Chapter 4

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"Ancora non capisco come hai fatto ad essere così imprudente. Viviamo nel mezzo della natura, vuoi portati qualcosa per proteggerti contro attacchi come questi?"

"Anche se avessi avuto qualcosa, non mi avrebbe di certo protetto meglio!"

"E se non avessi trovato nessun bastoncino a salvarti la vita?"

"Beh, l'ho trovato ed è andata così! Smettila di rimurginarci sopra!"

"E quelle erbe? Se sono pericolose? Se quei tizi ti hanno ingann-"

"Basta!" Sbottò Keith. Agguantò la spada di pietra e si diresse verso l'uscita.

"Non mettere piede fuori da qui!" Lo ammonì la voce severa di suo padre.

Keith scostò con un movimento brusco la tendina di liane e uscì.
Quanto lo odiava, oh se lo odiava. Gli faceva salire i nervi come nessuno era mai riuscito.
Si addentrò nel fitto della giungla, diretto verso il fiume. Quante volte aveva desiderato scappare. Ma sapeva che sarebbe stato un suicidio, soprattutto da solo. Arrivò e si sedette. Lance non c'era. Cercava di ingannare l'attesa, ma quando c'era qualcosa da aspettare, il tempo sembrava correre veloce quanto un bradipo.
Sbuffò pesantemente e si rassegnò all'idea che magari non sarebbe venuto.

"Hola!"

"Lance?"
Sbucò fuori dagli alberi.

"In persona!"

"Cos'hai detto prima?" Chiese Keith.

"Hola?"

"Dove l'hai sentito?"

"Una vecchietta in villaggio lo dice sempre. Dice di avere origini dalla Spagna." Rispose Lance.

"Ah. Perché ci hai messo tanto?"

"Non mi lasciavano venire. Hanno sospettato di me quando sono sparite le bende."

"Mi dispiace."

"Tranquillo! Piuttosto a te cos'è successo? Sembri scocciato."

"Mio padre. Solito."

"Si è arrabbiato?"

"Non lo sopporto più. È diventato una furia da quando..." Si bloccò improvvisamente.

Lance capì che qualcosa non andava.

"Se non vuoi dirlo, non fa niente."

"Piuttosto è che... Voglio scappare. A mio padre non va giù che sto qui. È il vicecapo, perciò gode di un certo prestigio. Preferirebbe che io stessi in villaggio a fare azioni eroiche e a far cadere donne ai miei piedi." Ne parlò con un disgusto tale che Lance pensò stesse per rimettere di stomaco.

"Posso fare qualcosa?"

"Non lo so. È convinto che io sia il suo successore. Sono figlio unico, mi tratta come se fossi una corona d'oro. Semplicemente perché... non può averne altri."

"Io ho tanti fratelli. Devo badare a loro, per questo ogni tanto non arrivo. Loro dovrebbero pensare che ora io stia cacciando. È difficile sfamarli tutti."

"Oh. Allora vai. Caccia per loro."

"Ma tu..."

"Pazienza. Ci sono abituato. Vai."
Nessuno si preoccupa mai di cosa mi piacerebbe fare. Pensò Keith. Però Lance...

Il giorno dopo, Keith tornò con un arco e un sacchetto pieno di carne.
Lance era già lì ad aspettarlo.

"Ciao."

Lance piegò la testa, interrogativo.

"Cos'hai?"

"Delle cose."
Passò il sacchetto a Lance.

"Ho cercato di mascherarlo in modo che sembrasse cacciato da te."

Lance sciolse il nodo e gli cadde il sacchetto con un tonfo.

"C'è un cinghiale. È enorme."

"Penso basti per due giorni. Poi ti ho portato l'arco. Potrai cacciare meglio."

"Grazie, ma... Non so usarlo."

Lance sembrava commosso. Keith sorrise, felice di aver fatto quell'effetto.

"Posso insegnarti. Io preferisco la spada, ma guarda, è facile."
Keith prese la posizione.

"Devi sempre metterti di lato, quando è possibile. I piedi devono essere pari, aperti all'altezza delle spalle. Chiudi l'occhio destro o sinistro, dipende da quale ti trovi meglio, poi in base all'occhio decidi la posizione da tenere..." Persero un'ora abbondante a parlare di teoria.
Keith, dopo lunghe spiegazioni, prese la freccia dalla faretra, la incastrò sulla corda e scoccò.
Prese l'albero di fronte a loro.

"Non è un tiro bellissimo." Abbassò l'arco e lo porse a Lance, insieme alla faretra.

Lance seguì per filo e per segno le indicazioni di Keith. Tuttavia, al primo tiro, la freccia cadde misera ai piedi del ragazzo.
Keith si chinò e la raccolse.

"Mettici più forza."
Lance sprecò l'intero pomeriggio a tirare. I risultati erano scarsi. L'arco gli tremava in mano, per la forza di tenerlo teso, e nessuna freccia era rimansta incastrara nella corteccia.

"Per oggi basta." Disse Keith.

Lance si sfilò la faretra e poggiò l'arco. Aveva le braccia indolenzite e dei lividi sull'avambraccio, a casua della corda che scoccava proprio lì sopra.

"Non posso portarlo."

"Nascondilo lì. Puoi venire a prenderlo quando ne hai bisogno - e quando avrai imparato ad usarlo."

Lance nascose l'attrezzatura ai piedi dell'albero.

"Keith?"

"Sì?"

"Grazie."

Keith arrossì. Come faceva quel ragazzo a farlo sentire così? Non aveva mai provato niente di simile prima d'ora.

"Figurati, ho solo ricambiato il favore."

"Hai fatto molto di più."

Keith provava la contrastante sensazione di scappare, rifugiarsi sotto le coperte per sempre, e allo stesso tempo quella di rimanere lì con lui.

"Domani continuiamo."

"Ci vediamo" Lo salutò Lance.

Keith si incamminò verso il villaggio sospirando.
Era una sensazione strana.

Survivor || Klance AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora