Prologo

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"A fuoco! Va tutto a fuoco"

Le persone correvano disperate per il piccolo villagio, senza meta, urlando e piangendo. Gli adulti cercavano di mettere in salvo i più anziani e i bambini. Era la fine per loro. Vivevano in mezzo alla vegetazione pura, una piccola fiamma poteva trasformarsi un incendio lungo chilometri.
Si sentiva la disperazione nell'aria, quasi quanto l'odore del fumo, e faceva caldo, molto caldo.
Keith non riusciva a capire tutto quello scalpore. Non avrebbero spento le fiamme urlando e scappando. Ma lui era solo un bambino, cosa poteva saperne?
Una mamma prese suo figlio in braccio, e trascinò l'altro per mano. Un vecchietto cammimava appoggiato alle capanne, anch'esse di legno, cercando di non essere travolto dalla massa. Gli amici e i familiari si cercavano tra di loro, urlando i propri nomi, sperando che tutti stessero bene.
E poi, dove speravano di andare?
Pensava Keith.
Le macerie cadevano per terra, dando vita ad altri incendi ed altri ancora, gli interi alberi erano cenere e il fumo nero si innalzava verso l'alto, come simbolo di potenza e di superiorità.
Lanciò un'ultima occhiata al villaggio, sapendo che nemmeno questo avrebbe cambiato le cose.
Vide un bambino, della sua stessa età, con degli occhioni più blu di qualsiasi acqua di fiume o lago avesse mai visto, e con la pelle più scura della sua, quanto una corteccia della pianta di Hevea.
Non sembrava spaventato.
Non piangeva.
Non chiamava la mamma o il papà.
Non cercava nessuno.
Sembrava solo confuso quanto lui.

Ebbe la tentazione di portarlo con sè, di portare con sè tutta quella gente, ma non poteva, perché loro vivevano dall'altra parte del fiume. E l'altra parte del fiume era terra nemica.
Tutto partiva da un principio di base, che lui aveva violato:

Il fiume non si può attraversare.

Survivor || Klance AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora