Capitolo 7: Gli ibridi (✅)

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Sebastian prese la compagna tra le braccia, cercando di trattenere la rabbia che aveva dentro per dopo, per quello che avrebbe fatto a quel lupo che ormai era spacciato. Tentò di trasportarla senza toccarle la caviglia ferita e avvisò mentalmente Magnus in modo che si facesse trovare nella stanza. Percorse velocemente le scale e, una volta arrivato davanti alla porta della sua camera, vide il dottore con la sua solita valigetta e lo fece entrare. Poggiò delicatamente la compagna sul letto.

La lupa non aveva smesso nemmeno un secondo di mugugnare dal dolore. Aveva le lacrime agli occhi e respirava affannosamente, mentre gocce di sudore le scendevano lungo il collo. Sebastian le prese subito la mano, baciandole il dorso e avvisando, mentalmente, tutti i suoi lupi che tra poco sarebbe andato nella sala del trono per far loro un discorso che non si sarebbero dimenticati tanto facilmente. Magnus controllò più volte la ferita, mettendosi le mani tra i capelli e facendo preoccupare l'Alpha. «Che succede?» domandò infatti quest'ultimo, iniziando ad avere un respiro irregolare.

«Non ho mai visto un morso di questo tipo. Chi l'ha morsa non è un lupo, ma qualcosa di più» disse, mentre prendeva dalla sua valigetta tutto l'occorrente per medicarle quel morso che stava cominciando ad assumere un colorito strano. «Di che stai parlando?» domandò Sebastian, mentre deglutiva e tentava in tutti i modi di tranquillizzare la ragazza che aveva iniziato a piangere dal dolore.

Il dottore prese delle garze e dei cerotti. Si fermò subito, per poi guardare il suo Alpha negli occhi e prendere un lungo respiro. «Si ricorda degli ibridi che uccise anni fa? Beh, anche questi lo sono, ma hanno qualcosa in più, è come se nel loro sangue scorresse un veleno quasi mortale. Sicuramente hanno qualcosa in più rispetto a quelli che il suo branco uccise tanti anni fa» rivelò, concentrandosi poi su una fiala contenente del liquido trasparente.

La mosse leggermente, studiandola, come se la stesse vedendo per la prima volta. Sebastian a quella rivelazione non disse niente, chiuse solo gli occhi e ringhiò, anche se poi scosse la testa e strinse la mano alla compagna; era lei ad avere la priorità in questo momento. «Stai tranquilla, starai meglio, te lo prometto...» tentò di dire, anche se la giovane ebbe un sussulto che sembrava più un mugugno che una ristata. «Smettila di fare promesse Sebastian» disse a fatica, stringendo i denti e poi osservando quello che stava facendo il dottore.

«Che cos'è?» chiese ancora; anche deglutire le faceva male. Sembrava che il dolore che provava alla caviglia si stesse irradiando in tutto il corpo, e questa cosa non le piaceva affatto. Prese a respirare affannosamente quando Magnus stappò la fiala e si avvicinò pericolosamente alla sua gamba. I due uomini si scambiarono un'occhiata, poi l'Alpha prese la gamba della compagna e la bloccò al materasso.

Quest'ultima sgranò gli occhi, intuendo che quel liquido le avrebbe fatto molto male. «Prendi dei respiri profondi e pensa a qualcosa che ti rende felice, a qualsiasi cosa» sussurrò Sebastian con voce dolce, mentre guardava ancora una volta il dottore, come se volesse fermarlo. Ma come poteva? Se non avesse versato quel liquido sulla ferita, Katherine sarebbe andata incontro alla morte. Annuì, mentre la ragazza chiudeva gli occhi e andava indietro nel tempo.

Alcune immagini le invasero la mente. Impercettibilmente sorrise quando si ricordò di quella volta in cui suo padre si era trasformato nel suo lupo gigantesco e le aveva dato il permesso di salire sulla sua groppa. Rimembrò di quanto il suo pelo fosse morbido, lucido e anche profumato, tanto profumato. Rammentò di come affondò le mani su di esso, tenendosi saldamente visto che non aveva nessuna voglia di cadere.

Il vento le carezzava il viso come faceva una madre e lei rideva, rideva più felice che mai. Il lupo nel frattempo ululava, correndo tra gli alberi della foresta vicina; voleva che tutti sentissero la felicità che provava in quel momento. Katherine sorrise e poco dopo riaprì le palpebre, notando che entrambi gli uomini la stavano guardando preoccupati.

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