Capitolo 25: L'Antartide

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La giovane iniziò a guardarlo come se fosse impazzito. Non gli afferrò nemmeno la mano e si alzò, allontanandosi di qualche passo. «Beh, io posso guardarti, ma non entro» affermò seria, anche se il sorriso sul volto del ragazzo non sembrava dargli buone intenzioni. Intuendo quello che le avrebbe fatto, cominciò a correre, non sapendo che Sebastian sapeva ogni nascondiglio sulla nave. La giovane non sapeva dove andare, infatti il compagno la prese subito, bloccandola alla porta dov'era l'equipaggio. «Stai tentando di fare il cattivo ragazzo?» domandò la giovane, mentre un sorriso divertito le nasceva sul volto. «Io lo sono già.» Le fece l'occhiolino e la prese tra le braccia. «Non voglio entrare in mare, è troppo profondo e ci sono dei pesci che non vedono l'ora di staccarti gli arti» sussurrò abbastanza impaurita, mentre l'altro scoppiava in una fragorosa risata. «E va bene piccola, se non vuoi non lo facciamo.» Le da un bacio sulla guancia, poi la mise a terra e si avviò sul ponte della nave. Tra risate e molte mangiate, non si accorsero nemmeno di essere arrivati nella parte di mare ghiacciato che preannunciava l'arrivo in Antartide. Dei brividi di freddo scossero le membra della lupa che guardò il paesaggio esterno con una punta di inquietudine. Tutto intorno a lei sembrava morto e pareva non ci fosse anima viva. Se stava provando dei brividi voleva dire che la temperatura era molto bassa, tanto da far morire qualsiasi essere umano. «Stiamo per arrivare» disse l'uomo, cominciando a scaldare le braccia di Katherine che continuava a venire scossa da dei brividi. Deglutì, aspettando per un bel po' di tempo prima che potessero scendere.

Appena misero piede sul suolo ghiacciato dell'Antartide, si guardarono subito intorno, cercando di capire se ci fosse qualcuno ad aspettarli. Non videro nessuno, ma Sebastian non sembrava affatto preoccupato, in fondo sapeva che sarebbero arrivati di lì a breve. «Eccoli» affermò poco dopo il Re, mentre la ragazza socchiudeva gli occhi e tentava di vedere qualche sagoma in lontananza visto che c'era molta foschia. Poco dopo notò anche lei delle figure venire loro incontro. Non erano molte, sicuramente il resto del branco era rimasto al loro villaggio. Katherine strinse la mano di Sebastian che le mise una mano su un fianco e le baciò la fronte. Dopo pochi minuti, quello che doveva essere l'Alpha si avvicinò e fece un profondo inchino, seguito a ruota dalle tre ragazze che aveva dietro. Una doveva avere qualche anno in più di Katherine, mentre le altre due erano più bambine. Sicuramente doveva essere la famiglia dell'Alpha. «Sebastian, è un onore averti qui, come ogni anno.»

Gli sorrise lievemente, mentre i due si davano entrambe le mani e incrociavano le braccia. Era il loro saluto tipico che la donna aveva imparato grazie alle lezioni di galateo. La Luna dell'altro branco si avvicinò alla sua Regina e fece lo stesso saluto che l'altra ricambiò prontamente. «Sono lieta di conoscerti finalmente e spero che il tempo che passerà qui sarà meraviglioso.» Fece un inchino e poi chiamò le due bambine che la stavano guardando come se fosse una Dea. La Regina le guardò e sorrise. Erano davvero bellissime e identiche alla madre. Avevano delle pellicce molto pesanti, segno che non si erano ancora trasformate e che quindi soffrivano quel freddo atroce. «Io mi chiamo Alexandra, mentre loro sono le mie figlie. Su, presentatevi» affermò la madre, mettendo una mano su entrambe le spalle. Le due avanzarono timidamente e si inchinarono impacciatamente, soprattutto la piccola. «Io mi chiamo Klara, mentre mia sorella minore si chiama Maja» soffiò, mentre il vento glaciale che soffiava in quel momento rendeva difficile sentire le parole appena pronunciate.

Katherine sorrise a entrambe, salutandole come aveva fatto con la madre. Dopodiché l'Alpha, di cui ancora non sapeva il nome, si avvicinò e le fece un inchino. «Finalmente faccio la tua conoscenza. Mi chiamo Hans.» Inaspettatamente le baciò il palmo della mano, mentre il vento cominciava a imperversare, tanto dovettero subito avviarsi alla volta del villaggio, soprattutto perché le bambine non potevano rimanere fuori a lungo. Maja si aggrappò subito al braccio del padre per non perdere l'equilibrio e non smarrire la strada. Sebastian invece era tra Klara e Katherine. La bambina gli stava tenendo la mano, senza nessuna timidezza. <<Certo che ogni bambino ti adora>> disse la ragazza nella mente, mentre l'uomo le faceva l'occhiolino. <<Diciamo che mi conosce da quando è nata, così come Maja. Che ci vuoi fare, sono perfetto in ogni ruolo e in ogni momento.>> Le fece l'occhiolino e si guadagnò un pugno sul braccio. L'uomo ridacchiò, mentre in lontananza vedevano il villaggio costituito da una moltitudine di case in legno dal cui camino usciva del fumo. «Non vedo l'ora di entrare» sussurrò lei, mentre Sebastian la stringeva a sé. «Vuoi che mio trasformi e vi porto fino al villaggio? Così arriviamo prima.»

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