Capitolo 19

20 2 0
                                    

Rossana era rimasta tutto il pomeriggio a studiare e aveva pranzato in facoltà sola.

Amava quei momenti. Di solitudine.

Pensava.

Le dava modo di respirare, riempire i polmoni e sentirsi finalmente libera.

Ed osservava gli altri. I modi, gli atteggiamenti.

Poi ritornava a studiare anche se non riusciva a concentrarsi.

Perché la mente si concentrava ai giorni precedenti, alle discussioni, agli schiaffi presi e alla tensione vissuta in alcuni momenti.

Al rapporto difficile con la madre, l'insopportabile patrigno, alle amicizie perse con le sue migliori amiche e la rottura con il compagno.

E tutto in poco tempo.

Poteva sentire le lacrime che scorrevano sul viso, gli occhi gonfi e quella tensione che le saliva fin su la gola pronta per esplodere.

La vita le sembrava un cappio che con dolcezza e persuasione le stringeva il collo e alcuni momenti percepiva quanto quel cappio potesse aderire sulla pelle pronta a soffocarla.

Le lacrime, così strazianti, le imponevano di coprirsi con i suoi capelli; poteva nascondersi, da quel mondo che non riusciva a capirla.

Notava le gocce scendere come pioggia sui libri e il muco crearsi spazio tra le narici del naso.

Quanto era insopportabile condividere quel dolore solo con se stessa ma al tempo stesso non poteva non capire che era il momento di dire basta e frenare la sua commiserazione.

E poi si asciugava le lacrime come meglio poteva, il dorso della mano si bagnava di quell'acqua salata mentre rifletteva solo per un attimo come poteva reagire e trovare il modo di essere finalmente se stessa.

Non riusciva a continuare a studiare per quanto potesse sforzarsi e comprese che forse era il momento giusto per fermarsi.

Chiuse i libri con le pagine intrise di umidità e si alzò pronta per andare via.

Il desiderio di tornare a casa.

* * * *

Ore 20:00.
Rossana scende dall'autobus e s'incammina verso casa.

Ormai è buio e i pochi lampioni non permettono una buona visibilità. Ascolta la musica con le cuffie e prova a pensare a sua madre che di lì a poco incontrerà.

Fantastica un lungo abbraccio e prova ad immaginare una possibile conversazione a tavola. Sorride per un attimo all'idea e si appresta a prendere le chiavi in borsa.

Le prende e alza lo sguardo.

Titubante avanza ancora qualche passo mentre intravede una sagoma.

Il cuore accelera e si avvicina con circospezione.

Come non riconoscerla, Cristiana.

Che ci fa lì? E poi, a quest'ora della sera?

Ma certo, pensa, la solita che vuole sempre seminare pace.

Perfetta, i capelli decisamente ordinati, il solito sorriso.

Cristiana la vede arrivare e fa un balzo in avanti entusiasta.

Si aggiusta la gonna anche se non ce n'è bisogno e apre le braccia come se fosse pronta ad accoglierla.

Rossana la guarda con quegli occhi ancora gonfi e non ha il tempo di aprire bocca che Cristiana le si getta al collo abbracciandola.

Come te (IN LAVORAZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora