occhi si spalancano.

Li tengo fissi al soffitto, perché ho il timore di ritrovarmi vittima, dopo essere stata per tanto tempo carnefice.

La figura emette un soffio sui miei piedi, inducendomi a sollevare il capo, presa alla sprovvista. La figura è seduta a cavalcioni sulla sedia, non ne distinguo i tratti ha un cappuccio sulla testa, ma dalla stazza capisco che si tratta di un uomo.

Apro la bocca, una miriade di parole, domande e insulti mi saetta dentro la testa, rimanendo però bloccate sulla lingua: non una sillaba, solo un mugolio sommesso.

La figura immersa in parte nelle tenebre, tiene in mano quello che so dai contorni sbiaditi essere il fiore con cui poco prima stava lambendo ogni centimetro del mio corpo.

Rimane immobile a scrutarmi, ad eccezion fatta della mano destra che fa oscillare leggermente lo stelo, lasciando così che il profumo si propaga e rende l'aria satura di quell'essenza dolciastra.

Accadde tutto in un attimo: lui che si alza di scatto, lasciando il fiore ai miei piedi, per poi aprire la finestra e svanire nel nulla al di là di essa.

Mi ridesto madida di sudore e col fiato corto. Allungo una mano in direzione dell'abat-jour posta sul comodino per accadenderla, illuminando così la stanza.

L'essenza delle peonie  ~COMPLETA~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora