Capitolo 7

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A Midoriya non narrò la concreta vicenda accaduta con Kirishima.

Si era espresso solo con dei "se" e dei "ma".

Non desiderava metterlo al corrente del suo attuale posto di lavoro.

Si ritrovò in autobus, pronto a tornare a casa e lasciarsi abbandonare sul proprio materasso.

Desiderò, Bakugo, potersi liberare di quel costante peso che lo incatenava nella paura di non riuscir più a scorgere Kirishima all'università, nei sedili dell'autobus, in mensa, sorridere, scherzare.

Ma in quel momento, lui era lì, con il capo leggermente inclinato al vetro, in vibrazione, del mezzo, i capelli rossi sembrarono ardere di color proprio.

Scese alla terza fermata, Katsuki.

Tolse dalle proprie orecchie gli auricolari, dirigendosi al proprio palazzo, un misto tra pittura sbiadita e decadenza.

Udì l'autobus, che precedentemente lo fece scendere, inchiodare, finché dalle sua ante, poste di mezzo, non vi uscì, agitata, una chioma particolarmente distinguibile.

Bakugo si voltò, non erano affari propri dove fosse diretto quell'idiota dai capelli, minacciosamente, coloriti.

Finché non venne fermato, dalle dita di codesto, che gli afferrarono il bordo della manica della giacca.

"non è mia intenzione darti fastidio" fece tutto d'un fiato, Eijiro.

"allora stammi lontano" strattonò, il proprio braccio dalla sua presa, quasi con disgusto.

"lo farò" alzò lo sguardo su quello rubino di Bakugo.

"inizia da ora se ci riesci" e s'incamminò, indifferente delle parole, sincere, di Kirishima.

"dimmi solo perché non vuoi accettarmi" alzò la voce "dimmi cos'ho che non ti interessa" attese una risposta.

Katsuki placò i propri movimenti, in mezzo al marciapiede gremito da passanti e qualche ciclista, sotto la distesa azzurra macchiata di nuvole passanti.

Finché non decise di voltarsi e affrontare quel problema di nome "Eijiro Kirishima" che, per quei giorni, lo stava tormentando con la sua sola presenza.

"sei invadente, mi segui, mi urti, mi infastidisci, sorridi sempre e soprattutto" privo di alcun avviso, Bakugo avvicinò il viso a quello di Kirishimi, quasi egli potesse udireil battito del rosso farsi prepotente in petto, notare la punta del naso rosa a causa del freddo, le guance porporee di una sfumatura imbarazzata e genuina "sei schifosamente rosso" e tornò sui propri passi.

"eppure" si sfiorò, con le punta delle dita, il labbro inferiore "quel colore sembra attrarti" rendendosi conto, che il suo sguardo non era che puntato sulla bocca piena e invitate di Katsuki.

Bakugo entrò nel proprio appartamento, lanciando, con rabbia, contro la parete, lo zaino.

"quanta ira per essere solo un ventenne" lo sorprese, una voce cupa quanto priva di emozioni.

Bakugo riconosceva di doverne essere abituato, eppure, non vi era ancora riuscito.

"sono passato a darti la tua paga per conto di Tomura" lo informò, con il viso coperto dall'ombra dei propri capelli, i quali ricadevano sulla propria fronte come spighe.

"la ringrazio" accettò la busta che gli venne porta.

"stia ben attento alle amicizie quando si trova in questo settore" lo avvertì "spesso non fanno una bella fine" lo superò, non rivolgendogli lo sguardo.

Katsuki lo seguì con il filo dell'occhio, finché non uscì.

Si affacciò rapido alla finestra, la quale dava alla fermata dell'autobus, dove vi era seduto Kirishima, con le mani a incorniciargli il volto.

Prima che l'uomo potesse raggiungerlo, Eijiro salì sul mezzo pubblico appena giunto.

Katsuki sospirò, portando il capo all'indietro.

Avrebbe voluto spiegare a Eijiro quanto potesse essere la propria compagnia un danno, quanto le amicizie non fossero che un fantasma nella sua vita.

Trascorsero le giornate, nell'assoluta monotona esistenza che precedentemente avvolgeva Bakugo.

Kirishima non gli rivolse, da quel giorno, della fermata dell'autobus, la parola, alcuno sguardo, alcun sorriso, alcun motivo per fargli notare che quel rifiuto gli dolesse.

Kaminari, costantemente, ogni singolo giorno di quella settimana, si sedette accanto al rosso, bisbigliando parole che avrebbero reso entrambi una scintilla quasi unica.

Essi sembrarono comprendersi.

E in tutto ciò, Katsuki, non volgeva che il proprio sguardo a lui.

Si giustificava, perché non poteva permettersi di essere esclusivamente curioso, con il semplice motivo di volerlo proteggere.

Proteggere da una minaccia che non fu mai giunta.

In mensa, riprese a consumare i propri pasti, lontano, solo, dove poté osservare quanto, Denki, e il suo nuovo amico, potessero scherzare e stringere quel legame che, i loro sguardi, crearono, quasi incoscientemente.

Non si rese conto di Midoriya, di quanto egli lo stesse a scrutare, ogni singolo secondo in cui Todoroki perdesse la concentrazione su di lui.

Tutto era cambiato.

Tutto stava mutando.

Katsuki, di questo, non si accorse.

Avevo scritto questo capitolo, ma poi ho deciso di riscriverlo, spero non aver peggiorato le cose.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora