10) Presentazioni

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«Salve Ennie. Sono Steve Rogers.» si presentò il Capitano porgendomi la mano.
Deglutii a fatica e gliela strinsi. «P-piacere mio, Capitano.»
Il biondo sorrise. «Chiamami pure Steve.»
Trattenni il fiato, mentre Steve si scansò per far posto a Occhio Di Falco.
«Clint Burton!» esclamai.
Quest'ultimo assunse un'espressione stupita. «Wow, siamo davvero popolari.»
Guardai oltre lui. «T-Thor da Asgard...» balbettai, fissando il biondo. Era senza mantello e armatura; indossava un'elegante camicia a scacchi rossa e nera, u paio di jeans blu e delle Vans. «Proprio io, cara fanciulla.»
"Muscoloso come nei film." Dovetti placare la respirazione, o sarei davvero finita per terra due volte.
«E la Vedova Nera!» mi portai le mani al viso.
Natasha Romanoff si mise come in posa, con aria vittoriosa. Nonostante non avessi mai provato una grande stima per lei, fui estasiata di conoscerla.
«Piacere mio!» disse la rossa.
Infine, Bruce Banner accanto a lei mi salutò con un gesto della mano. «Ciao.»
Tutti -quasi- gli Avengers davanti a me, a presentarsi. Iniziai a saltellare su e giù con le lacrime agli occhi. Pepper ridacchiava dietro di me. Non potevo farci nulla: ero troppo entusiasta e spaventata.
«Sta' calma.» mi disse Steve allargando le braccia e con tono gentile. «Come vedi siamo esseri umani come te.»
Natasha annuì. «E abbiamo saputo ciò che hai fatto alla Tavola Calda.»
Ripensai a quel giorno, con quel Segugio Infernale. Non ho mai avuto così paura -tranne forse quando il mio patrigno alzava le mani su di me-.
Mi strofinai la tempia. «C-cos'ho fatto?»
«Hai compiuto un gesto davvero eroico e ti sei battuta.» proseguì la rossa. «Hai talento e sei molto coraggiosa!»
Divenni di sicuro rossa come i suoi capelli ricci. «Non ho fatto nulla di che.»
Lei rise. «Secondo tutti noi è moltissimo invece.»
Steve incrociò le braccia. «Vero. Non è da tutti i diciottenni battersi contro un Segugio Infernale di quella portata.»
Boccheggiai in cerca di parole umili da poter dire, ma in quel momento la mia mente era troppo occupata a pensare: "OMMIODDIO HO GLI AVENGERS DAVANTI!"
Pepper mi mise le mani sulle spalle. «Prima che le prenda un colpo, consiglio di farle vedere la sua stanza.»
"Così mi prende un colpo."
«Stanza?» ripetei confusa.
La signorina Potts annuì. «Ovviamente. Rimandarti a casa dopo l'accaduto è incivile. Devi rimetterti, tra l'altro.»
Mi toccai il punto dove ero ferita, sopra al cerotto. Mi venne un leggero conato di vomito ripensando alla flebo nel mio braccio. Nel mentre, Clint si era messo a sedere sul divano.
«Vi ringrazio, ma...» iniziai. «... devo tornare a casa. A quanto pare non sono benaccetta qui.» dissi pensando a ciò che aveva detto Tony.
Pepper guardò seria gli altri. «Ragazzi, volete scusarci un momento?»
Thor fece dietrofront, così come Bruce e Natasha. Clint si alzò a fatica dal divano. Steve lo guardò andare via, avvicinandosi a me. La sua giacca grigia svolazzò qua e là mentre si avvicinava e la sua chioma bionda brillò sotto la luce del soffitto. Mi mise una mano sulla spalla, abbassandosi un poco per arrivare a parlarmi faccia a faccia. «La chiacchierata con Tony è andata male, eh?»
Esitai, ma poi annuii.
«Lo immaginavo.» sospirò. «Sappi che non è colpa tua. Tony ha avuto i suoi buoni motivi per fare quello che ha fatto; il fatto è che è troppo orgoglioso per ammetterlo e dirti tutto.»
Lo guardai negli occhi. «È troppo orgoglioso perfino per dirlo a sua figlia?»
Storse le labbra. «Non vuole metterti nei guai.»
Non capii, ma neanche mi interessava più di tanto. Preferivo non parlarne. Steve si tirò su e salutò Pepper. «A più tardi.» e, voltandosi, andò via.

Pepper si scostò una ciocca di capelli dal volto. «Ti chiedo infinitamente scusa per il comportamento di Tony, e per i ragazzi.» fece un cenno verso il corridoio dove erano spariti gli Avengers.
«Non fa niente.» risposi. «È stato uno sbaglio venire qua.»
Pepper si strofinò le dita sul mento. «Abbiamo rilevato tracce sconosciute di qualcosa altrettanto sconosciuto all'interno del tuo cervello.» disse.
«E questo cosa c'entra?»
«Vorrei farti controllare dal dottor Bunner.»
Esitai.
«Non vogliamo farti del male, per carità.» si affrettò a dire Pepper. «Solo assicurarci che potrai continuare a vivere la tua vita senza... problemi.»
Feci le spallucce. «Finora me la sono cavata da sola.»
Lei annuì comprensiva. «Ma chi ci assicura che in futuro i tuoi poteri non aumentino notevolmente?»
Ammisi di non averci mai pensato. Mi sembrò irrilevante, finché non mi immaginai una me adulta che combatte ogni giorno per zittire le voci nella propria mente. Ricordai le notti insonni ad ascoltare quelle maledette voci che bisbigliavano cose e mi impedivano di riposare.
«Bruce saprà dirci esattamente cosa ti è successo e come fai ad avere questi poteri.» continuò lei.
Deglutii, fissando il pavimento lucido. Mi ci volle un po' per decidere, ma alla fine accettai. «Quanto ci vorrà?»
Pepper ci rifletté. «Settimane, temo.»
«Vabbè, resterò. Ma solo per i test, i controlli, eccetera.» presi il trolley e mi misi lo zaino in spalla. «Dunque, dov'è quella stanza di cui mi hai accennato?»

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Daughter of Tony StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora