Capitolo 6

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(Sì, lui sarebbe Mr White.)

Avevo paura di aprire gli occhi. Non volevo ritrovarmi nella 128 assieme a quella sottospecie di ragazzo. Volevo risvegliarmi tra le braccia di Lore, nella 107, come tanto tempo fa.

Un rumore metallico, a me molto familiare, mi fece sorridere. Aprii finalmente gli occhi e quello che trovai davanti a me era la cosa più bella che avessi mai visto.

Il sorriso bianco e perfetto del moro era davanti al mio naso, mentre il suo pollice accarezzava dolcemente il mio labbro inferiore. Glielo baciai e poi passai alle sue labbra.

La sua lingua picchiettava sul mio labbro, gli concessi l'accesso e subito sentii milioni e milioni di farfalle svolazzare nel mio stomaco. Mi era mancata quella sensazione di pace quando mi risvegliavo tra le sue braccia e mi dava il buongiorno con un bacio.

"Ben svegliata principessa."

La sua voce ancora assonnata mi fece sorridere di più.

"Buongiorno anche a te."

Ci alzammo per andare a fare colazione.

Era strano passeggiare tra quei corridoi che per anni mi hanno fatto da casa, dopo quello che per me era quasi un anno. Ma nessuno notava la mia tensione. Forse ero sempre stata qui, non ero scomparsa per mesi come avevo creduto. Nonostante tutto questo casino io mi ricordo di aver passato molti mesi sotto le vesti di Eleonora.

Forse era stato solo un brutto sogno che sembrava fosse durato una vita intera. Almeno lo speravo. Non voglio risvegliarmi da un coma e scoprire che tutto questo era solo un sogno, come è già successo.

Scacciai i pensieri nella mia testa scuotendo di poco la testa e strinsi di più la mano di Lore, che mi portò più vicino a lui e mi cinse le spalle con un suo braccio esile.

Ci sedemmo ad un tavolo con il solito caffè e la brioche semplice e molliccia in un vassoio di ferro.

Non so il motivo esatto, ma mi sentivo bene a fare colazione in quella sala comune. Con tutti quei malati di mente attorno a me mi sentivo in un qualche modo... a casa.

Perché è quella che è stata per me la Hoxen's Madhouse per più di tre anni. E, inutile dire, il tempo prima di venire qua me lo ricordo appena. E sicuramente era meno divertente di stare in questo manicomio, secondo me.

"Vuoi che ti accompagno da Mr White?" Avevamo appena finito di mangiare e stavamo ritornando in camera quando mi ricordai delle visite.

Mr White. Mi duole ammetterlo ma... mi mancava. Le chiacchierate con lui mi facevano sentire meno stressata e più libera da pesi inutili. Era lo psicologo migliore del mondo secondo me.

Chissà se sua moglie e sua figlia sono con lui e stanno bene.

"Si certo."
Sorrisi ai due occhioni profondi che mi guardavano divertiti, non so da che cosa sinceramente.

Poi il suo pollice passò sopra al labbro superiore, pulendomi dai baffi di caffè.

Feci un sorriso imbarazzato prima  passare il dorso della mano su tutta la superficie della bocca.

Arrivammo davanti alla porta scura dello studio di Mr White. Sembrava fosse passata un'eternità dall'ultima volta che ci entrai.

Diedi un veloce bacio a stampo sulle labbra di Lore, lo salutai ed entrai.

"Sophie! Accomodati pure."

I suoi occhi color caramello mi accolsero nello studio tappezzato di carta da parati color panna con dei strani motivi neri. Mi accomodai su una poltrona davanti a lui. Era vestito con una semplice camicia azzurra e dei pantaloni neri abbinati alle sue scarpe. Scrisse qualcosa sul suo taccuino e poi alzò lo sguardo per sorridermi.

Il suo sorriso mi calmò dalle tensioni che si stavano facendo largo nel mio corpo.

Ma appena incontrai i suoi occhi mi ritornó alla mente un ricordo.

Io e Lorenzo stavamo correndo all'esterno del manicomio con la famiglia White dietro di noi.

"Ce l'avete fatta!"

Mr White ci sorrise. Eravamo liberi.

Il manicomio era andato distrutto... Non doveva esserci niente di niente in questo posto, se non le macerie dell'edificio.

La testa inizió a girare e la voce dello psicologo si fece sempre più lontana.

"Sophie! Sophie che hai? Chiamate un'infermiera!"

Presi la testa tra le mani e strinsi gli occhi più forte che potevo fino a farmi male, fino a farli tremare.

Il silenzio più assoluto invase le mie orecchie. Dopo essermi tranquillizzata aprii piano gli occhi.

Ero seduta per terra in un angolo di una stanza con le pareti bianche, ma sporche, quindi sembravano grigie.

Avevo le ginocchia al petto e le braccia attorno ad esse per essere ancora più piccola.

"Ti senti bene?"

Una voce roca diventò sempre più nitida, come le immagini.

Il volto pallido di Dylan era davanti a me. Aveva la fronte corrugata che gli dava un'espressione curiosa.

Tese una mano davanti per aiutarmi a rialzarmi.
Titubante, l'afferrai. Subito si sentì una scossa attraversare i corpi di entrambi, facendomi ritirare il braccio. Ricaddi a terra con un tonfo buffo e mi rialzai da sola sbuffando.

"Ma che era?"

"Elettricità, Dylan." Sbuffai ancora più scocciata di prima, mentre lui alzò gli occhi al cielo emettendo uno sbuffo rumoroso.

"Stai bene?" La sua voce si addolcì e mi girai verso di lui.

"Sto bene, era solo un incubo."

Annuì per poi riprendere a parlare.

"Mi vuoi dire, si o no, il tuo nome?"

"Mmh, fammici pensare." Mi grattai il mento rivolgendo lo sguardo verso l'alto, facendo finta di pensare.

Poi, assumendo un'espressione seria, rivolsi lo sguardo più rabbioso che potevo fare dritto nei suoi occhi.

"No."

Psycho 2//LorenzoOstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora