Capitolo 30

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I sedili posteriori dell'auto rubata, di Kaminari, non erano che macchiati del sangue di un suo compagno.

"non c'è bisogno di accompagnarmi a casa" fece, con tono debole, Kyoka.

Denki non rispose, il suo volto rimase impassibile, mentre il suo sguardo non seguiva che l'asfalto.

"mi dispiace" sussurrò Jirou, voltando il capo verso il finestrino alla sua destra, poggiandoci la tempia.

"non hai alcun motivo per farlo" rispose, secco, il biondo "loro non sono tuoi compagni".

"ma lo sono per te" fece, mentre osservava i negozi chiusi e le loro vetrine.

"da quando ti preoccupi per me?" chiese, scrutandola per qualche secondo con il filo dell'occhio.

"non lo so" si limitò, lei.

Kaminari sospirò, stanco, sconvolto.

Sapeva che ciò che accadde, quella notte, si sarebbe percosso in futuro, e per quanto ciò non lo riguardasse direttamente, temeva per Bakugo.

Sostò l'auto accanto al marciapiede di fronte la residenza della ragazza, la quale non scese, attendendo qualche minuto, nel fermo, e tagliente, silenzio che avvolgeva l'auto.

"mi piaci" confessò, Denki "chiunque tu sia" procedette "indipendentemente dal disturbo" fece, senza distogliere lo sguardo dal parabrezza "e se questo si può curare, non esitare a chiedermi aiuto" si voltò, a osservarla, rendendosi conto che lo sguardo di lei era fisso sul suo.

"Kyoka" rispose "mi chiamo così, Kyoka Jirou" arrossì "Yaoyorozu è una mia amica" si portò una ciocca, dei capelli che ai lati delle tempie le ricadevano lunghi, dietro le orecchie, in un gesto innocente "lei le ha rubato il nome" si riferì al suo alter ego.

"piacere di conoscerti" le sorrise, stanco.

Kyoka scese dall'auto, lasciando Denki tra i suoi dubbi, tra la sua più totale contemplazione.

Partì, in cerca di un luogo dove avrebbe potuto abbandonare l'auto, ripulendola dalle impronte lasciate quella notte.

In lontananza, scorse un incrocio, limitato da un semaforo, il quale non era che illuminato dalla spia arancione, la quale pulsava in brevi alternanze, come solito accadeva a tarda notte.

Premette sull'acceleratore, volendo rivivere le esperienze del passato, lasciandosi cullare dalla velocità.

Poi tutto mutò, il brivido, la minuscola speranza di rendersi spensierato per pochi secondi.

Un'auto si scontrò, violentemente contro il cofano di colei che stava conducendo Kaminari, trascinandolo in un impatto devastate, portando il mezzo a ribaltarsi, più e più volte, in quell'incrocio deserto.

Denki vide, come a rallentatore, i minuscoli cocci di vetro, galleggiare assieme a lui, all'interno di quell'ammaccato spazio, graffiandogli il viso.

Accadde talmente rapido, che non ebbe il tempo di poter comprendere cosa stesse accadendo, capovolto, ancora legato dalla cintura di sicurezza, sul sedile dell'auto.

Il volto grondava di liquido scarlatto, mentre le proprie gambe, non reagivano ai suoi stimoli.

Si chiese se fosse giunta la fine.

Dall'auto che gli procurò codesto stato, scese un uomo, a passo lento, privo di preoccupazione o ansia, raggiungendolo, chinandosi sui talloni, scorgendo la figura del ragazzo, che svenuto, destava all'interno dell'auto.

"eppure" fece, avvolto nell'oscurità della notte "credevo di avergli detto che le amicizie non fanno, spesso, una bella fine" terminò, forando con un cacciavite il serbatoio.

Todoroki stringeva, tra le proprie mani, quella destra di Midoriya, il quale riposava, sotto il controllo di un calmante, sul letto d'ospedale.

Capacitandosi della sua cecità, Izuku, reagì tra urla e spasmi, che avrebbero potuto riaprire le ferite, o danneggiare la sua, ancora, instabile salute.

"mi dispiace" sussurrò, Shoto "se solo ti avessi detto ogni cosa" poggiò la propria fronte sul materasso del letto "tutto ciò non sarebbe mai accaduto" terminò.

"da quanto tempo" la voce di Izuku, impastata dal sonno, si fece udire all'interno della stanza "sei qui?" chiese.

"abbastanza da non riuscire più ad andarmene" rispose, alzando il capo.

"credevo non vi fosse nulla di più spaventoso di quel sottosuolo" sorrise, debole, Midoriya, senza socchiudere le palpebre "ma mi sbagliavo" deglutì, sonoramente.

"non sarà permanente" lo rassicurò.

"eppure" si mise a sedere "ho il timore che sia così" fece.

Il telefono di Kirishima squillò, mentre Bakugo era preso a rilassarsi sotto il getto bollente della doccia.

"pronto" rispose, mentre armeggiava con la pentola colma d'acqua sul fornello, portandosi il cellulare sulla spalla, tenendolo fermo con il capo piegato su di essa.

"non siamo riusciti a prendere il ragazzo, ieri sera" rispose, rude, la voce del suo superiore "mi chiedevo se tu sapessi dove si trova" chiese.

"non lo sento da allora" mentì.

"Kirishima, mi auguro tu non lo stia coprendo" proseguì l'uomo "o la tua fedina penale non sarà così pulita come abbiamo fatto in modo che sia" e attaccò.


Lo so, in ogni capitolo accadde sempre una tragedia,, :D

Spero vi piaccia ♡ al prossimo capitolo

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora