14) La visione

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Il giorno dopo mi svegliai con una fame assurda -strano!- e la prima cosa che feci fu correre in bagno per darmi una sciacquata e poi nella cucina al piano disotto.
Li vi trovai Thor intento a prendere qualcosa dal frigo. Si muoveva lentamente e stava cercando qualcosa disperatamente a giudicare dalle sue imprecazioni sottovoce. Era come se non volesse farsi vedere.
Guardai in basso, ricordandomi che ero in pigiama -e intendo dire con pantaloncini e canottiera con sopra disegnato Captain America versione gatto- (Catain America!).
Mi avvicinai, guardandolo storto.
Doveva avermi sentita, perché si voltò e imprecò. «Oh, Santa Valle del Ghiaccio! Mi hai spaventato!»
In mano teneva una bottiglia di vino della sera prima.
«Stai rubando del vino?» chiesi con fare minaccioso.
«Ti prego, non dirlo a tuo padre.» sussurrò in risposta. «Se lo scoprisse, mi spedirebbe subito ad Asgard, e non voglio: il vino che tiene ad invecchiare lui è il più buono dei Nove Regni.»
Mi avvicinai al frigo e gli pattai la spalla. «Tranquillo; non amo fare la spia con gli amici.»
Cercai qualcosa di veloce da mangiare. Alla fine mi accontentai di una mela che era nella ciotola sul tavolo. La morsi e la gustai, fissando il dio del tuono. «Voi Avenger quindi risiedete qui?»
Thor annuì. «Si, ma solo d'estate e quando ci sono occasioni speciali.»
"Non credevo che il mio arrivo fosse così speciale." Pensai.
«Capisco.» risposi trangugiando il frutto.
Era tutto troppo silenzioso. Solo in quel momento mi ricordai della ferita. Abbassai lo sguardo sul mio fianco e tirai su la maglietta. Sembrava apposto.
Thor teneva salda la presa sul collo della bottiglia semi vuota. «S-senti allora io... vado.»
Annuii. «Sì, va' pure. Devo solo fare colazione tanto. Starò zitta.»
Lui sorrise come per ringraziarmi infinitamente e corse via.
«Quei jeans non gli rendono giustizia.» mormorai continuando a mangiare la mela.

Neanche a farlo apposta, Tony mi stava aspettando fuori dalla cucina con le braccia incrociate. Non disse una parola, perciò uscii senza troppi problemi.
«Dove vai?» chiese lui.
«Buongiorno, innanzitutto.» sentenziai.
«Hai ragione, scusa.» si toccò la nuca. «Buongiorno.»
Mi fermai, alzando gli occhi al cielo. «Buongiorno.»
«Scusa se sono... beh, insomma, sto ancora lottando contro un'emicrania post-sbornia.» balbettò.
«Così impari a non bere troppo.» replicai.
Annuì con fare triste e andò in cucina. Indossava una t-shirt grigia e una tuta nera. I capelli castani erano totalmente spettinati e la barba troppo lunga. Non avevo voglia di parlare. Di prima mattina io ero facilmente irritabile, quindi tornai in camera mia.

Venni chiamata per il pranzo da Pepper, che si presentò sempre molto gentilmente. 
Scesi le scale completamente assorta nei miei pensieri, da non notare che era entrata la Chimera di tre metri nella sala da pranzo, sfondando il muro.

«Porca troia!» Esclamai sgranando gli occhi.
Thor era già in posizione d'attacco col suo martello; Visione con sguardo serio era al suo fianco, seguito dal Capitano, che si proteggeva con lo scudo.
Io rimasi a metà scalinata e risalii per prendere la mia armatura. Troppo bello per essere vero. Mi si piazzò davanti, piovuto dal soffitto, l'ultima persona che avrei pensato di vedere in quel momento: Finn.
«Ciao, bambola.» disse sorridendo maliziosamente.
«Finn?» esclamai. «Che cavolo ci fai qui? Non dovresti essere il mostro lì sotto?!»
Finn rise. «Cara la mia bambola, quello è il mio mostro. Non sono io versione mostro, se è ciò che hai pensato prima.»
Ero scioccata. Ce ne erano due quindi.
«Lui, laggiù, è Sebastian.» sorrise orgoglioso. «Ed è mio fratello.»
I suoi capelli castani erano perfettamente sistemati in una lunga ciocca che ricadeva sul suo viso. Incuteva timore, dovevo ammetterlo.
«Che cosa vuoi?» dissi con tono sicuro.
«Oh, beh. Semplice.» rispose battendo le mani. «Voglio te.»
Deglutii. «Io? Tu sei pazzo! Perché mai dovresti volere me?!»
«Oh, non dovresti sottovalutarti. Hai delle capacità meravigliose. Mi servi per una missione di grande importanza.»
Ad ogni frase che diceva si avvicinava di un passo. Istintivamente indietreggiai.
«Quale missione?»
Finn ridacchiò e si portò le mani ai capelli. «Top Secret, cara.»
Strinsi i pugni. «Qualunque cosa sia, mi rifiuto!»
Un altro sorriso. Stavolta fece una pausa, il che mi fece rabbrividire. «Temevo l'avresti detto!»
Così detto corse di scatto verso di me. Lo schivai più veloce che potevo, buttandomi di lato. Caddi di lato e per fortuna non quello con la ferita. Mi rialzai e mi fiondai nella mia stanza.

Chiusi la porta a chiave, poggiandomici sopra e riprendendo fiato.
"Merda merda, mi serve l'armatura, ma dov'è?!"
Cercai con lo sguardo la mia valigia, mentre Finn stava bussando alla mia porta.
«Dai, bambola.» stava dicendo. «Esci e giuro che non toccherò i tuoi preziosi Avengers.»
Trovai il trolley sotto il mio letto, ma ciò che vidi mi fece andare il cuore in gola. Era vuoto. Vuoto.
Imprecai Odino -pardon- e mi alzai. «E ora che cazzo faccio?»
Ansimai in preda al panico, guardando poi la finestra. Mettersi sotto al letto era scontato; nascondersi in bagno non avrebbe risolto nulla: avrebbe sfondato la porta.
"Rifletti, Ennie."
Finn buttò giù la porta della mia stanza, trovandomi in piena concentrazione. Di solito non utilizzavo il mio potere per far del male, ma non avevo scelta. Chiusi gli occhi e li riaprii, incontrando i suoi.
«Oh-oh. Occhi rossi. Mi piacciono.» disse lui venendomi incontro.
Lo fissai senza sbattere le palpebre. Mi sembrava parecchio disinteressato, come se non conoscesse il mio vero potere. Almeno, sperai fosse così.
Entrai all'interno della sua mente e scrutai la sua paura più profonda: c'era una stanza piena di polvere e Finn che strusciava via. Aveva le lacrime agli occhi e la faccia supplichevole. Mi misi nei suoi panni, finendo direttamente nella sua testa. Stava guardando un uomo grosso e con la barba folta. Gli occhi di fuoco puntati su di lui e una cintura alle mani. Un senso di terrore e ansia mi invasero il corpo. Caddi in ginocchio, mentre la voce di Finn echeggiava nella mia testa. «Ti prego, non farlo! Sarò bravo, giuro
«Il mondo non funziona così, Finn!» disse l'uomo con voce roca. «Sei una femminuccia! Sei un coglione!» e scagliò un colpo di cintura addosso a Finn.
Avvertii una fitta alla gamba, ma sapevo che era solo frutto della mente di Finn, o meglio un ricordo. L'immagine divenne sfocata. Finn aveva alzato le mani verso di lui, e con tono supplichevole gridò: «Basta, ti prego
Ma l'uomo non lo ascolto. Altri colpi incessanti mi fecero rabbrividire, mentre l'uomo barbuto si piegò verso il viso di Finn -di conseguenza era come se si fosse avvicinato al mio- e sussurrò: «Rendi orgoglioso tuo padre, coglioncello
La visione si spense e io tornai coi piedi per terra e il volto di Finn in lacrime davanti ai miei occhi.

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Daughter of Tony StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora