18.

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"Magnus?". Gli occhi castani di Alec iniziarono a bagnarsi di lacrime, e ciò portò ad una colorazione più verde.
"Magnus, mi senti?". Lo stregone non si muoveva, ma lo fissava solo dritto, nei suoi occhi disperati, ma allo stesso tempo felici.

"A-alec", borbottò Magnus, cercando di alzarsi dal letto.

"Stai fermo, hai bisogno di riposarti". Alec andò con la sua mano a sfiorare le ciocche dei capelli che ricadevano sulla fronte del ragazzo sdraiato.

"Ci sei solo te?", chiese Magnus con voce roca, incapace di girare la testa.

"No, vicino la porta ci sono Jace, Isabelle, Clary e Dot". Alec si girò verso gli altri per fargli segno di avvicinarsi.

"Ciao ragazzi", salutò Magnus a voce bassa, ma Alec sapeva che nel tono c'era quel tanto di entusiasmo che avrebbe reso la sua voce molto più suadente e contenta se solo fosse stato in forma.

"Come ti senti?", chiese Dot, sorridendogli. Anche Magnus provò ad abbozzarne uno.

"Indolenzito", rispose lo stregone, poi sbadigliò; Alec si girò verso Dot per chiederle qualcosa, ma evidentemente ci ripensò dato che si girò verso Magnus subito dopo.

"Calcola che è stata Dot a salvarti la vita. È riuscita a curarti in solo dieci minuti!", esclamò Alec.

"Beh, ha preso da me", ribatté Magnus, sempre fiocamente, ma quell'espressione bastò per far ridere tutte le persone intorno a lui.

"Sì, ma è stato Alec a fare in modo che tu non morissi", disse Dot, sorprendendo il ragazzo, che ormai la stava guardando sbalordito.

"Sì, infatti ha litigato con nostra madre un sacco di volte. Per di più alla fine ci ha parlato con calma e si sono chiarite, per cui ti ha liberato", s'intromise Isabelle, poggiando la mano sulla spalla del fratello.

"E per di più ha anche salvato la mia vita! È un grande", aggiunse Jace. Alec sentì le sue guance diventare calde, rosse per l'imbarazzo.

"Alec Alec", mugugnò Magnus, "Jace la pensa come me". Al ragazzo dai capelli neri venne da sorridere, emozionato per quanto affermato dal suo amore, poi cercò di cambiare discorso prima che si fosse sciolto.

"Per quanto tempo dovrà stare così, fermo e immobile?", chiese il ragazzo, voltandosi verso la strega dietro di lui

"È questione di un altro quarto d'ora. Ora è normale che si senta così, è anche senza poteri!", spiega Dot, fissando quasi cupamente gli occhi di Alec.

"E quand'è che imparerà di nuovo a controllare la sua magia?" Forse Alec stava facendo troppe domande, ma era preoccupato e al momento non voleva vedere niente, apparte la ripresa delle forze della persona da lui amata.

"Questo non è compito mio". Il viso di Dot si addolcì, ma ad Alec diede fastidio quest'affermazione. Il ragazzo osservò sua sorella Isabelle, che si trovava dietro la strega, e la guardava in modo strano.

"Se non te, chi altro potrà aiutare Magnus? Sei te la strega qui!", esclamò Clary, togliendo ad Alec le parole di bocca. Era una delle poche volte che stimava la ragazza dai capelli rossi.

"Non si tratta di streghe o persone magiche. La persona che dovrà aiutare Magnus a riprendere possesso dei suoi poteri deve essere qualcuno che gli stia sempre accanto e che lo ami veramente. Da qui Magnus apprenderà da solo", spiegò Dot, e tutti fissarono Alec. Il ragazzo sorrise dentro di sé, perché sapeva che quello fosse il suo compito, ma si sentì anche tremendamente in imbarazzo, perché la situazione con Magnus, prima dell'incidente, era un po' complicata dato che lo Shadowhunter gli aveva fatto capire qualcosa di sbagliato, ovvero che amava ancora Jace. Ma quella cotta, che sembrava ormai così lontana, era passata e Alec sentiva l'immenso bisogno di risolvere le cose con Magnus.

"E allora sappiamo chi può essere la persona giusta", ribatté Jace, facendo l'occhiolino al suo parabatai. Invitò, con un cenno di mano, Isabelle, Clary e Dot ad uscire dalla stanza di Alec in modo che lo Shadowhunter e il Nascosto rimanessero da soli.
Una volta usciti, la porta venne chiusa più delicatamente del previsto.

Alec andò a prendere una brocca con dell'acqua da offrire a Magnus e quando ritornò al letto, trovò lo stregone seduto, con la schiena che, affondata sul cuscino, che poggiava sulla testiera del letto. Alec buttò l'occhio sulla giacca piena di motivi d'oro, che si era strappata e lasciava intravedere alcuni particolari del suo corpo.

"Alexander, tutto bene?", lo chiamò, e agitò la testa per distogliersi da quella visione. Per di più si focalizzò sul suo nome, che solo lui sapeva dire così bene e in quel momento realizzò di essergli mancato tanto.

"Oh sì", rispose un po' stordito. Si sedette sulla sedia accanto al suo letto, poi versò l'acqua della brocca di vetro in un bicchiere che era sul comodino davanti a lui. "Tieni", disse quando glielo porse. Lo stregone, evidentemente assetato, bevve in un solo sorso tutta l'acqua.

"Mi spieghi dall'inizio cosa mi è successo?", chiese Magnus con un filo di voce, dopo essersi passato la mano fina sulle labbra.

"Non ricordi niente di quant'è accaduto?". Alec si meravigliò, in quanto era pronto a raccontargli tutto, ma temeva che, in quelle condizioni, fosse troppo debole per sentire un discorso del genere.

"L'ultima visione che ho è quella di noi due, uno di fronte all'altro, che ci eravamo appena dati un bacio". Magnus sembrò sorridere, e ad Alec gli si sciolse il cuore.

"E ti ricordi di quel che ti ho detto dopo?", chiese Alec, con la speranza che gli rispondesse di no.

"Sì ma non voglio parlarne ora". Il viso di Magnus era pallido e solo in quel momento Alec aveva notato quanto fosse dimagrito.

"Infatti discuteremo dopo". Alec si senti opprimere: nonostante fosse von Magnus, non vedeva l'ora di far andar via quel momento.

"Dai, raccontami". Magnus sembrava troppo impaziente, come un bambino che, durante la notte di Natale aspetta con ansia che Babbo Natale gli porti i regali.

"Mia madre si era impazzita e non so se per paura di Valentine o altro, ha indetto una campagna a favore dell'uccisione dei Nascosti. Così ti ha rapito e ti ha imprigionato nei sotterranei, e per di più ti ha appeso ad una corda attraverso il collo". Ad Alec vennero i brividi al solo ricordo della paura che aveva quando l'aveva visto in quello stato.

"Chi c'era oltre a me, in quelle condizioni?". Magnus voleva sapere troppi dettagli.

"I tuoi amici sono stati catturati per un po', ma nessuno era appeso come lo eri te, perché per mia madre il problema eri solo tu". Le labbra di Alec si muovevano da sole, non voleva dire una cosa del genere.

"E poi?". Il tono di Magnus s'irrigidì: Alec ne percepì la collera che c'era.

"Ho fatto capire a mia madre che eri, che sei una persona come tutte le altre, e ti ha lasciato andare. Ma ce n'è voluto!". Alec si asciugò la fronte per le particelle di sudore che si stavano formando a causa dell'ansia. "Ci sarebbe un discorso lunghissimo da farci su, a partire dall'ultima scena che ti ricordi".

"Beh, e perché non lo fai?". Magnus sembrava essere sempre più offeso, e ciò fece star male Alec, che lo guardava come una pover'anima in pena.

"È tanta roba, non so se sei pronto". Lo Shadowhunter voleva chiudere quella conversazione il più presto possibile, ma aveva paura che gravasse sulla salute dello stregone: preferiva andarci piano.

"Sono pronto". Magnus respirò profondamente, poi abbozzò un sorriso, cosa che fece stare meglio anche Alec, perché sapeva che almeno non era arrabbiato con lui.

"Beh... allora...". Le parole sembravano non uscire fuori, ma non furono l'unica cosa ad impedire la nascita del nuovo discorso, quello dell'amore che Alec provava verso Magnus, perché qualcuno, senza preavviso e senza bussare, si presentò nella camera di Alec.

hola!
evviva, Magnus sta benone.😍
spero vi piaccia.❤
Miry.

BAD REPUTATION [Malec]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora