"You made me a, you made me a believer. Believer!"
—Imagine DragonsL'odore putrido del cibo cinese nel piatto di mia madre e della confezione bianca mi sciolse il naso. Ero costretta a pranzare con quell'odore nauseabondo che impediva alle mie papille gustative di assaporare la pizza margherita.
Patrick era tornato dalla sua partita di poker e sembrava abbastanza deluso.
«La seconda mano non è stata fortunata come la prima, vero?» aveva chiesto mamma appena lui aveva messo piede in casa con la faccia imbronciata e triste.
Per tutta risposta, lui le aveva detto: «Sono così bravo che ho fatto vincere gli altri per pietà.»
Intanto però, aveva perso 500$. Un genio...
«Stamattina Ennie è stata parecchio maleducata, Pat.» borbottava mamma all'orecchio di lui.
Io ogni volta facevo finta di nulla, e puntualmente Patrick mi diceva: «Essere intelligenti non vuol dire essere i migliori.»
"Ancora non capisco che diavolo significa..." pensavo puntualmente.
Finito il mio trancio di pizza, mi spostai con la sedia e mi alzai.
«Tesoro, dove vai?» chiese mamma, masticando un probabile topo morto, a giudicare dall'odore.
«In camera, forse?» risposi acida.
«Ma che ti prende?»
«Cosa prende a te.» sentenziai. Improvvisamente pensai di attaccare bottone con la storia di mio padre, altrimenti non ne sarei mai venuta a capo. «Mentirmi per anni...»
Mamma sembrò diventare di ghiaccio. I suoi occhi si fecero seri e quel suo tono da gallina si trasformò in quello di una persona normale, finalmente.
«Cosa c'entra lui ora?» chiese fredda.
Patrick si fece tutt'orecchi.
Mi brillarono gli occhi. «Si chiama Tony, giusto? Un nome che mai ho sentito in vita mia, se non nei film di "Iron Man" e una settimana fa, al mio compleanno.»
Patrick fece un gesto di comprensione misto a pietà. «Ooh ho capito: ti sei montata la testa con quella stupida serie di film. Piccola, sono solo fantasie e nient'altro.»
Lo gelai con lo sguardo. «Non azzardarti a chiamarmi piccola, primo. E secondo, ho notato delle cose.» continuai, andando in camera mia e in quella di mia madre, per poi tornare con una mappa concettuale e delle foto. «Ho fatto dei calcoli e delle ricerche: io non ti somiglio, quindi per principio sono somigliante alla mia parte paterna. Tony Stark ha gli occhi nocciola, io li ho color nocciola; lui ha i capelli castani, e io pure.» ripresi fiato. «Poi ho trovato un anello con tanto di diamante da venti carati. Lo sai quanto costa, vero? Un costo che nessuno, neanche tu potresti permetterti. Ma Tony Stark... oh, sì.» dopodiché tirai fuori una lettera, ancora imbustata. Gli occhi celesti di mamma brillarono di paura. «Una lettera con un francobollo di New York, con scritto 'Da A. E. S.', ovvero Anthony Edward Stark.»
Ci fu un minuto di silenzio assordante per me. La faccia di Patrick era colma di ilarità. Mamma invece era diventata bianca come un panno, le mani tremanti e la bocca aperta.
«Chi ti ha dato il permesso di rovistare tra le mie cose?» mugugnò lei.
Feci un sogghigno. «Non dovresti lasciare i cassetti aperti.»
Mamma si alzò e mi strappò la lettera di mano, gli occhi lucidi. «Tu non hai il... ah!»
Patrick, nel vederla piangere, si alzò di scatto e le andò vicino. «Ennie, sono tutte stupidaggini. Sei stata influenzata a quei fumetti di pura finzione, tutto qui!» disse lui.
Lo guardai freddamente. «Nessuno ha chiesto il tuo parere. Voglio solo sentire quello che dice mamma.»
«Ehi, signorina: portami rispetto. Faccio parte di questa famiglia quasi quanto te.» Patrick si stava innervosendo. Ogni volta che il tono di voce si alzava, sapevo che stava per esplodere. Ormai però non ero più una bambina; da piccola quando urlava avevo paura, ma ormai... ero cresciuta! Non potevo aver paura di uno come lui.
«Tu non farai mai parte di questa famiglia.» dissi sicura. «Per me, come fidanzato di mia madre, non vali.»
Lui lasciò andare mia madre e mi squadrò da capo a piedi. «Con chi credi di parlare, ragazzina?»
«Col mio quasi-patrigno. Anzi no... con un pezzo di merda che scommette soldi in giochi stupidi e si ubriaca per dire alla sua fidanzata di amarla.»
Non aggiunsi altro, che lui alzò una mano e mi diede uno schiaffo dalla parte sinistra della mia faccia, facendomi per un attimo vedere le stelle.
Mamma lo bloccò immediatamente. «Come hai osato?!» esclamò furente.
«Joyce, questa ragazzina va punita. La stai viziando! Non deve permettersi di rivolgermi la parola con quel tono arrogante!» le gridò in faccia.
Mi massaggiai la guancia che iniziò a pulsare, tenendo l'occhio chiuso.
«Fuori di qui!» sentenziò mamma, circondandosi con le braccia. «Subito!»
Patrick scosse il capo. «Sei seria? Vuoi continuare a viziare tua figlia e farla crescere con queste puttanate?» mi indicò con le sue dita gonfie e sporche di cibo cinese.
Sentii il fiato puzzolente di mamma sui miei capelli, ma poco mi importava in quel momento. La guancia faceva male ed ero sicura di avere il segno rosso delle dita lerce di Patrick.
«Va' fuori! Subito!» ripeté.
Lui non si fece scrupoli e uscì. «Mi ricercherai, Joyce. E tu...» indicò di nuovo me. Io alzai lo sguardo sui suoi occhi di fuoco. «...se fosse per me, saresti già bella educata e rispettosa.» mi guardò con un ghigno stampato in faccia e finalmente uscì dalla porta della cucina.
La porta sbatté forte, le pareti sembravano tremare e il mio respiro si fece calmo.
Mamma strinse di più la presa su di me e poi mi guardò negli occhi, tenendo le mani sulle mie spalle. «Fa' vedere...»
Tolsi la mano dalla guancia.
Lei storse le labbra. «Prendo un panno d'acqua fresca. Va' in camera, arrivo subito.»
Una cosa positiva di lei era che, quando doveva rassicurarmi, usava un tono che mi calmava completamente. Non sembrava neanche più lei.
Ubbidii e andai a sedermi sul mio letto, sentendo la guancia pulsare ancora.Dopo qualche minuto, Joyce tornò con un panno zuppo d'acqua e me lo poggiò delicatamente sul viso.
«Grazie.» mormorai.
Mamma sorrise sconsolata. «Hai ragione... ti ho mentito, ma non avevo altra scelta.»
La guardai piena di curiosità e impazienza. «Perché?»
Sospirò pesantemente e guardò i miei modellini di Iron Man, compreso un poster sopra il letto. «Perché è successo tutto in una notte... e lui non ci voleva tra i piedi.»————————————
Ehilà!
Okay, due capitoli in un giorno, mai successo. 🙀
Primo: mi dispiace se il resto delle storie non le aggiorno, ma non ho ispirazione e non saprei proprio cosa scrivere. 😣
Secondo: vi voglio ringraziare troppo per ogni cosa. Siete meravigliosi! :")
Spero vi possa piacere eee alla prossima! ^^
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Daughter of Tony Stark
FanfictionCOMPLETATA! Ennie è una teenage di Washington dall'aria sarcastica e saccente. Compiuti ormai 18 anni, e dopo aver scoperto delle cose, decide di andare a New York per parlare con suo padre: Tony Stark.