3) Flashback

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«1998;» iniziò mamma, prendendo posto accanto a me sul bordo del letto. «era capodanno. Conobbi questo famoso Tony Stark, delle Stark Industries mentre stavo facendo lo spot pubblicitario per promuovere un nuovo prodotto. Ero convintissima che esso mi avrebbe portato un sacco di successo, essendo un profumo di alta qualità.» fece una pausa.
Io stavo ancora sorreggendo il panno zuppo sulla guancia, sentendo quest'ultima smettere di pulsare.
«Tony Stark era arrivato direttamente da New York per motivi di lavoro.» sospirò. «Io avevo il microfono in mano, stavo parlando del prodotto e della mia azienda, quando... gli andai addosso.»
Immaginai la scena e non potei fare a meno di ridere.
«Puoi immaginare che per me fu amore a prima vista. Io lo conoscevo per fama, ma non ero informata sul suo essere donnaiolo. Restammo in contatto per un anno e, dopo che venne a sapere che ero incinta di te, lui sparì.»

A quell'ultima frase, il mondo cambiò ai miei occhi e la terra tremava sotto ai miei piedi. Mi girò la testa e il respiro divenne irregolare.
Un idolo, un vero e proprio sensei, era mio padre... e mi aveva abbandonata.
Guardai fuori dalla finestra, aspettando che mamma continuasse, ma capii che non doveva aggiungere altro, o non voleva. I suoi occhi erano lucidi.
«Devo andare da lui.» sentenziai.
Mamma scosse il capo. «Tesoro, se non ti ha voluta, vuol dire che non vuole avere figli tra i piedi.»
«Ogni padre vuole che il proprio figlio faccia parte della sua vita.» ribattei.
Joyce non era ancora convinta. «Non ci siamo neanche potuti sposare. È stata una toccata e fuga, e in realtà non dovevi neanche nascere...» non disse quell'ultima frase con cattiveria, come per dire "non ti volevamo tra i piedi", ma come dire "è stato un incidente che non era stato programmato."
«Beh grazie.» borbottai. «Ad ogni modo però io voglio conoscerlo, voglio sapere perché ci ha abbandonate e perché non ha mai cercato di contattarci, nonostante la consapevolezza che è ormai un personaggio pubblico e tutto il mondo lo osserva.»
Mamma riprese il panno bagnato e lo posò sopra al comodino, guardandomi con preoccupazione. «New York è lontanissima e non vorrei che tu ti perda.»
«Mamma, sono maggiorenne ormai. Prenderò i mezzi di trasporto e non mi perderò, te lo prometto.»
«E la scuola?»
Sbuffai una risata. «Finora non ho insufficienze. Tra l'altro, il prof di chimica mi odia perché dice che ne so più di lui.»
Riuscii a strapparle una risata.
«Ti prego... fammi andare da lui. Ti riporterò tutte le risposte che cerchi da diciotto anni.» le presi le mani tra le mie.
Joyce cedette. «Okay, Ennie. Promettimi però che mi chiamerai ogni sera.»
Annuii. Lei mi abbracciò, pattandomi la schiena.
«Sarai fiera di me.» le sorrisi sicura. «Magari, diventerò anche un Avenger.»
Lei rise. «Tesoro, quelli sono eroi. Hanno armature, superpoteri...»
La guardai fiera. «Mh, come tu hai dei segreti, ne ho anche io.» ammisi.
«Cosa?!»
«Mamma, c'è una cosa che devo raccontarti pure io.» dissi.

FLASHBACK:

16/10/15

«Bella, raga! Tutti da Mike stasera?» esclamò Thomas dopo essersi seduto al nostro tavolo.
La mensa all'ora di pranzo sembrava una bolgia durante un mercatino dell'usato; gente che urlava, pezzi di cibo che volavano e indulti gratuiti da ragazzi dei tavoli accanto.
«No, stasera no.» risposi giocherellando con la forchetta sopra ad un piatto di verdure. «Devo finire delle commissioni.»
Marshall alzò gli occhi al cielo. «Sempre queste commissioni. Secondo me, non me la racconti giusta.»
Marshall era sempre stata una ragazza sveglia e mentirle a volte sembrava quasi impossibile. Non avevo scelta però.
«Pazienza, sarà per domani.» esordì Jess. «Alla fine, Mike-Puzza-Grossa incute timore a tutti.»
Sorrisi ripensando al buon vecchio ciccione Mike che lavorava al bar in centro; se non fosse stato per i baffi da messicano, sarebbe apparso come un povero di mezz'età senza moglie né figli, in cerca di un'anima in pena da corteggiare. Forse, effettivamente, era proprio così.
Misi in bocca della verdura e la masticai con gusto, quando alzai gli occhi dal piatto e notai il ragazzino nuovo arrivato del secondo anno che stava uscendo seguito da due tipetti piuttosto grossi e con l'aria di cattive intenzioni.
Con uno scatto mi alzai dalla sedia e per poco non feci cadere l'acqua addosso a Jessica. «Ops, scusa scusa!»
«Ehi, stai bene?» mi chiese lei.
«Ah sì sì, devo solo andare di corsa in bagno, perché... ho ma di pancia.» e, dopo aver afferrato lo zaino e messo in spalla, come un fulmine, corsi in bagno.
Appena mi chiusi la porta alle spalle, aprii la mia borsa e misi la mia fedele maschera nera e una anti polvere, con sopra stampato il musetto di un lupo.
Mi sciolsi i capelli legati in una coda e aggiunsi un cerchietto con tanto di orecchie da lupo nero. Dopodiché, rimossi la mia felpa degli AC/DC, la t-shirt degli Starset e gli jeans grigi, per poi indossare la mia tuta nera abbastanza aderente.
Quando mi creai questo personaggio, ammisi a me stessa di essere anche troppo fissata con i supereroi, tanto da pensare di voler diventare come uno di loro, un giorno.
Chiusi a chiave la porta de bagno col mio zaino e uscii salendo sul water e scavalcando il muro di legno che mi separava dai lavelli. Aprii la finestra più vicina e scavalcai anche quella, trovandomi fuori dalla scuola, sul giardinetto. Mi avvicinai di soppiatto ai due bulli voltati verso il ragazzo nuovo, senza fare rumore.
«Dacci i soldi, cretino.» sentenziò il più alto dei bulli.
Il ragazzo nuovo, praticamente bassissimo rispetto a loro due, scosse il capo. «Mi servono fino a stasera.» piagnucolò.
Il bullo dai capelli neri rifece il verso del suo piantarello e gli sfilò il portafogli dalle mani. «Oh-oh, l'ho preso. E ora cosa vorresti farmi? Soffiarmi contro?»
Il più sto rise. «Ahah, buona questa, Greg. E ora pestiamolo!» disse crocchiandosi le dita.
Trasalii e mi piazzai davanti ai due. «Ehi, che succede qui ragazzi? Avete per caso scordato le buone maniere? Vostra madre non ve le ha insegnate?»
I due mi guardarono perplessi.
«Oh, giusto.» continuai. «Erano troppo occupate a svolgere servizi pubblici
Il più alto mise un piede avanti. «Come ti permetti, ragazzina? E che cavolo sarebbe, carnevale?!»
«Sta calmo, Lu. Sono sicuro che questa ci lascerà stare, se non vuole beccarsi un occhio nero che si intoni alla maschera.»
«Non sarebbe male.» alzai un pugno e glielo diedi in faccia. «Su di te, intendo.»
Greg si massaggiò il naso dolorante. «Brutta figlia di...» prima che potesse contrattaccare, chiusi gli occhi e, quando li riaprii, entrai nella sua mente. Il tempo sembrò quasi fermarsi, la gravità cambiare, come se intorno a me tutto andasse a rilento per permettermi di concentrarmi solo su di lui, e in un lampo vidi la sua più grande paura: suo padre.

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Ehilà, ciao a tutti!
Spero vi piaccia questo nuovo capitolo. Fatemi sapere con un commento cosa ve ne pare, accetto consigli e critiche ovviamente! ;)
Al prossimo capitolo! ☺️💖

Daughter of Tony StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora