Capitolo 17

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Kirishima, dopo aver visto Mina uscire dall'appartamento, a passo lento, raggiunse la camera da letto, dove sudato e sfinito, riposava Bakugo a torso nudo.

Il rosso spense le luci, poggiandosi di schiena contro le mura della stanza, scivolando sino al pavimento freddo e scomodo.

Seppure attorno a lui vi fosse un velo di oscurità, i suoi occhi non distoglievano lo sguardo dalla figura di Katsuki, illuminata dalla luce fioca della luna, rendendolo solo un'ombra coricata sul materasso.

"vuoi continuare a fissarmi ancora per molto?" la voce del biondo risuonò debole.

Kirishima si sorprese, pensò che a quel punto Katsuki non avesse neppure la forza per sollevare le palpebre o muovere un dito.

"scusami" gli sfuggì un leggero sorriso, sicuro del fatto che Bakugo non lo avrebbe visto "vado in sala" si alzò, poggiando il palmo sul legno, facendo leva.

"idiota" richiamò di nuovo l'attenzione del rosso, Bakugo "stenditi sul tuo letto, non sarei capace di strozzarti, neppure se volessi, in queste condizioni" sospirò, sfinito dalle parole che abbandonavano le sue labbra.

Kirishima rimase interdetto, non aveva paura di ferire Bakugo nel dormiveglia, aveva paura della sua vicinanza, quasi egli fosse capace, al sol percepirlo accanto, di capire che fu egli a fargli ciò per cui stava soffrendo.

"non farmi parlare ancora" lo rimproverò, il biondo.

"se ti ferissi" tentò di appigliarsi ad una ragione che Katsuki non temeva.

"non lo farai" terminò, Bakugo, socchiudendo le labbra, lasciandosi andare ad un sospiro.

Bakugo aveva avuto ragione, gli aveva rovinato la vita e forse, una probabile futura carriera da meccanico, non poteva saperlo, e non lo avrebbe mai più saputo.

Aveva fatto la spia per tutti quegli anni e mai come allora si era sentito talmente sporco e insoddisfatto del proprio essere.

Si sedette sul bordo del letto, chinando la schiena per slacciarsi le scarpe e farle cadere poco delicatamente al suolo.

Voltò il capo, giusto per scrutare un'ultima volta le ciocche bionde, abbandonate sul cuscino, del compagno.

"Eijiro" ancora lui, con le palpebre serrate, pronunciò per la prima volta il suo nome, in sua presenza.

"qualcosa non va?" chiese, il rosso, voltandosi allarmato di un probabile malore.

"dimmi" tossì, respirando a fondo "sei stato tu?" posò la guancia sul cuscino, Bakugo, per osservare l'espressione di Kirishima "sei stato tu a fare la spia?" chiese.

Il suo tono era debole, pacifico e se Eijiro non lo avesse conosciuto in quell'unica settimana, probabilmente avrebbe aggiunto malinconico.

Il cuore di Kirishima perse un battito, si fece rigido il suo corpo sopra il materasso, mentre la propria mente vagava alla ricerca di una risposa che non avrebbe creato disastri o solo spiacevoli circostanze.

"no" si stese, avvolgendosi sotto le coperte, rivolgendo il proprio volto a quello del biondo "non ti farei mai del male" e sorrise, convinto che con la semi oscurità non avrebbe notato i suoi occhi lucidi.

Aveva mentito, aveva mentito talmente bene che si disgustava.

"dovevo dar la colpa a qualcuno, prima" tornò a fissare il soffitto, Katsuki "scusami" e da quel momento, Bakugo, decise di credergli, di non saltare a conclusioni affrettate.

A Eijiro tremò il labbro inferiore, non era Katsuki che doveva scusarsi, non era lui che doveva sentirsi in colpa per aver creduto a opzioni realmente vere.

Quel 'non ti farei mai del male' bruciava dentro la propria gola, ricordandogli quanto falso potesse essere con qualcuno che in realtà non gli avrebbe commesso mai un torto.

Si voltò, decidendo che aveva discusso delle proprie azioni per troppo tempo.

Osservò la luna per alcuni secondi, prima di addormentarsi e proferire un flebile "forse andrà meglio in un'altra vita".

Il mattino seguente, Eijiro venne svegliato da un pugno improvviso, sullo zigomo, di Bakugo.

Si alzò di scatto, leggermente scosso, notando che il campanello che, da svariati minuti, suonava incessantemente.

"arrivo arrivo" si trascinò a fatica alla porta, stropicciandosi gli occhi con il dorso delle mani.

Aprendo la porta trovò Mina, con tanto di labbro imbronciato e un piede che batteva incessantemente sul pavimento del corridoio dell'edificio.

"vengo qui per farti un favore" serrò le palpebre, funesta "e tu neppure ti degni di aprirmi la porta?" sbraitò puntandogli il dito indice contro.

"erano quasi le cinque del mattino quando sono andato a dormire Mina, perdonami" si scusò, rivolgendole un caloroso sorriso.

La ragazza sbuffò, roteando gli occhi al soffitto, abbracciando l'amico per poi entrare come se fosse casa propria.

Bakugo aveva dimostrato un certo timore per Mina, in seguito al dolore traumatico che ella gli fece vivere la notte stessa.

Gli sfiorò la gamba con le dita, sgranando gli occhi e spalancando la bocca.

Per un secondo Katsuki immaginò la propria vita ridotta a delle semplici stampelle.

"diamine, mi stupisco di me stessa" si auto rivolse dei complimenti "possiamo aggiustare tutto molto semplicemente" sorrise, per poi tornare rapidamente seria "ma farà male" emise un'espressione di dispiacere.

"cos'ha?" chiese Kirishima, poggiato con la schiena sullo stipite della porta, con in mano una tazza fumante di cioccolata calda.

A lui il caffè non era mai andato a genio.

"lussazione alla rotula" voltò il viso, lei, verso Kirishima.

Eijiro rivolse uno sguardo a Bakugo, il quale ancora non aveva compreso la gravità della situazione, iniziando ad alterarsi.

"vuoi muoverti o attendiamo il miracolo divino?" sbottò, il biondo, portando il capo sul cuscino.

Mina posò le mani sul ginocchio di Bakugo "per farti un favore sei veramente sgarbato" proseguì lei.

"vedi di-" e un dolore lancinante gli fece mordere con violenza la lingua, alzandosi con il busto di scatto, gridando.

La ragazza spostò, senza avvisare, per pura coincidenza, il tendine della rotula verso l'interno in un movimento secco.

"tu sei il demonio" espresse la propria opinione verso Mina, Bakugo, mordendosi il labbro inferiore, tornando a coricarsi, con il battito accelerato e il petto che si abbassava e si alzava rapido.

"grazie Mina" fece Kirishima, con lo sguardo preoccupato puntato sul biondo.

"chiamami se succede altro" gli posò una mano sulla spalla, superandolo.

"se riguarda ancora me, col cazzo che la richiami, idiota di merda" sbraitò Bakugo, prima che ella uscisse dall'appartamento, in modo da farsi sentire.

E tutto sembrò tornare come prima.

Se solo Kirishima fosse stato realmente lo studente universitario che Bakugo credeva fosse.


Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora