The Final Chapter

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Eh già, è finita (finalmente, almeno per me).

Uscii dallo studio a passo deciso. Avevo un piano studiato pochi minuti prima, ma sembrava perfetto. Andai in camera prima. Volevo vedere Dylan. Volevo ringraziarlo per tutte le volte che mi ha aiutato, per essere rimasto anche quando io stessa mi sarei allontanata da me, per essere l'amico che è. Sentivo il bisogno di abbracciarlo e dirgli tutte le cose che non gli ho mai detto, a voce e non in una lettera.

Arrivata davanti alla porta mi fermai. Osservai la mia mano sospesa in un momento tra decisione e insicurezza. A metà tra l'afferrare quella maniglia e dirgli addio, e il restare immobile in questo mondo a cui non appartengo, ma che comunque considero ormai come una casa.

Chiusi gli occhi e feci un lungo respiro. Strinsi forte la maniglia e la abbassai piano, quasi godendo l'ultimo tocco della maniglia che dava l'accesso alla mia stanza.

Una volta aperta la porta lo vidi seduto sul letto, lo sguardo pensante e la testa appoggiata sulle mani a coppa sostenute dalle ginocchia.

Non si accorse della mia presenza, ma non me me importò molto.

Perché appena lo vidi, seduto come al solito con lo sguardo triste che aveva sempre molto tempo prima, non riuscii a controllarmi.
Corsi verso di lui e solo allora spostò gli occhi su di me sorpreso e felice allo stesso tempo.

Mi inginocchiai davanti a lui e strinsi le braccia attorno al suo collo. Affondai il viso nell'incavo della spalla e iniziai a singhiozzare piano. Nonostante non lo amassi, sapevo che mi sarebbe mancato, sapevo che Lorenzo mi avrebbe sorpreso a pensare a lui, alle nostre chiacchierate nel piccolo cortile dell'ospedale, alle notti a ridere e a tutte le cose successe. Sapevo che non potevo dimenticarlo.

Ma sapevo anche che non potevo essere del tutto felice vicino a lui. E questo lo capiva.

"Ti prego Sophie... dimmi che non ti mettono al terzo piano." Mi strinse forte anche lui, quasi mozzandomi il respiro.

E a quelle parole, a quel gesto, al tono che aveva usato, sorrisi incoscientemente ma piangendo più di prima.

"No, Dylan, non andrò mai al terzo piano..."

Si staccò adagio dall'abbraccio e mi guardò negli occhi, come se volesse scavarmi dentro fino al midollo.

Erano felici, ma allo stesso tempo tristi e malinconici. Trasmettevano quella nostalgica allegria che ti riveste quando ripensi alla tua gioventù, ai piccoli momenti felici che non riavrai mai più. Perché infondo lo sapeva. Sapeva che doveva andare così, sapeva che non sarei rimasta per sempre. Sapeva tutto fin dall'inizio, prima di me.

"Sophie..." una lacrima rigò le guance pallide contornate da uno spunto di barba nera.

Strinse gli occhi per non perderne altre, in vano.

"Mi dispiace Dylan, mi dispiace tantissimo te lo giuro... mi dispiace, mi dispiace..." lo strinsi per la seconda volta a me, più forte di prima, continuando a sussurrare parole di conforto per entrambi.

"Lo so che non devi rimanere, non puoi. Ma non posso rassegnarmi del tutto al fatto che non ti rivedrò mai più. Mi sono rassegnato già per troppe cose: per Lorenzo, per il tuo comportamento, per i tuoi sbalzi d'umore, per il fatto che non mi ami e non mi hai mai amato come ti ho amato io. Ma non posso dimenticarmi, abbandonarmi all'idea che tu sia solo uno dei tanti fantasmi della mia mente. Non ci riesco, non voglio. Ma so che questo non è il tuo mondo e lo capisco. Ma cazzo Sophie io ti amo, ti ho amata dal primo momento in cui ti ho vista entrare in quello studio, e ti amo tutt'ora. E non riesco a capacitarmi che tu debba andare via, che io non ti possa più vedere, abbracciare, scambiare anche una delle più insignificanti parole con te."

Psycho 2//LorenzoOstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora