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CAPITOLO 1

Le mie palpebre, chiuse da ore, avvertono il fascio di luce, che proviene dalla finestra semiaperta. Apro lentamente le palpebre, facendole abituare alla luce del giorno. Metto a fuoco e guardo il soffitto bianco, che ha qualche macchia di sporco e crepa. Le mura sono sbiadite e presentano numerose crepe. Da quando è morta mia madre non è più come prima. Mi alzo dallo scomodo lettino e mi stiracchio. La polvere del pavimento mi sporca i piedi. Mi avvicino alla finestra e guardo fuori: il sole splende in questa giornata di estate e ci sono molti bambini che ridono, mentre giocano tra di loro. Vorrei tornare a sorridere anche io... Qualcosa me lo impedisce ed è l'unica persona che dovrebbe aiutarmi a superare i miei problemi o paure.

<<Cosa ci fai ancora in pigiama?>> la voce di mio padre mi fa spaventare, costringendomi a guardarlo. I suoi occhi sono rossi e la rabbia esce da tutti i pori. Da quando ho perso mia madre, mio padre è diventato un mostro: beve sempre e fuma come non mai. Molte volte ha provato a violentarmi, ma qualcosa lo fermava. So solo che non devo farlo arrabbiare e obbedire come un cagnolino. Ho paura ogni volta che provo ad avere una conversazione con lui, un passo falso e mi ritrovo lividi e ferite sul mio corpo.

<<Mi sono appena alzata.>> bisbiglio

<<Urla quando parli con me.>> si avvicina scuotendo la bottiglia di birra, che ha in mano

<<Mi sono appena alzata.>> dico ad alta voce

<<Bene. Inizia a sistemare casa, io devo sbrigare alcune cose.>> si allontana e svolta l'angolo senza aggiungere altro. La mia vita è uno schifo, ma devo sopportarla se voglio continuare a vivere. Non penso mai al suicidio, anche perché so che è una cosa inutile. Apro il vecchio armadio e prendo qualche indumento comodo. La mia camera non è un granché, va a pezzi come il mio cuore... Mio padre non ha intenzione di sistemare la mia camera o la casa; dice che non abbiamo soldi e ci credo se lo stipendio, preso da un misero lavoro, lo consuma andando a prostitute. Ieri mi ha ordinato di trovare un lavoro, non appena avrò finito di sistemare casa. Vado in bagno e mi guardo allo specchio: le lacrime, versate ogni notte, mi hanno gonfiato gli occhi e ho alcuni lividi sulle guance. Sistemo i miei capelli castani in una coda e lavo la faccia, rinfrescando le mie iridi verdi. Lavo i denti e mi metto a lavoro, nel pulire la casa e darle un aspetto migliore. Inizio a lavare a terra e spolverare i mobili di ogni stanza. La porta si apre e mostra mio padre, con una sigaretta in mezzo alle labbra, mentre sfoglia la posta.

<<Cazzo! Dobbiamo pagare le bollette e non abbiamo una lira.>>

Voglio rispondere di smetterla con le stupidaggini e di tornare il padre di prima, che si preoccupava di tutto e che amava sua moglie e sua figlia... almeno credo. Mi guarda da capo a piede, mentre incava le guance inspirando la nicotina dalla sigaretta.

<<Muovi quel culo e va a trovarti un lavoro.>> mi indica la porta con il dito

<<S-si.>> annuisco e corro a lasciare gli attrezzi per pulire, per poi uscire da casa. Inizio a camminare a passo veloce e cerco di pensare dove potrei trovare lavoro. Continuo a camminare per le strade, mentre le macchine sfrecciano per la città. Derry è una città non molto grande, ma ben attrezzata di parchi, scuole o biblioteche. Quando succede qualcosa, non si esulta a farlo sapere a tutta la città. Le voci corrono e non scappano da nessuno. Mi fermo davanti ad un bar e tocco le tasche dei miei pantaloncini; ho qualche spicciolo e posso fare una colazione come si deve. Entro nel bar e l'odore del caffè si fa strada tra le mie narici. Mi avvicino al bancone e un uomo mi sorride:

<<Cosa desidera?>>

<<Cornetto alla nutella, grazie.>> dico mettendomi in punta di piedi. Nonostante abbia sedici anni, sono un po' bassina. Mentre aspetto la mia colazione, due donne accanto a me parlano attirando la mia attenzione. Le guardo e cerco di capire cosa dicono:

<<Hai sentito dell'altro ragazzino scomparso?>>

<<Si... Ancora non sanno cosa sia la causa, ma mi preoccupo molto per mio figlio.>> la donna risponde, bevendo il caffè successivamente

<<Non me ne parlare.>> la prima donna si accorge del mio interesse verso la conversazione e mi lancia un'occhiataccia. Abbasso la testa e continuo ad aspettare.

<<Vedi quella ragazza?>> sento dire dalla donna, <<Dicono che sia stata violentata dal padre molte volte e che lui la faccia prostituire per i soldi.>>

<<La madre è morta qualche anno fa, ma si vedeva che non era una famiglia affidabile.>>

Sono abituata a certe voci o commenti. Inutile dire che sono tutte balle e che eravamo una grande famiglia, prima della morte di mia madre. Odio le persone che parlano, senza sapere la verità, solo per far vedere che sanno "qualcosa" in più. In realtà devono capire che tutto ciò che si dice in giro, non è vero.

{ME}

Ciao!! Questo è il mio primo capitolo di questa storia. Spero vi stia interessando, anche se è solo l'inizio!

Cosa ne pensate?

~enxirol

You'll float too {Pennywise}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora