Capitolo 6: Pericolo (✅)

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Quando il beta di Sebastian scomparve dietro la porta, calò un silenzio pieno di tensione. L'Alpha stava guardando Magnus senza sbattere le palpebre; sicuramente stavano intrattenendo una conversazione con la mente. Katherine sbuffò; stava perdendo la pazienza, cosa ci faceva lì? Senza dire niente cominciò ad allontanarsi da loro. La Villa era silenziosa, in fondo erano tutti a letto. Continuò a camminare lungo un corridoio che non sembrava finire mai, quando qualcuno le prese la mano. Si girò di scatto, col cuore che le batteva fortissimo. Appena vide gli occhi blu del compagno tirò un sospiro di sollievo e si rilassò di poco.

Successivamente lo guardò nella penombra. La poca luce lo faceva sembrare un uomo misterioso, ma anche un po' inquietante. «Perché hai voluto che venissi con te?» domandò, mentre cominciavano a camminare ancora una volta, spostandosi da quel corridoio troppo buio per poter parlare. «Non volevo lasciarti da sola, soprattutto non durante la notte» rispose serio, mentre appoggiava una mano sulla guancia di lei e ci lasciava delle carezze che anche per uno come lui erano troppo delicate.

Fece un mezzo sorriso, per poi scuotere la testa. «Come ti senti? Stai meglio?» chiese, mentre la giovane era rimasta a fissarlo quasi imbambolata. Sbatté velocemente le palpebre per poi annuire e guardarsi intorno. Sicuramente quelle casa aveva delle stanze che non aspettavano altro che essere scoperte e la lupa non vedeva l'ora di metterci piede. Non sapeva bene cosa fare, anche perché era abbastanza tardi e non sapeva cos'aveva in mente il suo compagno. «Voglio farti vedere il mio ufficio» affermò. Mano nelle mano si avviarono alla volta della porta di legno, dove, a caratteri molto eleganti e sempre su una targhetta, c'era scritto: Ufficio dell'Alpha.

L'uomo attraversò l'uscio, per poi mettersi da parte e far entrare anche la compagna. La stanza era abbastanza spoglia visto che aveva una scrivania, una lampada di un semplice nero accesa e due poltrone davanti a un camino spento. Katherine rimase a guardarlo per un po'; desiderava tanto potersi sedere lì davanti a ammirare quel fuoco che le era sempre stato vicino. Sebastian si accorse che continuava ad ammirare quel comignolo, tanto che le chiese:

«C'è qualcosa che non va?».

La giovane si girò verso di lui e scosse immediatamente la testa, anche se a dire il vero qualcosa che non andava c'era: non era acceso.

Non sapeva come chiederglielo, così decise di stare zitta e a mettere a freno la sua voglia di vedere ancora una volta un focolare dipinto di tanti colori. Si sedette sulla poltrona blu, accavallando le gambe e sospirando. Dentro l'ufficio non aveva nessuna foto e la ragazza non ne capiva il motivo. Suo padre ne teneva molte, soprattutto dei genitori e della sua famiglia. Decise però di non fare domande.

Non sapeva la sua storia, o almeno era a conoscenza di quello che si diceva in giro, quindi non voleva addentrarsi in argomenti che magari per lui erano difficili da digerire. Dentro quella stanza non faceva affatto caldo, quindi forse poteva essere una scusa per accendere il fuoco. «Sebastian...» disse, notando che il lupo si sedeva sulla poltrona vicino alla sua. La guardò per qualche secondo, come se volesse assaporare la sua voce pronunciare il suo nome. Arrossì. «Dimmi, piccola lupa» soffiò, mentre si metteva un dito sotto al mento e assumeva un'espressione attenta e seria. «Potresti accendere il fuoco? Ho un po' freddo» ammise, chiudendo gli occhi visto che non voleva vedere la sua reazione.

Non seppe perché lo fece, in fondo era una domanda innocente. Era come se avesse paura di qualcosa che non sapeva. Aver timore di qualcosa di invisibile e che non si conosceva distruggeva le persone, non le lasciava in pace... Sebastian si alzò dal suo posto e da un cassettone sotto al camino che la lupa non aveva visto, notò tantissimi pezzi di legno che poi l'Alpha mise dentro al comignolo e accese il fuoco. Con molta calma poi si risiedette sulla sua poltrona e si mise a guardare insistentemente la compagna.

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