Cap 5 - Home

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Masky POV

Spalancai la porta, e il profumo di dolci mi investì.

- Sono a casa! -

- Era ora! - sentii urlare dal salotto. - E togliti gli scarponi! -

Obbedii, per dirigermi verso il frigorifero.

Aprii lo sportello, per ficcare la testa in mezzo agli scomparti. Un istante dopo, la canna di una pistola mi premeva contro la nuca.

Mi alzai, lentamente, chiudendo il frigorifero.

- Occhio a non premere il grilletto. -

- Dovrei. -

- Eh, si. Dovresti. -

Sentii Hoodie abbassare la pistola, e tornai a scandagliare il frigorifero.

- Non credi che sarebbe ora di... -

-Accettare di essere diventato un assassino?-

-Un Proxy-

- Appunto. I Proxy non distribuiscono caramelle. - Tirai fuori un piatto coperto, per poi prendere una forchetta - Può costringermi a lavorare per lui. Può costringermi a uccidere, ma non può decidere per il mio tempo libero. -

- E nel tuo tempo libero, provochi incidenti a catena? -

Oops.

-... - (masky)

- ... - (hoodie)

-... Si? - (masky)

- ... - (hoodie)

Ora, se c'è una cosa che si impara vivendo con Hoodie, è che anche i suoi silenzi comunicano i suoi stati d'animo.

Bisogna essere bravi a cogliere questi silenzi, e interpretarli correttamente.

Solo, forse per l'adrenalina che ancora pompava, forse per le due birrette che mi ero bevuto prima di guidare, forse per entrambi, il mio sensore interno era completamente impallato.

E il fatto che Hoodie si ostinasse a tenere quel passamontagna anche in casa, di certo non mi aiutava.

Sospirai, e mi diressi verso il salotto, per poi avvolgermi una coperta e sprofondare sul divano, tenendo gli occhi fissi sul televisore mentre divoravo la cheescake.

Hoodie mi seguì per tutto il percorso, sempre in silenzio.

- Che cosa vuoi dimostrare, comportandoti cosi? -

Non risposi, ma continuai a fissare assente la giornalista truccata che descriveva il primo identikit del pazzo che aveva seminato il panico per la città e le strade di periferia.

- Parteciperai alla prossima caccia? -

- Le uniche a cui parteciperò, saranno sempre e comunque quelle comandate dall'Operatore. - risposi.

Appoggiai il piatto vuoto sul tavolino da caffè in vetro, e mi coprii la testa, per proteggermi dallo sguardo dell'incappucciato.

Lo sentii sospirare.

- Questa vita non ti fa bene. Uscirai fuori di testa se non ti calmi. -

-Uscirei fuori di testa se non fosse per la vita che conduco. - ribatto, tornando a guardarlo - Non riuscirei a vivere la vostra vita. -

Hoodie si alzò.

- Quando ti sarai ripreso, vai in cantina a pulire le pistole. - disse, prima di andarsene di sopra.

Mi liberai della coperta, e buttai i piedi sul tavolino in vetro, per potermi stirare.

Lo slancio, sulla sottile lastra trasparente produsse lo stesso rumore (e gli stessi risultati) di una pallonata contro una piramide di bicchieri di cristallo.

Balzai in piedi, mentre alcune voci dal piano di sopra presero a chiamarmi.

- Masky! -

- M-Masky! Cos'è stato? -

- Niente! - urlai di rimando, correndo a cercare una scopa.

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