Capitolo 16

3.8K 410 116
                                    

"ti sembro uno in grado di comprendere la medicina?" sbraitò Kirishima, sgranando gli occhi.

Bakugo, sdraiato ai posti posteriori dell'auto divenne improvvisamente silenzioso.

Eijiro si accorse, che quella taciturna situazione, fu dettata dal corpo di Katsuki allo stremo delle forze, portandolo a serrare le palpebre, in un sonno movimentato dalle scosse di dolore che gli attraversavano il torace.

Kirishima strinse sotto i propri palmi il volante, avrebbe voluto afferrarsi i capelli, indeciso su cosa avrebbe fatto, su come avrebbe potuto rimediare agli sbagli di Bakugo.

E forse, anche ai suoi.

Portò la mano destra a tastare il sedile accanto al proprio, in cerca del telefono.

Percepiva, sotto forma di ansia, la preoccupazione per il biondo, accasciato privo di colore, pallido come un fantasma, come se a sfiorarlo egli si sarebbe dissolto.

Digitò i numeri, poggiando l'apparecchio sull'orecchio tenendolo fermo con la spalla, riportando l'attenzione alla strada.

"Eijiro" una voce allegra lo colse al momento sbagliato.

"Mina, corri al mio appartamento, è urgente" e lanciò il cellulare dove si trovava in precedenza, senza preoccuparsi di attaccare o rispondere ad eventuali domande.

"Bakugo, parlami" impartì, mentre accelerava, non intimorito dalle multe che presto avrebbero raggiunto la sua posta.

Un mugolio lo fece sospirare di sollievo, il pallore di Katsuki quasi non lo diede per morto.

Ancora qualche isolato e forse Bakugo sarebbe stato meglio.

Parcheggiò la macchina, senza badare alle zone riservate, accavallando una ruota sul marciapiede.

Scese dell'auto, accorrendo in aiuto del biondo, che sotto alle proprie ciglia, poggiate delicatamente sulla pelle, si formarono aloni scuri di occhiaie.

Kirishima lo afferrò come in precedenza, Bakugo lo avrebbe preso a pugni se avesse provato a farlo in un'altro contesto, se non di aiuto, ma non era il momento per pensare a certe, imbarazzanti, occasioni.

Il condominio in cui risiedeva non era particolarmente abitato, e chi vi era, o tornava tardi da lavoro, o non gliene importava assolutamente nulla dell'amministrazione.

Salendo le scale, per il secondo piano, il volto di Bakugo si contorse in espressioni di frustrazione e tormento.

Raggiunta la porta di casa propria, Kirishima dovette portare la gamba sinistra leggermente avanti, per reggere Katsuki e in contemporanea afferrare le chiavi dalla tasca anteriore del pantalone.

In quel gesto, la sua guancia toccò in un gesto innocente e non previsto lo zigomo freddo di Katsuki.

Il quale, dopo minuti, decise di aprire gli occhi.

Kirishima avrebbe desiderato perdersi in quei rubini, che tra la pelle priva di vitamine, spiccavano quasi volessero brillare.

Ma non c'era tempo, la serratura scattò, rivelando il caotico appartamento di Eijiro, sommerso da pc e cavi in ogni dove, cuffie e auricolari sparsi sul tavolo e sopra il piano cucina vi erano tastiere accalcate una sopra l'altra.

Kirishima oltrepassò con facilità e abitudine il suo materiale da lavoro, giungendo a posare con delicatezza Bakugo sul letto, sfatto, ma pure sempre comodo.

No type // KIRIBAKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora