8) <- questa faccina dice tutto...

4.4K 249 7
                                    

La cosa peggiore dei sogni, a volte, è di non ricordarsi nulla una volta svegli.
Ero sdraiata su un lettino d'ospedale, anche se quello che vedevo avanti a me sembrava tutto fuorché un ospedale. Troppo grande la stanza e troppo vuota.
Girai la testa a destra e manca, cercando qualcuno con lo sguardo. Mi sentii molto come Rick su "The Walking Dead", nella prima stagione.
Una voce robotica e femminile mi fece sobbalzare.
«Ben svegliata e benvenuta alla nuova base segreta degli Avengers, ideata dal signor Tony Stark e ristrutturata nel
«Scusi.» la interruppi. «Ma... che ci faccio qui?»
Non che mi dispiacesse, ma avrei tanto voluto dei chiarimenti.
«Il signor Stark l'ha portata qui non appena ha scoperto la sua identità, signorina... Ennie Stark. Oh, ora capisco
Mi alzai a sedere, preoccupata.
«Sono state riportate lesioni al torace, in particolare alla costola destra; le si era conficcata una scheggia di metallo proveniente dalla sua armatura volante e ha perso molto sangue. Dovrebbe fare più attenzione quando costruisce questi apparecchi: se le parti non sono attaccate bene, rischia di cadere a pezzi e ferirla gravemente
«Davvero?» dissi sarcastica.
La voce robotica tacque. Iniziò a salirmi l'ansia: e se Tony non avesse voluto vedermi? E se lui non fosse stato lì perché era arrabbiato?
Deglutii a fatica, toccandomi la costola ferita. Sopra c'era un grosso cerotto bianco, con i bordi intrisi di sangue. Mi staccai la flebo al braccio con delicatezza. Il cuore mi andò in gola quando vidi l'ago uscirmi dal braccio. Fin da piccola avevo sviluppato la fobia degli aghi. Ricordo che una volta, per farmi una puntura al sedere, ci vollero tre medici, mia madre e il mio patrigno per tenermi ferma. Già allora ero così forte che scaraventai un dottore contro il muro.

Mi alzai dal letto, saettando ovunque il mio sguardo. Alla fine, guardai in alto. «Lei è F.R.I.D.A.Y., giusto?»
La voce robotica si attivò. «Sì, signorina. Desidera avere informazioni?» rispose educatamente.
«Sì, ehm... che stanza sarebbe questa?»
«Reparto infermeria, ideato per curare e rianimare qualunque ferito post battaglia. Desidera sapere altro
Scossi il capo. «No, la ringrazio.»
La voce si disattivò, lasciandomi al centro della stanza con un terribile silenzio nelle orecchie. Non volava una mosca. Sicuramente era una stanzona insonorizzata.
Andai alla finestra e il panorama mi lasciò senza fiato; grattacieli in lontananza e un'immensa distesa verde sotto di me. Probabilmente ero al quindicesimo o sedicesimo piano. Mi vennero quasi le vertigini. Mi voltai e andai verso la porta per uscire di lì.

"Mi hanno lasciata totalmente incustodita, come se... fossi una di loro." pensai tra me e me, mentre percorrevo lentamente il lungo corridoio illuminato e decorato con pianticelle e aggeggi elettronici. Rimasi a bocca aperta tutto il tempo, finché una voce gentile non interruppe i miei pensieri.
«Benvenuta, cara.»
Mi voltai e per poco non svenni di nuovo. «P-Pepper... Potts?!»
La rossa annuì. O almeno, credetti fosse rossa. I suoi capelli erano più sull'arancio, ma non siamo pignoli.
«Proprio io. Ho sentito parlare di te in questi ultimi giorni.» sorrise lei.
«Ultimi giorni?» mi venne un colpo. «Da quanto sono qui?»
Pepper ci pensò un po'. «Mi pare tre giorni e qualche ora. Quella creatura deve essere stata terribile, mi dispiace tanto. Come ti senti?»
Stavo per rispondere "disorientata", ma mi trattenni. «I-io non posso... crederci. Cioè sto... bene, ma...»
Pepper annuì comprensiva. «Non preoccuparti, tesoro. È normale.» mi studiò da capo a piedi. Odiavo essere studiata, ma da lei mi fece uno strano effetto. Era come portare al proprio idolo una sua foto per un autografo; ne ero lusingata.
«Somigli così tanto a tuo padre.» mormorò felice. «E a quanto pare anche il tuo intelletto è dovuto a lui.»
Andai in iper-ventilazione. Troppe cose tutte insieme, che stava succedendo?
Un'altra interruzione non migliorò affatto il mio stato. Dalla porta automatica dietro di me spuntò Happy Hogan in giacca e cravatta. A passo svelto e sguardo serio, venne verso di noi. «Pepper, ho controllato i file e li ho spediti, ma Tony non vuole saperne di uscire dal sui laboratorio.»
Pepper sospirò. Io invece rimasi a bocca aperta, come sempre. Non ero abituata a tutto ciò -e, con tutto ciò, intendo avere tante gioie in una sola giornata-.
«È lei?» chiese a Pepper indicandomi.
Pepper doveva aver annuito, perché Happy annuì a sua volta. Non la vidi; ero rivolta verso di lui.
«Ti immaginavo più bassa, considerando che il signor Stark è... lasciamo stare.» si tappò la bocca. «Se mi sentisse, mi licenzierebbe all'istante.»
Sbattei le palpebre e guardai in alto. «Oh, dei del cielo...»
«Non parliamo di dei, ti prego!» esclamò Happy. «Non ho ancora digerito il casino successo con Thor e il gabinetto.»
«C-ci s-sono anche... Thor, Loki e... e...» balbettai.
Happy fece un gesto di ovvietà. «Avevi dubbi? È la New Avengers Tower.»
Pepper mi si piazzò avanti. «Happy, è scioccata, okay? Va' a fare le tue commissioni e prepara il pranzo.»
Happy borbottò frasi incomprensibili mentre si avviava verso la porta automatica. Pepper rimase nel corridoio e tornò da me.
«Perdonalo, non è abituato ad avere adolescenti tra i piedi.»
Mi feci aria con la mano. «Non mi pare vero.» dissi. «S-sono una vostra grandissima fan.»
Pepper sorrise. «L'avevo notato. Sei molto carina e umile. Qualcun'altra si sarebbe approfittata della fortuna di essere figlia di un così importante personaggio pubblico.»
«Fortuna?» feci eco. «Non direi proprio fortuna.»
Lei abbassò lo sguardo. «Tony è cambiato da anni, ormai.»
«Non ne ho dubbi, ma per tutto questi anni mia madre e io non abbiamo mai avuto sue notizie -si fa per dire-.» replicai. «E ora che sono qui... lui si chiude in laboratorio.»
Mi pentii di parlarne proprio a lei. Non volevo mancarle di rispetto, soprattutto ora che loro stavano insieme insieme. Avrei voluto risposte però.
«Ti porto da lui.» disse in tono calmo Pepper.
«Cos...? Non voglio disturbarla, Mrs. Potts.»
«Ti prego, dammi del tu. È troppo strano sentirsi dare del lei dalla figlia del signor Stark, soprattutto ora che neanche lui lo fa più.»
"Come diavolo riesce a restare così tranquilla?" pensai. "Dovrebbe odiarmi. Voglio dire... sono la figlia di Tony, si, ma sono anche figlia di una delle sue vecchie fiamme."
Pepper mi guidò lungo i corridoi super tecnologici della Avengers Tower, lasciandomi dietro con la bocca ancora spalancata e sotto shock.

————————————

Daughter of Tony StarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora