Capitolo 31: Il vecchio villaggio

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Risero in contemporanea e si gustarono la colazione. Katherine era molto pensierosa; non stava nemmeno ascoltando quello che l'amica le stava dicendo. Era troppo presa dal fatto di aver visto Halem e il ciondolo che ora portava in tasca. Era troppo per lei metterselo facendo finta di niente. «Ehi, stai bene?» chiese ancora Eloise che la osservava abbastanza preoccupata. La lupa annuì subito velocemente, sentendosi molto meglio. Non aveva più dolore, ma sicuramente Sebastian le avrebbe proibito di uscire da quella stanza per settimane, ma lei non poteva permetterselo, doveva fare una cosa, una cosa che aveva sempre avuto intenzione di realizzare solo che non aveva mai trovato il coraggio. «Io... puoi chiamare Sebastian?» domandò, cominciando a torturarsi le mani e guardandola seria. Eloise la guardò interrogativa, ma non fece domande. Doveva, una volta per tutte, affrontare i suoi demoni, senza che prendessero il sopravvento su di lei. Però, non ce l'avrebbe fatta da sola, aveva bisogno di qualcuno che le sorreggesse l'anima, che le dicesse che ormai era tutto finito e che la bambina dentro di lei non si spaventasse più. E quel qualcuno poteva essere solamente il Re Degli Alpha, chi altro sennò?

L'amica uscì dalla stanza andando a chiamare Sebastian, mentre lei sentiva sempre di più il bisogno di rivedere il territorio del suo branco. Non sapeva se il compagno avrebbe accettato oppure no, ma sperava che la capisse e l'aiutasse in quel percorso che voleva affrontare a tutti costi. Chiuse gli occhi e si alzò, raccogliendosi i capelli in una coda alta e si cambiò d'abito, mettendosene uno più comodo. Uscì dalla sembra aspettando Sebastian e, quando lo vide, capì che non era affatto felice di vederla in piedi. «Prima che cominci a sbraitare contro di me, sono qui perché voglio fare una cosa, e spero che tu mi accompagnerai.» L'uomo rimase sbigottito dalla richiesta. Credeva che Eloise lo avesse chiamato perché la giovane stava male, ma fu felice nel vederla in salute. «Dove vorresti andare?» domandò, avvicinandosi alla bionda e scrutandola curioso. «Voglio andare nel territorio del mio ex branco» disse senza tanti giri di parole, mentre il Re la guardava sorpreso. Non credeva volesse andare nel suo vecchio territorio. In più forse, anzi, molto probabilmente era stato occupato da un altro branco sempre sotto il suo dominio, quindi sarebbe stato uno spreco di tempo. «Perché, ci sarà sicuramente un altro branco.»

L'espressione della ragazza gli fece capire che non le interessava. Era determinata e avrebbe visitato quel luogo un'altra volta, con o senza di lui. Sebastian non disse più niente, sbuffando e offrendole il braccio. «Durante il tragitto potresti anche dirmi cosa sta succedendo con Adam e Magnus.» Non sapeva se quella fosse la prima volta che litigassero in un modo così rude, ma sperava davvero che quei tre riuscissero a trovare un accordo. Sebastian rispose con un grugnito che gli fece guadagnare uno scappellotto sulla testa. «Sei proprio un bambino quando fai così.» Alzò gli occhi al cielo e il compagno la guardò tra l'arrabbiato e il sorpreso. «Non sono affatto un bambino, sto solo cercando di amministrare un branco che è continuamente sotto attacco» disse serio, mentre sospirava e uscivano dalla Villa. «Cassandra ora ci dirà se qualche ibrido sarà dentro la casa, è stato Magnus a convincerla. Mi odia quella donna.» Sbuffò ancora più forte e si addentrarono nel bosco. «Io non so dove sia il tuo branco» affermò l'uomo a un certo punto, fermandosi e aspettando una reazione da parte della ragazza. Quest'ultima chiuse gli occhi per dei secondi, come se riuscisse a capire la strada per il territorio del suo branco.

«Non mi ricordo molto la strada, ma sono sicura che ci arriveremo.» La sua voce aveva già iniziato a tremare leggermente, cosa che non sfuggì all'occhio attento del compagno. Proseguirono in silenzio, Katherine con gli occhi chiusi. Camminando così, tra il rumore della foresta e il respiro regolare del compagno, si sentiva dannatamente meglio. Era come se le sue gambe si muovessero da sole e lei fosse solo uno spettatore. Il compagno, di tanto in tanto, la osservava per capire se stesse bene o male, ma, grazie al legame, percepiva che era tranquilla. Ne ha di coraggio, pensò, poggiandole una mano dietro la schiena e stando attento che non andasse addosso a qualche albero o inciampasse in qualche radice. Prima di quanto si immaginasse, si addentrarono dentro un piccolo villaggio che era in rovina. C'erano ancora delle case che si ergevano, ma avevano così tante crepe che sarebbero potute cadere da un momento all'altro. Katherine, in quel momento, riaprì le palpebre e si guardò intorno, osservando un punto preciso. Una casa, lontana da tutte le altre, pareva essere quelle in condizioni migliori. Aveva uno steccato bianco che veniva quasi del tutto coperto dall'erba incolta, c'era anche un'altalena in quel giardino.

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