Cap 7 - Goodnight!

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Il rumore di corde strappate mi svegliò bruscamente.

Qualcuno mi stava liberando.

Il sonno sparì, e il mio cuore moltiplicò i battiti, irrorando di sangue i muscoli e il cervello.

Scandagliai con lo sguardo la cantina, ormai completamente sveglia, per cercare una qualsiasi arma alla mia portata, aspettando, trepidante, di sentire i polsi liberi.

Ero disgustata dal contatto con uno di quegli assassini, ma non potevo fare a meno di pensare che una volta libera, sarei potuta scappare.

Avrei fatto marcire quei bastardi in prigione, per il resto della loro vita.

Avrebbero pagato ogni secondo di sofferenza.

La corda che mi stringeva la vita, cade.
Mancano i polsi.

L'assassino si avvicina al mio viso.

- Non osare emettere un fiato. - sibila contro la mia guancia, e io mi irrigidisco, mentre slega gli ultimi nodi.

Il tizio dalla maschera bianca.

Sentii un nuovo rumore di strappi, e caddi in ginocchio, mentre nei polsi, la circolazione ricominciava a scorrere.

Le gambe non erano capaci di reggeggermi, dopo tutto il tempo che avevo passato da legata.

Lui mi sostenne per i gomiti con le sue mani gelate, aiutandomi a sedermi su una sedia poco lontana.

Un istante, e una coperta venne posata sulle mie spalle.
Un altro istante, e il ragazzo mi prese in braccio a mo' di sposa.

- Ti farò scappare da qui. - sussurrò - Non voglio farti nulla. Ma non puoi correre per un bosco con la febbre. -

- Perché mi aiuti? - sussurrai, timorosa.

- Perché posso farlo. - disse, mentre camminava verso gli scalini - Fossi stata una vittima dell'Operatore non mi sarei permesso, ma la tua situazione è diversa. Sei stata portata qui per un semplice capriccio. -

Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi. Come faceva ad avere una disinvoltura simile per una situazione del genere?
La vita contava così poco per loro?

La stretta aumentò, e io appoggiai la testa sulla sua spalla, arrendendomi al tentativo di dominare il dolore.

Le lacrime scorrevano abbondanti sulla sua felpa, ma non sembrava ci facesse caso.

- Mi chiamo Tim. - lo sentii dire, mentre entriamo in quello che sembrerava un salotto color crema immerso nel buio.

Con la coda dell'occhio notai la porta d'uscita.

- Non ci provare - mi avvertì, aumentando il tono. - Te l'ho già detto, ti libererò, ma prima, come minimo, devi riprenderti. Non andrai da nessuna parte in questo stato. Hai bisogno di cure. -

- L'unica cura di cui ho bisogno al momento, è la lontananza da un covo di assassini. -

- Calmati -. -

- Io sono calma. Me ne andrò da qui. Questo mi rende calma. -

- Allora non vedo il motivo della tua fretta - ribatté - Ora andiamo in camera. -

Aspetta aspetta aspetta.

Camera?

Con lui?

Manco morta.

Appoggiai le mani con decisione sul suo petto, allontanadolo.

La mossa improvvisa lo prese alla sprovvista, e mi lasciò andare, facendomi cadere sul tappeto chiaro.

Il tonfo sordo risuonò per tutto il salotto, e sia io che Mascherino gettammo all'aria qualsiasi principio di silenzio.

- Ma che fai?? -

- Te lo scordi che vengo in camera con te! Chi ti ha messo in testa un'idea tanto idiota? Perché dovrei voler il tuo aiuto poi? -

- In effetti hai ragione. Sei ancora troppo piena di te per aver bisogno di cure. Probabilmente in condizioni peggiori, metteresti da parte l'orgoglio. Avrei dovuto aspettare ancora un po. -

- Aspettare ancora...? Ma ti senti?!? Chi credi di essere per potermi giudicare?!? Hai la più pallida idea di quello che ho passato?!? -

- Dall'atteggiamento che stai dimostrando fin'ora, non sembra che la tua "esperienza" ti abbia particolarmente sconvolto!! Come minimo potresti dimostrare almeno un po di gratitudine verso chi ti aiuta!! -

La rabbia ormai soffocava qualsiasi cosa dentro di me. Nelle sue parole sentivo solo irritazione e stress.

- Credi lo abbia chiesto io di ritrovarmi in una situazione simile?!? Per quanto mi riguarda potevi anche lasciarmi morire!! Avrei preferito!! Tanto lo so, cerchi di guadagnare la mia fiducia per accoltellarmi durante il sonno!! -

- Accoltellarti durante il... Ma qual'è il problema che ti affligge ragazzina?!? - aveva il tono incredulo - Per quale motivo dovrei fare una cosa del genere?!? -

- Non saprei!! Siete voi gli assassini!! -

- Avete finito di fare chiasso? - Le luci vennero accese, e io rimasi abbagliata.

Dalle scale, due profili familiari, si affacciarono per guardarci quasi con interesse.

- C'è gente che sta cercando di dormire - continua il pazzoide dal passamontagna.

Il desiderio di andare in cucina e cercare un coltello e fare una carneficina si fece più forte.

Erano loro.

-Tu... Tu! -

La rabbia mi mozzava il respiro.

- Io - rispose incurante, indicandosi.
- Chiedere a voi - continuò, indicandoci - No suoni forti - si indicò la bocca - Io tanto sonno. - concluse, imitando una posizione dormiente.

- Io stanotte prendere coltello per aprire tua gola e guardarti soffocare in tuo sangue - ringhiai, tenendo gli occhi fissi su quel dannato passamontagna.

- Tu ritrovarti con pallottola piantata nell'occhio ancora prima di aprire la porta - ribatté impassibile, mentre il ragazzo dai capelli castani, di fianco a lui, si rotolava dalle risate - Buonanotte. - conclude, ritirandosi.

Sentii sbattere una porta.

- Stanotte gli taglierò le palle con le forbici. -

- Non so quanto ti convenga. Alzati. Devo bendare quei polsi. Hai bisogno di qualcosa, Toby? -

Mi accorsi in quel momento che il ragazzo era rimato a fissarci tutto il tempo, con curiosità.

Correggo. Fissarmi. Con curiosità.

Ricambiai, guardandolo dritto negli occhi, sfidandolo a dire qualcosa, mentre Mascherino mi conduceva su per le scale.

- Credo proprio che nei prossimi giorni ci sarà da divertirsi. - commentò, tranquillo.

- Come no. Io mi divertirò di sicuro a cavarti gli occhi con degli aghi. - ribattei, facendolo ridere.

Mi voltò le spalle, e chiuse la porta della propria camera.

- Che cosa romantica, siamo rimasti solo io e te. - commentai, acida.

- Come sei dolce. Beh, avremo tutta la notte per farci le coccole. -

- Di che stai parlando? -

- In questa casa ci sono solo tre camere da letto. E stanotte dormirai con me. -

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