Capitolo 9: La guarigione (✅)

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Senza che nessuno potesse rendersene conto, alcuni giorni erano già volati nell'abisso del tempo. Katherine era abbastanza guarita e quel giorno si apprestava a togliersi quella garza che che le aveva praticamente impedito di muoversi. Era stesa sul letto, mentre aspettava che il dottore arrivasse per controllare che la ferita si stesse rimarginando. Sebastian era chiuso nel suo ufficio quasi da due giorni. Non lo vedeva molto, e quel giorno era intenzionata fargli una sorpresa e andare da lui.

Continuava a guardare la porta intensamente, sperando che Magnus entrasse e le desse delle buone notizie. Per aiutarla a cambiarsi o farsi un bagno, in quei due giorni era stata aiutata dalle sue sarte che le avevano anche portato i vestiti che avevano cucito. Erano davvero meravigliosi, alcuni avrebbe dovuto utilizzarli per serate molto importanti data la loro eleganza. Immersa tra i suoi pensieri, finalmente l'uomo entrò sempre con la sua valigetta in mano e sorrise subito alla ragazza, facendole un inchino.

Katherine sorrise a sua volta, dicendogli che non era di vitale importanza inchinarsi. «Lei è la Luna del branco, è impossibile non inchinarsi, sarebbe un oltraggio» le rispose serio e con una lieve increspatura sulle labbra. La lupa non sapeva cosa rispondere, si trovava spesso in quelle situazioni imbarazzanti. Decise di non parlare e lasciò che Magnus svolgesse il suo lavoro senza fargli domande affrettate.

Le tolse la garza molto delicatamente, come faceva ogni giorno per cambiarla, poi iniziò a studiare la ferita. La ragazza guardò la sua espressione, cercando di capire se di lì a poco le avrebbe dato una bella notizia o meno. Il problema era che non riusciva a capire, il volto dell'uomo non trasmetteva nessuna emozione, era impassibile. Passarono i minuti e ancora non le aveva detto nulla.

La lupa cominciava a spazientirsi, ma doveva aspettare, non voleva mettergli fretta, anche se lei ne aveva parecchia. «Qualche giorno fa, il liquido che ti ho versato sulla ferita era un potete antiveleno e sembra aver funzionato, anche se c'è qualcosa che non va» sussurrò, iniziando a massaggiarsi la barba e cercare di capire cosa non andasse. Katherine chiuse gli occhi, intuendo che avrebbe dovuto stare sul quel letto ancora per un bel po'.

Sbuffò pesantemente, stringendo i pugni e maledicendosi per non essere stata in grado di proteggersi da quel lupo. Se fosse stata più coraggiosa e avesse almeno provato a combattere, forse ora non sarebbe in quel letto da giorni, ma fuori a visitare quel luogo e anche il villaggio del branco. «Mia Luna» la richiamò il medico, mentre prendeva altre garze e le disinfettava per mettergliele sulla ferita. Katherine alzò la testa, mettendosi in ascolto e aspettando che le dicesse quello che aveva da dire.

«Voglio che provi a camminare. La tengo io, non deve temere» sussurrò, mentre le sorrideva e le metteva un'altra garza sul piede. Quando ebbe finito, si allontanò di un passo e l'aiutò a mettersi seduta. Katherine lo guardò con tutta la speranza negli occhi, mentre appoggiava prima il piede buono e poi quello ferito sul pavimento. Non sentì alcun dolore, se non un lieve fastidio. Prese le mani del medico e si mise in piedi, rimanendo dritta per qualche secondo, anche se poi un dolore lancinante alla gamba la prese alla sprovvista e la fece urlare di dolore.

Magnus sgranò gli occhi, rimettendola sul letto e non sapendo a cosa fosse dovuto quella fitta. Tentò di tenerla ferma immobile, mentre lei continuava a muoversi e a scalciare sempre più forte. Il medico si trovava in difficoltà visto che non riusciva a tenerla ferma e contemporaneamente a iniettarle lo stesso antiveleno di giorni prima.

Il dottore, col suo udito da lupo, sentì alcuni passi sempre più vicini; stava arrivando l'Alpha. La porta della stanza si spalancò di scatto, mentre Sebastian entrava correndo e cominciava a osservare la scena a occhi sgranati. «Tienila ferma! Ti spiegherò tutto appena starà meglio» affermò l'uomo, mentre l'Alpha le prendeva subito la gamba e la teneva ferma. Katherine aveva gli occhi chiusi, ma appena il profumo del compagno entrò nelle narici, si calmò quel poco che serviva a Magnus per iniettarle il liquido.

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