Capitolo 17

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Antonello raggiunge il bar. Il solito. Ampie falcate e spalanca la porta.

Non c'è quasi nessuno. Il titolare alza la mano salutandolo mentre serve un cliente.

Antonello risponde con un cenno della testa quasi noncurante.

Ha fretta. Raggiunge l'ultimo tavolo dove l'aspetta Giampiero che ha in mano la sua solita sigaretta.

Alla sua destra e alla sua sinistra ci sono il Nero e il Violento. Sempre lì, le sue guardie del corpo.

Tira una sedia fuori e si siede. Antonello aspetta senza parlare.

Lo sguardo dei due si incrocia; seri, senza tradire alcuna emozione quasi come se avessero un conto in sospeso.

Poi Giampiero apre la bocca lasciando un sorriso sarcastico.

- Quanto sei serio Antonello.

- Mi hai dato un lavoro di merda.

Il Nero e il Violento ridono gaiamente mentre un attimo più tardi si scambiano un cinque.

- L'avevo detto io - fa il Violento portandosi una mano sul braccio opposto.

- Cosa? - chiede Antonello ignaro.

Giampiero alza le sopracciglia come se si fosse ricordato qualcosa. Esala l'ultimo tiro e frettolosamente spegne l'ultima parte della sigaretta.

- Non sai cosa abbiamo fatto. Abbiamo scommesso su di te. Il Nero pensava che ti sarebbe piaciuto il lavoretto commissionato mentre il Violento non era dello stesso avviso. Hanno scommesso un bel mucchio di soldi.

Antonello sorride.

- Quindi mentre io lavoravo voi giocavate a chi ce l'ha più lungo? - risponde stizzito.

- Anto - allarga le braccia Giampiero - il tuo spirito negativo non porterà a nulla.

- Non ho tempo da perdere.

Giampiero stringe le labbra e fa cenno di portare qualcosa da bere al barista.

Poi si rivolge ai due ragazzi a fianco - Andate a casa ragazzi. Devo parlare con Antonello.

I due, senza parlare e quasi divertiti si congedano scherzando tra loro.

Quando la porta si chiude Giampiero si avvicina ad Antonello.

Stringe il pugno destro e lo avvicina alla bocca tossendo. Deglutisce schiarendosi la voce.

Il barista nel frattempo ha portato da bere e lesto come era arrivato se ne va.

- Da quanto non parliamo da soli Antonello? - chiede finalmente serio Giampiero.

La risposta non arriva.

- Sei il migliore. Gli ultimi lavori li ho sempre commissionati a te, ti ho pagato profumatamente.

- Mi hai sempre mandato in avanscoperta - risponde calmo l'uomo più giovane.

Giampiero beve un sorso di birra. Si stropiccia un occhio e deglutisce ancora.

- L'ho fatto perché solo tu puoi farlo. Sei addestrato a farlo, sei un combattente nato. Hai sempre qualcosa in più degli altri e sei bravo a nasconderlo. Credi che mi piaccia starmene qui sapendo che tu stai li fuori in giro rischiando che tutta la nostra copertura salti? Credi che questo lavoro sia un divertimento come credono gli altri ragazzi?

- Io faccio il mio lavoro con professionalità - ribatte Antonello poggiando il dito della mano destra sul tavolo e protraendosi in avanti con il corpo - se tu mi dici di sondare il terreno, io lo sondo. Se mi dici di rubare, io rubo. Se mi ordini di andare, io vado.

- Cosa vuoi dirmi?

- Il lavoro che mi hai dato stasera è un insulto. Mi hai mandato da un branco di decerebrati che hanno ancora i denti da latte. Perché? Perché non ci hai mandato qualcun'altro?

Giampiero ha bisogno di un altro sorso. Sospira e si tocca il naso rivolgendo gli occhi su Antonello solo più tardi.

- Quella villa è una miniera d'oro per noi. Il proprietario è un ricco imprenditore che lavora per molti mesi fuori dall'Italia. Abbiamo fatto alcune ricerche e credo che all'interno della struttura ci sia qualcosa di inestimabile valore. Potrebbe essere la nostra polizza assicurativa e forse finalmente scomparire ed emigrare all'estero.

- Da quanto ci lavori?

- Un anno.

- E non mi hai detto niente! - fa Antonello buttando giù arrabbiato un lungo sorso di birra.

- È vero. Ma pensaci un po'. A chi verrebbe di svaligiare dentro la villa di uno degli imprenditori più influenti qui in città?

- Se pensi che entrerai in quella villa senza conseguenze credo che tu sia pazzo.

- Forse è vero - ribatte Giampiero - ed ecco perché entri in scena tu.

Antonello distoglie lo sguardo per un attimo e prova a fissare alcuni scaffali inaspettatamente vuoti.

C'è un lungo silenzio.

Pensa qualcosa e dopo aver ordinato finalmente le idee è pronto per parlare. Ora per lui ha tutto un senso.

- Ho capito. Ti serviva qualcuno che andasse alla festa, facesse conoscenza con l'uomo interessato ed entrasse nelle sue grazie. Non sono stato mandato lì per ricavare informazioni, tu già sapevi tutto. Tu vuoi che entri a lavorare in quella villa.

- Sapevo che ci saresti arrivato e sapevo che avresti fatto colpo.

- Perciò sembrava tutto molto semplice. Quanto hai pagato quei ragazzi per iscenare la rissa?

- Non è molto importante!

- Una ragazza per poco poteva finire gravemente in ospedale.

- Te l'ho detto. Sei il migliore.

Antonello prende il bicchiere ed è pronto a svuotare il contenuto mentre Giampiero si accende un'altra sigaretta e una nuvola di fumo divampa per poi scomparire improvvisamente.

- E ora cosa ti aspetti che io faccia? - chiede esausto.

- Ora ti prenderai qualche giorno facendogli credere che stai pensando alla sua offerta. Domani faremo il colpo stabilito e metteremo la città nuovamente in allerta. Quando tutti sapranno grazie ai media anche Claudio si farà attirare dalla morsa.

- E poi?

Giampiero finisce la birra e si pulisce le labbra con un tovagliolo.

- Dovrai scoprire tutto di quella villa. Quanti uomini, quante telecamere, impianti di allarme e turni di vigilanza. Se necessario anche quante volte vanno in bagno.

- Richiederà tempo e denaro.

- Il denaro non è un problema.

Pensieroso, Antonello si morde selvaggiamente le labbra. Chiude un momento gli occhi e li riapre stancamente.

Forse non dovrebbe riflettere così tanto.

La sua coscienza fa breccia nel suo cervello invocando un meritato riposo.

Perché complicarsi la vita? Perché porsi così tante domande ben sapendo che non otterrà risposte?

Il piano di Giampiero anche se ben studiato sembra essere una mossa suicida, un piano folle e molto probabilmente la prigione se qualcosa andasse storto.

Eppure non ha altra scelta che accettare, vincolato a vita da una promessa.

La promessa di non tradire, impossibilitato a lasciare il nuovo percorso schiuso tempo prima.

È rimasto l'ultimo sorso. Il bicchiere mezzo vuoto lo chiama a gran voce.

Poi si alza e salutato Giampiero guadagna la porta d'uscita.

Ha mal di testa. Un tremendo mal di testa.

Come te (IN LAVORAZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora