Capitolo 5

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Bakugo si alzò dal proprio banco, afferrò lo zaino e lo issò sulla spalla destra, dirigendosi fuori dall'università.

Ricevette un messaggio, con indicato un luogo ben preciso, dettagliato e appartato.

Era solito trovare il pacco, il quale avrebbe dovuto depositare dove accordato, sopra il tavolo in legno all'interno del proprio appartamento.

Mai si lamentò della mancanza di privacy, per il semplice motivo che la paga era buona e abbondante.

Lasciò cadere sul tavolo il quaderno e le penne che vi erano all'interno dello zaino, depositandovi la scatola avvolta da adesivo.

Uscì nuovamente, salendo sul primo autobus che terminò per sostare di fronte alla fermata di fronte casa.

Era un ciclo che si ripercuoteva ogni due volte la settimana.

Non correva direttamente dove accordato, vagava per la città, forse quasi ai confini, per poi con calma raggiungere il luogo.

Katsuki riusciva a essere invisibile, nonostante il volto perennemente imbronciato.

Dalle tasche dei pantaloni vi afferrò un cumulo di fili attorcigliati, slegandoli finalmente potevano ritenersi cuffie.

Guardava, in quei giorni di lavoro, fuori dal finestrino, e talvolta si chiedeva se cercare l'amore ne valesse veramente la pena.

Ma chi lo avrebbe mai voluto? Lui che era un continuo mutare, lui che poteva considerarsi un rebus impossibile.

Tornò a scrutare il conducente, quale assurda storia aveva da raccontare? Chi mai si ridurrebbe a dar passaggio a degli sconosciuti? Per di più, talvolta, arroganti?

Si perdeva tra pensieri futili, che alla gente, probabilmente, non sarebbe mai venuto in mente di vederlo riflettere su certe condizioni della vita.

Finché una macchia rossa non invade ulteriormente la sua vista.

Era stanco di trovarselo tra i piedi ovunque fosse, eppure avrebbe voluto comprendere come quel ragazzo avesse un'aria familiare.

Scosse la testa, non volendo pensarci, in fondo, si trovavano in un mezzo pubblico, era del tutto normale una situazione del genere.

Katsuki scese, avrebbe camminato ancora per qualche minuto, come solito accadeva.

Il luogo indicato non era che un vicolo, chiuso, tra un magazzino vuoto, apparentemente abbandonato, e un edificio decadente.

Senza guardarsi attorno, entrò nel vicolo, dove avrebbe voltato a destra per raggiungere quello indicato.

Si chinò sui talloni, aprì lo zaino e vi tirò fuori il medio pacco, depositandolo all'angolo più buio del luogo.

Era abbastanza soddisfatto, aveva vagato abbastanza per tornare a casa e concedersi del riposo.

Si alzò in piedi e voltò appena il capo, sereno, quasi nulla potesse turbarlo.

Finché una sagoma non sfumò da oltre il vicolo, scappando.

Bakugo sgranò gli occhi, si assicurò che alcuno lo seguisse, eppure, chi fu talmente folle da farlo?

Colto dal panico corse verso la figura, non aveva idea di cosa avrebbe fatto una volta scoperto chi fosse.

Egli, coperto da un cappuccio, non raggiunse alcuna via d'uscita, quei vicoli non erano che piccoli labirinti nascosti all'interno della città.

Finché non si sentì afferrare dal colletto, e tirato con forza all'indietro, sbilanciandosi cadde rovinosamente a terra, con una smorfia di dolore sul volto.

Bakugo lo afferrò per il colletto, alzandolo con ferocia dal suolo, sbattendo la schiena di costui al muro, prepotente.

"cos'hai visto?" gli ringhiò contro, nervoso, in una minaccia.

Lui non rispose.

"rispondimi" lo scosse, facendogli scontrare il capo contro il cemento.

Katsuki, con violenza, gli tolse il cappuccio, rivelando il suo viso.

Kirishima Eijiro, con occhi talmente neri da poter brillare come uno specchio, lo osservò.

"tu" lo lasciò cadere a terra, Bakugo, sovrastato dalla sorpresa, allontanandosi dal rosso.

"era droga, non è così?" fece in un sussurro Eijiro.

"vai via" abbassò il capo il biondo, stringendo le mani in due pugni.

"perché? ora che ti ho visto credo i tuoi superiori non perderanno tempo a fare di me quel che vogliono" si alzò in piedi, fronteggiando la sua testardaggine.

"per questo devi andartene" quasi gli gridò contro, con lo sguardo acceso di una luce color rubino.

"perché lo fai?" non gli diede ascolto.

"che t'importa" il suo viso non esprimeva che rabbia.

"non ho bisogno di giudicarti per sapere che persona sei" cercò di farlo ragionare.

"cosa vuoi da me?" si portò l'indice contro il petto "perché ti ostini in questo modo?" gli chiese Katsuki, con la disperazione e la rabbia che si intrecciavano in un'unica emozione.

"perché qualcosa mi impedisce di non aiutarti" corrugò la fronte in preoccupazione il rosso.

"sciocchezze" rispose acido Bakugo.

"allora dimmi che tu non credi di avermi già conosciuto, dimmi che non provi un senso di familiarità nei miei confronti" gli afferrò le spalle, stringendole sotto i propri palmi, con forza.

"che cazzo ti fumi?" si scostò, Katsuki.

Eppure, da quel giorno in discoteca, in cui lo vide, tutto sembrò mutare.

Quello stesso giorno, che prosperava pace e serenità, si stava rendendo tutt'altro che monotono.

"ti conviene tacere su tutto questo" lo avvertì il biondo "o non sarò l'unico ad avere dei conti in sospeso con te" e se ne andò, con le mani nelle tasche dei pantaloni.

Kirishima scivolò con la schiena lungo il muro in cemento.

Mentre dietro le proprie palpebre fuoco e neve non apparvero come immagini sfocate.

Come intuito, "Flightless Bird" tornerà, in piccoli pezzi, qui.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora