CAPITOLO 2
<<Ecco a lei.>> l'uomo mi sorride e mi porge il cornetto, <<Stia attenta, lo abbiamo sfornato adesso.>> Annuisco pagando la colazione e vado a sedermi ad un tavolo libero. Mordicchio la brioche e soffio per non scottare la mia lingua. Alcuni ragazzi, più o meno della mia età, entrano nel bar e vanno verso al bancone. Li fisso e invidio il loro gruppo di amici. Si vede che sono legati. Io sono sola e non ho nessun amico; a scuola sono stata sempre isolata, ma non mi hanno mai presa in giro e ringrazio il signore per questo. Forse sono anche io il problema, che non ho amici. Ora che ci penso hanno provato a conversare con me, ma io non li pensavo più di tanto e si allontanavano più di quanto non lo fossero già. Torno alla realtà e il ragazzo più alto mi guarda, abbasso la testa e continuo a mangiare la mia colazione.
<<Ciao.>> alzo la testa verso la voce e noto una ragazza
<<C-ciao.>> faccio un cenno della mano
<<Io sono Beverly, piacere.>>
<<Clarissa.>> sorrido alla ragazza dai capelli arancioni
<<Come mai tutta sola?>>
<<Non ho amici.>> ammetto
<<Vuoi venire con noi?>> chiede quasi triste, per il mio stato
<<Non posso, devo fare alcune cose per mio padre.>>
<<Un altro giorno?>> continua a chiedermi
<<Non lo so.>> sorrido e lei ricambia. I ragazzi si avvicinano, circondando il tavolino. Li guardo uno ad uno e loro mi sorridono. Mi fanno capire con lo sguardo che vogliono sedersi per farmi compagnia. Non so cosa rispondere, dato che non ho mai parlato con un mio coetaneo...
Prendono le sedie, da altri tavoli, e si siedono, per mangiare la loro colazione. Squadro uno ad uno i loro visi.
<<I-i-io s-s-sono Bill.>> mi porge la mano il ragazzo, che balbetta. La stringo sorridendogli
<<Io sono Clarissa, ma preferisco essere chiamata Clare.>> non ho più l'imbarazzo di poco fa, anzi. Mi sento molto a mio agio a parlare con loro, nonostante frequenti la stessa scuola. Riconosco un ragazzo, per via degli occhiali grandi, che coprono la maggior parte del viso.
<<Io sono->>
<<Richie.>> lo blocco, rispondendo al suo posto, <<Scusami...>> abbasso lo sguardo per l'imbarazzo
<<Oh, tranquilla. Anche io avevo l'impressione di averti già vista da qualche parte...>> si mette un dito sul mento e alza gli occhi al cielo, per ricordare qualcosa
<<Frequentiamo il corso di biologia insieme.>> sorrido, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio
<<Giusto.>> sorride
<<Qualcuno ha fatto colpo.>> un ragazzo dalla carnagione scura da delle gomitate a Richie
<<Smettila Mike!>>
Tutti ridiamo e riprendono con le presentazioni.
<<Io sono Eddie.>> un ragazzo, con i capelli ben ordinati mi sorride e cerca di nascondere il gesso, ma la mia curiosità mi fa parlare:
<<Posso firmarti il gesso?>> chiedo
<<C-certo.>> risponde imbarazzato. Estraggo un pennarello, dal mio piccolo zainetto, e lui mi porge il braccio ingessato. Leggo una scritta, che aveva in precedenza: Loser, ovvero perdente. La "s" era stata cambiata con una "v" rossa. Resto ferma un secondo e penso a come deve essere quando si è presi in giro. Fortunatamente io non so presa di mira da nessuno e me ne sto in disparte a pensare ai fatti miei. Non so perché non sono presa di mira... Non che lo voglia, ma solitamente le ragazza come me, lo sono eccome. Torno alla realtà e scrivo una frase sul gesso bianco e ci metto la mia firma. Lui legge la scritta e mi sorride, mentre diventa rosso.
<<Eddie, sei un pomodoro.>> lo prende in giro Richie
<<Non è vero.>> risponde il ragazzo coprendosi la faccia con il gesso
<<Si invece.>> ride Richie. Questo ragazzo è una peste. Nonostante abbiamo sedici anni, ci comportiamo come se ne avessimo sei. Siamo dei bambini dentro e a me piace questa sensazione.
<<Io sono Mike.>> dice il ragazzo di colore, che passa una mano tra i suoi capelli. Mi sorride e io ricambio.
<<Io sono Ben.>> mi giro dall'altra parte e un ragazzo paffuto mi saluta con un cenno della mano. Sembra così carino e che non abbia sedici anni. Penso sia il più piccolo tra tutti, <<Ma per tutti sono il "ragazzo nuovo".>> ride e anche gli altri lo accompagnano.
<<Io sono Stan.>> l'ultimo ragazzo del gruppo mi porge la mano e gliela stringo.
D'un tratto divento triste. Ho paura che si siano avvicinati solo perché conoscono le voci in città e inizieranno a prendermi in giro...
<<Cosa ti preoccupa?>> Chiede Richie
<<Pensavo alle voci che girano su di me. Da quello che so, non dovrei essere una ragazza molto affidabile.>>
<<Clare, non ti devi preoccupare delle voci. Noi vogliamo fare amicizia perché a scuola ti vediamo molto sola e perché pensiamo che sei una ragazza simpatica!>> Mi sorride Mike e io ricambio.
Continuo a guardarli uno ad uno e mi viene in mente un'idea per fare amicizia, ma il mio unico problema è mio padre. Beverly, come se mi avesse letto nel pensiero, pone la domanda che volevo fare io.<<Perché non usciamo tutti insieme? Ci riuniamo a casa di qualcuno e ci raccontiamo storie dell'orrore?>> sorride in maniera inquietante. Non mi fanno paura delle storielle, ma ho sempre quell'ansia mentre raccontano.
<<Se omettessimo la parte delle storie horror?>> chiede Stan
<<Il solito fifone.>> risponde Richie
<<Sono con lui.>> afferma terrorizzato Eddie
<<Andiamo ragazzi! Sono solo storie.>> piagnucola Beverly
<<P-p-possiamo f-f-fare a cas-s-sa mia.>> dice Bill
<<Tu ci sei Clare?>> mi domanda Ben. Bella domanda...
{ME}
Ecco il secondo capitolo della mia storia!
Scusate per eventuali errori grammaticali!~enxirol
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You'll float too {Pennywise}
FanfictionDopo la morte di sua madre, tutto è cambiato. Suo padre è cambiato, in particolar modo. Picchiata da lui, deve eseguire ciò che le dice. Non ha amici ed è emarginata dal mondo intero. Cosa succedesse se Clarissa trovasse una persona che ha bisogno d...