Chapter 7

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Lance si svegliò con un dolore terribile alla schiena e infreddolito, nonostante la luce timorosa che gli arrivava sul viso.
Si stiracchiò, ma ogni movimento gli procurava dolore. Doveva scendere da quella camera di tortura subito.
Prima, però, decise di prepararsi mentalmente. Guardò il panorama, e immediatamente spiccò tra gli alberi bruciati una chiazza verde brillante. Era molto, molto lontana, ma Lance era sicuro di quello che aveva visto. Oh... quella zona... si era salvata. Una nuova felicità gli nacque dentro. Doveva andare lì, il più presto possibile, anche se probabilmente gli sarebbero costati più giorni di viaggio. Chissà Keith cosa ne avrebbe pensa- ... ah, Keith. La voglia di arrivare fino a lì svanì come il vapore.
Scese dall'albero con un dolore così immane che pensò di essere morto senza neanche accorgersene, poi si rimise nella via del ritorno.
Ora che ci pensava, non aveva voglia di tornare al villaggio, né tanto meno di sorbirsi la sgridata della mamma. Però non poteva rimanere per sempre nella foresta da solo, e lui aveva fame.
Niente da fare, sarebbe tornato a casa.

Dopo mezza giornata di cammino, intravide le capanne del villaggio. Stava quasi svenendo dalla fame, e doveva dormire assolutamente in modo decente. Improvvisò una corsetta, rischiando di incespicare nei suoi stessi passi, e cercò la sua capannella. Quando la avvistò, ci ripensò due volte prima di fiondarcisi dentro, e cercò di capire se sua mamma o suo padre erano in casa.
Quando l'allarme genitori non rivelò alcun parente sospetto, Lance entrò in casa e si avventò sul primo alimento che trovò.

"Lance!"

Lui saltò dalla paura e si girò, riscoprendo sua sorella Myra.

"Stupido! Io che pensavo ti fosse successo chissà cosa! Dove sei stato? Perché non sei tornato? Perché hai la schiena così rossa?"

"Camminavo."

"È una scusa?"

"Non mi sono reso conto che era troppo tardi per tornare indietro. E ho dormito su un albero."

Myra prese il respiro per sgridarlo ancora, ma non trovò niente da dire.

"Sei così idiota che non saprei di cosa incolparti adesso. Come si fa a... lasciamo stare. La mamma sta dando i numeri."

"Quando mi sono svegliato, ho visto una parte della vegetazione verde. Non è stata raggiunta dall'incendio, ma potrebbe volerci molto per arrivare fino a lì." Disse Lance.

Myra non rispose.

"Mi piacerebbe farla vedere a Keith."

Pausa.

"Fallo."

"Cosa?"

"Magari fate pace. Vai da lui. Digli che domani partite."

"Non so se..."

"Non concluderai mai niente nella vita con i dubbi. Muovi quel brutto culo, e se non si presenta vai nella sua capanna e portalo con te per un orecchio."

Lance annuì.

"Grazie, Myra." Uscì di casa, portando con sé da mangiare e inghiottendolo in un boccone.

Avanzava a passo spedito e deciso, lungo il percorso per il fiume, convinto che qualcosa sarebbe potuto cambiare. Tuttavia, ogni passo la sua determinazione scendeva Magari non ci sarebbe nemmeno stato. E se non sarebbe voluto venire? Ricordò di quando gli disse di essere figlio del vicecapo.
"Piuttosto è che... Voglio scappare. A mio padre non va giù che sto qui. È il vicecapo, perciò gode di un certo prestigio. Preferirebbe che io stessi in villaggio a fare azioni eroiche e a far cadere donne ai miei piedi."
Magari aveva deciso di...
Lance iniziò a correre, ansioso di arrivare, e, ovviamente, gli sembrava di non arrivare mai.
Sbrigati, Lance.

Keith tornò anche quel giorno nel suo solito posticino. Se Lance fosse venuto, avrebbe rivendicato il proprio spazio e l'avrebbe mandato via.
Guardava nel vuoto, non pensando specificamente a qualcosa. Ogni tanto, quasi a volerlo fare apposta, quell'oggetto inutile che si ritrovava per cervello gli inviava immagini di Lance che sorrideva, che mirava con l'arco, che gli passava le bende, Lance, Lance, e Lance...
Basta, ormai è chiusa con lui. Non fa più parte della tua vita.

"Keith!"

Keith sobbalzò e scattò in piedi, solo per poi realizzare che era... Hmpf, era Lance.

"Scemo." Keith chiuse gli occhi e si appoggiò ad un albero, vittima del capogiro.

"Che ho fatto?"

"Mi hai fatto alzare di scatto, e ora mi gira la testa e vedo dei puntini neri davanti agli occhi."

"Oh... Scusa." Disse Lance.

"Cos- Scusa? Stai bene?" Rispose Keith.

"Forse dovevo chiamarti più piano."

Keith lo fissò in silenzio.

"Lance, cosa hai mangiato stamattina?"

"Niente, lasciamo stare."

"A proposito-" Dissero all'unisono.

Lance arrossì, Keith no.

"Perché sei qui?" Chiese Keith. "Questo è il mio posto. Vengo qui da molto prima di te, e sai perché ci venivo? Perché mi piaceva stare da solo. Quindi, per favore, se puoi lasciarmi in pace..."
Sentiva che si stava autoconvincendo da solo. Nulla di quello che stava dicendo aveva senso.

Lance sembrava sul punto di scoppiare a piangere. Prese alcuni respiri profondi e parlò.

"Ieri ho visto una parte della giungla che non è stata raggiunta dal fuoco. Volevo fartela vedere, ma ci vorrà qualche giorno di viaggio."

"Non ci vai con la tua fidanzata?"

Ecco la domanda che temeva. Un solo passo falso, e sarebbe svanito tutto. Doveva trovare una scusa convincente, che non l'avesse fatto sentire una seconda opzione.

"Lei non riesce ad apprezzare queste cose come fai tu. Per me è... importante, perché un piccolo pezzo del mio luogo di nascita è riuscito a salvarsi, ma a lei non interessa. Penso tu saresti più contento di vederlo."

"Perché vuoi che venga con te?"

"Perché... voglio fartelo vedere." Disse Lance, guardando per terra.

"Nel senso, non hai altri amici? Perché vuoi sopportarmi per tutto il viaggio? E poi, la tua ragazza non è gelosa?"

"Non potrei prendere nessuno in giro come prendo te."

Eccolo, il vecchio Lance. Soppresse un sorriso.

"Domani mattina partiamo."

"Hm, okay."

"Keith..."

"Sì?"

Lance aprì la bocca.

"No, niente. A domani."

"Ciao, Lance."

No okay, ho riletto il capitolo, e come fate a sopravvivere con questi cosi così corti? Io vi stimo, devo aggiornare più spesso.

Survivor || Klance AU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora