19) Pessimo Bugiardo

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«NO!» esclamò Finn in preda al panico. «Non denunciarlo!»
Mi girai per guardarlo. Lui era appoggiato con le mani al campo di forza, emanante bagliori e aloni bianchi. «Mi ammazzerà.»
Serrai i pugni. «Okay, allora mi consegno a Loki. Anzi, tu mi consegnerai a lui. Così farà ciò che deve fare con tuo padre.»
Finn non proferì parola. Rimase di pietra, sorreggendosi sulle ginocchia. «Vuoi consegnarti... per aiutarmi?»
Annuii. «Sì, sei forse sordo?» allargai le braccia. «Non saprà che ci siamo messi d'accordo e tu mi consegnerai come avresti fatto, normalmente.»
Guardai verso l'uscita e poggiai una mano sul campo di forza, sprigionando il mio potere. La barriera si dissolse e la mia mano ricadde verso il basso. Feci alzare Finn e lo feci sedere sul bordo del letto bianco. «Devi assecondarmi però.»
«È un suicidio per te, Ennie.» disse in tono confuso. «Ti ho quasi uccisa, due volte!»
Feci spallucce. «Non eri il primo e non sarai l'ultimo.»
Sbatté le palpebre. I suoi occhi azzurri mi fissavano con curiosità e paura. Non sembrava neanche più lui. Non era il Finn che avevo conosciuto alla tavola calda, che voleva uccidermi per la prima volta. Era un ragazzo spaventato, che desiderava solo affetto e considerazione.
Gli misi una mano sulla spalla, facendolo trasalire. «Oh, scusa scusa, mi dispiace!» esclamai.
«Sto bene.» borbottò, massaggiandosi la spalla. «Ho avuto di peggio.»
Sorrisi.
«Perché mi aiuti?» domandò.
Abbassai lo sguardo. «Beh, ho letto dentro di te e ho capito che non mi avresti fatto del male, ora come ora. E poi... perché non tollero la violenza o lo sfruttamento. Sono stufa di questo.»
Finn fece un sorriso sbilenco. «Sai, vero, che non puoi salvare tutti?»
«Sì, lo so.» risposi. «Ma intanto è meglio aiutare chi ne ha bisogno ed è a portata d'aiuto!»
Finn sospirò, scostandosi la t-shirt grigia che aveva addosso. Poi mi prese le mani, lasciandomi perplessa. Nel suo volto stavolta vidi sicurezza e intensità. Pian piano mi sembrava di vedere il Finn malizioso e stronzo della Tavola Calda. Dopodiché, il contatto visivo si interruppe, perché lui si sporse a baciarmi. Chiusi gli occhi, interrompendo qualunque altro tipo di contatto empatico o altro. Tutto ciò che potevo sentiere erano le farfalle nello stomaco e il calore sulle guance. Mi balenarono mille pensieri in testa: ripensai a Paul, alla sua tipa dai capelli biondi, a Loki e tutte le conseguenze che avrebbe potuto scaturire quel bacio.
Mi scostai lentamente da Finn e rimasi a guardare la sua maglietta grigia. Avvertii una presenta alle mie spalle, ma non mi voltai.
«Ho... ho esagerato?» mormorò cauto.
Scossi il capo. «N-no. Ho solo... mille pensieri.» gli sorrisi e mi alzai. «Vuoi che vada a prenderti qualcosa da bere?»
Finn annuì. Io mi diressi verso l'uscita, aprendo la porta ed esitando. Quando misi piede fuori, chiusi la porta alle mie spalle e generai un campo di forza color cremisi attorno alla sala, il più velocemente che potevo. Non si è mai troppo prudenti.

Non appena tornai dalla cucina accanto alla sala d'ospedale, il campo di forza era ancora intatto. Deglutii a fatica, credendo di essere stata troppo paranoica. Rimossi la quantità giusta della barriera per passare dalla porta principale e dopo richiusi il tutto. Finn era ancora sul bordo del letto, con le mani serrate e le dita intrecciate. Gli andai incontro.
«Ti ho portato del tè. Spero non sembri troppo banale.» ridacchiai.
Finn sorrise e prese la tazza. «Nah, è perfetto.»
Lo fissai, mentre osservava la tazza piena di tè caldo al limone. Non la bevve. Rimase perplesso, quasi divertito.
«Che succede?» domandai.
Finn sospirò. «È strano.»
«Cosa?»
Lui rise. «Tutto questo.»
«Hai iniziato tu.» borbottai, riferendomi a ciò che era successo prima.
«No, non quello.» sorrise. «Cioè, anche quello, ma... soprattutto il fatto che sei prevedibile. Non come me, Ennie.»
Finn sbatté le palpebre e i suoi occhi azzurri cambiarono colore: ora erano verde smeraldo. Imprecai sottovoce e feci un passo indietro. Finn si alzò dal letto e gettò a terra la tazza.
«C'era del veleno o cose simili, là dentro, vero?» indicò la tazza in pezzi sul pavimento bianco.
Lo guardai con determinazione.

"Non è Finn."

La terra tremò sotto i miei piedi, finché il volto malizioso del bruno non divenne un ghigno malefico ricoperto da una chioma corvina e pettinata all'indietro. Senza degnarmi di guardarlo un secondo di più, mi voltai di scatto e corsi verso l'uscita. Feci per rimuovere un poco della barriera per passare, ma Loki mi intercettò, bloccando del tutto la porta. Imprecai di nuovo.
«La tua misera barriera può essere rimossa solo dall'esterno, eh?» gracchiò il dio degli inganni.
Chiusi gli occhi, restando con la faccia verso la porta.
«Sei sempre stato tu?» dissi. «Alla tavola calda, durante lo scontro alla sede.» feci una pausa. «Prima...» mi toccai le labbra, provando repulsione verso me stessa.
«Non ti sfugge niente, Ennie. Ma cosa mi potevo aspettare; sei la figlia del leggendario mercante d'armi.»
Le guance mi pizzicavano, ma non avrei mai lasciato che mi vedesse piangere. Mi girai a guardarlo. Era vestito come nel mio sogno. «Dov'è il vero Finn?»
Loki si strinse nelle spalle. «Lui ha fatto ciò che gli avevo chiesto; ti ha pedinata e mi ha riferito il tuo arrivo.» sorrise malizioso. «È bastato poco per prendere le sue sembianze e far fuori il suo vecchio. Mi è bastato schioccare le dita.» e simulò lo schiocco delle dita.
Tirai un sospiro di sollievo nel sapere che era sano e salvo. Dovevo concentrarmi però. Non avrei mai lasciato che avesse i miei poteri.
«Ora, se non ti spiace, vorrei riavere i miei poteri.» allungò una mano.
Come se avessi potuto semplicemente passarglieli, come una gomma da masticare.
«Se avessi voluto riavere i tuoi poteri, me li avresti già strappati via.» replicai fredda. «Tu vuoi che io venga al tuo fianco per regnare con te, come hai detto nel mio sogno.»
Loki abbozzò un mezzo sorriso.
«Forse non ti è chiaro che non sarò mai dalla tua parte!» ringhiai. «Se vuoi i miei poteri, vieni a prenderteli!» mi misi in posizione d'attacco e i miei occhi si coprirono del solito bagliore rosso.
Il dio per tutta risposta rise di gusto. «Voglio ricordarti che ti ho quasi strozzata. Vuoi il bis e che vada a segno, stavolta?»
Lo fissai negli occhi e cercai di creare un legame, ma lui interruppe il contatto visivo e guardò fuori dalla finestra. «Ennie, non basterà un piccolo incubo a fermarmi, e lo sai. Non provare a ingannarmi. Quello posso farlo solo io.»
«E prima hai fallito!» esclamai. «Avevo capito che il comportamento di Finn, seppur falso, era diverso dal solito! Ammetto però che la tua sceneggiata del paparino e del fratello mi ha imbrogliata per bene. Quell'altro era solo un altro dei tuoi seguaci, vero?»
Lui annuì. «Sì, beh... era abbastanza incapace, alla fine.»
Lo guardai in cagnesco. «È stato arrestato e potrebbe venir messo in prigione. Non ti importa di lui?»
«Non mi è mai importato di nessuno al di fuori di me stesso»
«Bugiardo!» sbraitai. «Ti importa della tua famiglia, di tuo fratello.»
Loki mi scagliò il suo potere contro e io lo intercettai col mio, protraendo una mano in avanti.
«Loro non hanno nessuna considerazione per me.» disse calmo. «Ricambio solo il favore.»
Digrignai i denti. «Sei un fottuto pessimo bugiardo!»

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Daughter of Tony StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora