Capitolo 41

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A fiato corto, con le braccia avvolte attorno al collo della guardia, dell'avamposto di Tomura, Bakugo ne privò la vita, facendolo cadere sonoramente a terra.

Afferrò l'arma del caduto, impugnandola, voltando lo sguardo sulle telecamere esterne che, con sgomento di chi stava alle loro spalle, lo ripresero.

Entrò all'interno dell'edificio, deciso a voler cedere la propria esistenza, in modo da poter proteggere coloro che sempre per lui vi erano stati, a suo contrario.

Lui che non era mai stato amorevole, capace di dimostrare affetto o sicurezza, lui che aveva amato ma che non poteva permetterselo, lui che aveva rovinato vite, lui che avrebbe dovuto caricarsi, sulle spalle, finalmente, le proprie responsabilità.

Se solo avesse potuto realmente dire, ad Eijiro, che sin da quel giorno al locale, non aveva perduto per un secondo il pensiero di egli, di tale esorbitante acconciatura, del suo spontaneo e puro sorriso, delle sue iridi che schiacciavano e sopprimevano la propria ragione.

Vide uomini avvicinarsi, e rapido premette il grilletto della pistola, facendone cadere, privo di vita, uno.

L'altro, allarmato dalla mancanza di esitazione, si mise al riparo, mentre con rapidità, Bakugo, ricaricava.

A passo deciso raggiunse la seconda vittima, afferrandolo per il colletto, sbattendolo il suo capo contro le mura del corridoio, facendolo accasciare a terra, ormai privo di forze.

"pietà" sussurrò, l'uomo, portando la mano aperta di fronte al proprio volto, in segno di resa e sottomissione.

"voi non avete avuta" e la terza pallottola fu storia.

Probabilmente Kirishima non avrebbe accettato ciò, l'uccisione a sangue freddo di individui, ma Katsuki non diede importanza a quei pensieri.

Uno sparo, e la sua spalla sinistra venne ferita, mentre il sangue macchiava copioso la felpa indossata in quel momento.

Katsuki gemette dal dolore, portandosi una mano alla zona colpita, sperando che il quel modo potesse il dolore diminuire, ma bruciava, come fiamme ardenti a lacerargli le carni.

Bakugo sparò, ma non prese ne mira, ne vide dove, volle solo che i suoi avversari si mettessero al riparo, cedendogli secondi di tregua.

Una mano gli afferrò la spalla, scaraventando il biondo al muro, facendogli battere la fronte.

"folle moccioso" fece, codesto, tra i denti, mentre ripetutamente lo colpiva allo stomaco.

Bakugo ricevette, mentre le proprie labbra, spalancate, non emetteva alcun suono, alcuna traccia di vita.

"ci sottovaluti" lo colpì sotto il mento "non abbiamo problemi a uccidere un ragazzino troppo ottuso per capire che è andato a cacciarsi nella tana del lupo" per poi afferrarlo rudemente dai capelli, in modo da fargli alzare lo sguardo perso nel vuoto "dobbiamo impartire terrore, è l'unico modo per poter essere i signori indiscussi della città" spiegò, osservando l'impotente ragazzo perdere i sensi dinanzi le proprie pupille.

"terrore" cercò di dar voce ai propri pensieri, Katsuki "scaturisce malcontento" sorrise, beffardo, con del sangue a fuoriuscirgli dal labbro "malcontento" osò alzare la voce "causa ribellione" e con un movimento rapido, il quarto colpo si inoltrò all'interno della fronte del suo boia.

Kirishima fremeva, all'interno del furgone della polizia, con tra le braccia l'arma di precisione che avrebbe dovuto colpire, non Tomura, ma bensì, ciò che mai credette di poter vivere senza, Bakugo.

Avrebbe dovuto fermarlo, quando si trovava all'uscio della sua porta, dirgli che lui stesso provava amore, che lo avrebbe amato da quel giorno sin al suo ultimo, che sarebbero fuggiti e avrebbero vissuto tra battibecchi matrimoniali, cadendo tra le coperte del proprio letto tra caldi e lussuriosi baci e ardenti desideri.

Come potergli dire che, per tutto quel tempo, lui non aveva fatto altro che tradirlo, consegnarlo alle mani sbagliate?

Come avrebbe solo potuto, dirgli che lo amava? Quando mai era stato capace di dimostrare, di provare, ciò?

Il furgone inchiodò, avvertendo il carico di poter uscire.

Kirishima venne avvolto dal terrore, mentre percorreva quei corridoi colmi di cadaveri e sangue, e si chiese se una, di quelle tante chiazze scure, appartenesse a Bakugo.

Il comandante Enji impartì l'ordine di dividersi, in modo da trovare più efficientemente il criminale, e così accadde.

Kirishima girovaga tra i corridoi, nel timore di trovarlo realmente, nel timore di poter vedere un volto pallido, morente, o solo lo sguardo rubino di egli trucidarlo con sguardo di delusione, di sgomento, spezzando le sue ossa nel più crudele dei gesti.

Vagò, con la speranza che fosse fuggito, che avesse udito le sirene, che fosse in salvo, che lo stesse attendendo al suo appartamento, che presto sarebbero tornati a fare l'amore, che avrebbero potuto fare quei pochi bagagli e partire, sparire.

Ma ciò che accade, fu inaspettato, il volto di Bakugo comparve all'improvviso, mentre puntava alla tempia del rosso la punta della pistola che avidamente stringeva nel proprio palmo.

"Kirishima?"

E la terra, sotto i piedi di Eijiro, sembrò dissolversi.

Chiedo venia per il ritardo.

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora