CAPITOLO UNDICI

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Mi si avventa contro, il membro sempre più grosso e rigido; il mio corpo si è ormai perfettamente adattato al suo e ci muoviamo l'uno nell'altra, contro il muro. Ancora.

Le sue carezze mi infiammano, mi innalzano e poi mi abbandonano, morbidamente, in una bolla che ne vuole di più, sempre di più... e ogni ansito è una richiesta, ogni carezza una preghiera, ogni stretta, un'urgenza.

Finalmente Chang Wook mi stringe le natiche e si volta bruscamente su se stesso; avvinghiata a lui, le mie gambe strette attorno ai suoi fianchi, non ho idea di dove voglia portarmi. E non m'importa. Gli mordo il collo, succhiando.

"Aish, piccola..."

"Sssst" mugolo, leccandogli la pelle offesa; "lo coprirò con il trucco..."

Roteo i fianchi attorno al suo membro, sempre più velocemente, solo per punirlo di qualcosa che ancora non so, più che per soddisfare me stessa; gli sussurro nell'orecchio "Chang Wook-shi..." mentre lui cammina, non importa fino a dove, non importa fino a quando...

"Ah!"

Un getto d'acqua calda mi colpisce la schiena all'improvviso. Ho il vestito fradicio, sono senza mutandine e lui è tutto scivoloso.

Mi adagia, seduta per metà, su un ripiano fissato tra le mattonelle – forse destinato a sorreggere prodotti da bagno – bloccandomi una spalla con la mano. L'acqua scorre tra di noi, calda; la sento percorrermi il solco tra i seni, il ventre, e poi cadere sotto, tra le mie gambe, mischiandosi tra di noi.

Sbuffando, Chang Wook scivola velocemente fuori da me per sfilarsi quel che gli è rimasto addosso. Quando però cerco di imitarlo, per non cadere in avanti sono costretta a sorreggermi al supporto per il soffione, in alto. Ed è a quel punto che lui mi libera la spalla, strattonando la stoffa bagnata del mio abito fino a denudarmi del tutto. Si sfama al mio petto mentre grido e gli affondo di nuovo una mano tra i capelli, sotto il getto dell'acqua. Poi risale il mio corpo con le labbra, marchiandomi di baci. Quando mi raggiunge il viso gli mordo il labbro inferiore, poi il superiore, succhiandogli la lingua come se fosse l'unico nutrimento possibile in un mondo arido da cui non potrò più attingere nulla; e lui, sussurrando tra un bacio e l'altro, si lascia sfuggire sempre due parole:

"Mi dispiace."

Mi sto reggendo ancora al supporto per il soffione con una mano, mentre con l'altra gli percorro febbrilmente il petto bagnato, i capezzoli, i tendini del collo, le spalle, i muscoli e tutto ciò che la mia pelle potrebbe ricordare... infatti, quando scendo oltre l'ombelico trovandolo nudo, lo afferro carezzandolo su e giù. Spalanco gli occhi sotto l'acqua solo per godermi lo spettacolo del suo viso preso dal piacere; perfino quando cerca di bloccarmi la mano io continuo solo per il bisogno di non smettere, di tenerlo con me, di non dimenticare...

"Amy, piccola..." Mi circonda il viso con entrambe le mani, baciandomi dolcemente mentre mi scivola ancora dentro con una spinta decisa. Mi costringe ad abbandonare il mio appiglio di fortuna per circondarlo di nuovo con le braccia e, mentre mi ancoro a lui, mi strappa il vestito per stringermi un seno.

Ripete il mio nome baciandomi le labbra, gli occhi, il naso; perfino quando le sue spinte si fanno urgenti e disperate mi chiama da una distanza grandissima, come se il mo cuore avesse già imbracciato uno scudo mentre il mio corpo, vinto, avesse invece deciso di restare qui.

Stavolta vengo gridando, l'acqua che mi brucia la gola, che mi scorre addosso, e lui mi tiene stretta anche dopo l'orgasmo, come se fossi una piuma leggera che il vento potrebbe portare via.

"Bellissima" mi sussurra all'orecchio, e le sue parole sanno di lacrime.

*** *** ***

Non so da quanto tempo siamo immersi nel buio e non m'importa.

Sotto di me, adesso, qualcosa di soffice come cuscini ma spazioso come un letto. Ho perso la cognizione del tempo e della distanza: l'unica cosa importante è lui, solo lui, e quello che stiamo facendo. Dopo l'ennesimo orgasmo, Chang Wook mi ha lavata delicatamente con le proprie mani. Adesso si è abbassato sul mio corpo per affondare il viso tra le mie gambe. Il piacere che mi regala è macchiato di malinconia, di paura e per questo, forse, è ancora più intenso. Vorrei sussurrarglielo, gridarlo, scriverlo sui muri... ma non oso. Non voglio che fugga via. Per questo non voglio permettermi di negargli nulla.

Una nuova ondata di piacere mi scuote e spalanco la bocca in un felice, muto grido che racchiude tutto pur senza parole; lui non mi lascia però nemmeno il tempo di riprendermi, perché mi possiede nuovamente, stanco eppure mai soddisfatto, come se dovesse riempire un vuoto o colmare una distanza a cui, di nuovo, nessuno di noi vuole dare un nome.

Non abbiamo più fiato, ma Chang Wook continua a baciarmi febbrilmente, senza sosta, rubando la libertà a un tempo crudele. Mi volta, mi afferra i fianchi e si posiziona dietro di me, dolcemente premendosi, amabilmente affondando.

Tutto il suo corpo è una grande carezza che mi parla di urgenza e d'affanni, e di un desiderio grande quanto il suo bisogno di essere amato.

E ci adagiamo l'uno accanto all'altra solo quando i nostri cuori pompano troppo forte, le nostre ginocchia tremano, il nostro fiato viene a mancare.

Che cosa fragile, il corpo umano: non riesce mai a contenere tutta l'anima.


Despite Love - Nonostante l'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora