Cap 9 - Waffle

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Sto passando un periodo devastante di blocco dello scrittore, e le verifiche non aiutano.

E aggiungiamo pure che rivedere l'intera serie di Marble Hornets richiede tempo, la sera.

Voglio essere sicura di inquadrare il meglio possibile i personaggi, ma da parte vostra è una cosa che richiede tempo. 😢

Detto questo, spero che il capitolo vi piaccia. ❤

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Il rumore di pentole che cadevano mi strappò via dal vuoto nero in cui ero caduta da quando avevo chiuso gli occhi.

Non mi ricordavo più dov'ero.

Sapevo solo di avere fame, sete, e un gran bisogno di una doccia.

Mi rigirai, ancora assonnata, e una superficie cartacea prese a scricchiolare sotto la mia testa.

Confusa, cominciai a tastare il cuscino, con la vista ancora appannata dal sonno.

Il suono della carta mi pervase di nuovo le orecchie, e presi il foglietto stropicciato, avvicinandolo agli occhi per riuscire a leggere.

"Buongiorno." diceva, in una calligrafia disordinata.

Buongiorno un corno. Ora non riuscirò più a dormire.

Mi alzai dal letto, sbuffando, e tastando con i piedi per trovare le scarpe.
Il rumore della carta, prese a risuonare di nuovo per la stanza.

C'era un foglio in terra.

"Non trovi sia un po' presto per alzarsi? Torna a letto."

L'orologio segna le otto. Bisogna alzarsi.

Appallottolai il foglietto, gettandolo vicino al primo e aprii la porta del bagno che avevo visto la sera prima.

Chiudendo la porta gettai un'occhiata al mio riflesso sullo specchio.

Mi avvicinai, esaminando i lividi che quei bastardi mi avevano provocato.

Un post-it attaccato nell'angolo attirò la mia attenzione.

Perché ci sono dei fogli dappertutto?

"Non hai un bell'aspetto. Fossi in te, tornerei a dormire."

Ma vaffanculo, pensai, chiudendo a chiave tutte le porte e le finestre della stanzina.

Preferivo non rischiare di... Beh, meglio non pensarci.

Mi spogliai con calma, ed entrai nella doccia. Attaccato al pomello c'era un altro foglietto.

Ma che vuole?!?

"Non imparerai mai, eh? I vestiti puliti sono fuori dalla porta. Quando hai finito scendi a fare colazione."

Ora si che parliamo la stessa lingua, ragazzo.

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Come fanno ad avere degli abiti da donna?
Mi chiesi, mentre scendevo le scale, lentamente.

Le assi di legno cigolarono sotto il mio peso.

Sotto altre circostanze, avrei probabilmente adorato l'odore di dolci che permeava in tutta la casa, camere da letto comprese.

Non potevo fare a meno di respirarlo a pieni polmoni.

Tenendo la mano salda sul corrimano, mi guardai attorno.

Una televisione. Una libreria. Un tavolino da caffè rotto.

La porta d'uscita.

Un leggerissimo statico, simile a quello sentito la sera prima, prese a risuonarmi per le orecchie.

- (T/n)? - sentii una voce familiare chiamarmi dalla porta scura a cui davo le spalle.

Fregandomene, corsi verso il pomello di ottone, e allungai il braccio per afferrarlo.

Una mano guantata si serrò sul mio polso, e prese a trascinarmi all'indietro, riscuotendomi dalla sonnolenza in cui ero caduta.

Alzai lo sguardo, e alla vista della maschera bianca, trattenni un'imprecazione.

- Possiamo giocare ad acchiapparello più tardi. Ora vieni a mangiare. - disse, tirandomi verso la cucina, e ignorando ogni mio tentativo di liberare il polso.

- Lo sai che non è questo il modo di trattare una ragazza? - commento, scoccando dardi con gli occhi nella sua direzione.

- Chiedo scusa, mylady. - rispose, inchinandosi, e lasciando andare il mio polso, per farmi sedere su una sedia - Ma da quando ha messo piede qui dentro, ho le mie ragioni per dubitare che lei abbia qualcosa di femminile, oltre al fisico. -

Il sangue prese ad affluire verso le guance con allarmante velocità, e pensai in fretta a una risposta, per poter spegnere quel ghigno dalla nota perversa che potevo percepire da sotto la maschera.

Beh, non pensai abbastanza in fretta.

Un istante dopo, ero seduta, davanti a un piatto spaventoso di waffle freddi, con le guance ancora in fiamme.

Tim lavava i piatti, il sorriso scomparso.

- Dove sono finiti gli altri due? - chiesi, disinteressata.

- Al lavoro - rispose brevemente, alzando le sopracciglia.

- Non pensavo che gli assassini lavorassero.-
Ghignai.

- Non vedo perché alla fine dovrebbe interessarti tanto. Saperlo o meno ti ha cambiato la vita? - rispose noncurante, facendomi tornare seria.

- Come mai questa aggressività? - gli chiesi, mettendo gli scherzi da parte.

Alzò le spalle, ignorandomi, e io decisi di cambiare argomento.

-... Quando potrò andarmene? -

- Anche ora. Ma non so quanto ti convenga, andare in giro in un bosco immerso nella nebbia frequentato da assassini, spacciatori e malintenzionati. -

- Ma sono le otto del mattino. - ribattei.

- E a quest'ora molte persone sono a scuola o al lavoro. Il momento perfetto per radunarsi in un posto poco frequentato. Non trovi anche tu? Senza contare che, beh... - sospirò, chiudendo i rubinetti - Non possiamo lasciarti andare. -

A quelle parole, balzai in piedi.

- Cosa?!? -

- Capisci anche tu che non possiamo correre questo rischio. Rischiamo di essere arrestati e condannati tutti. E non possiamo permetterlo. -

- E me ne fai un torto?!? I tuoi cari amichetti  hanno ucciso la mia famiglia!! -

- Seguivano gli ordini. -

- Non mi importa!! Avevo una vita, prima!! Mi avete portato via tutto!! -

- Non è colpa nostra! -

- Come può non esserlo? -

Sospirò, a pezzi. Prese la giacca, e la tirò su fino al collo.

- Vieni. - disse - Voglio parlarti di una cosa. -

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Fatto!

Stavo pensando di iniziare una xReader con Ben, intorno a natale. 🤔❤

Vi andrebbe come idea?

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