Capitolo 7

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Un repentino rumore riecheggiò in tutto il maniero. Allertato, Zefirus, che ormai aveva all'incirca una decina di anni, corse contro la fonte di tale fracasso. Una porta di legno gli impediva di vedere cosa stesse succedendo. Era socchiusa. Al suo interno provenivano delle voci, perciò avvicinandosi con passo felpato la spinse leggermente per spiare dall'uscio. Davanti agli occhi gli si parò una scena incredibile.

-Quando pensavi di dirmelo? Secondo te non sarei mai riuscito a scoprirlo?- Fawynto si avventò sul collo del padre, che si ritrovò imprigionato fra un tavolo e il corpo del figlio che premeva furente contro il suo. Cercando di affievolire la presa sul suo collo, Gilnie mise le proprie mani su quelle del suo assalitore torcendo il collo in tutte le direzioni cercando di respirare, ma il suo tentativo fu come graffiare l'aria: inutile.

La sua fine stava arrivando, non aveva più aria in corpo, la testa si fece pesante per finire col penzolare da un lato, il suo sguardo si intrecciò con quello di un occhio spaventato che faceva capolino dalla porta scostata. "Zefirus" pensò. Il suo cuore smise di fornire sufficiente forza alle braccia per contrastare l'impeto del figlio.

Ce l'aveva fatta, ci era riuscito, stava andando tutto secondo i piani.

"Perchè non mi guardi? Guarda il tuo unico figlio prima di lasciare questo mondo!" Fawinto incrociò la traiettoria visiva del vecchio per giungere a un ragazzino tremante per cotanta violenza.

"Le cose non dovevano andare così." riscossosi, afferrò Gilnie per la tunica, obbligandolo a guardarlo negli occhi, faccia contro faccia.

-Non finisce qui.- gli sussurrò accigliato con le narici dilatate per l'odio che era nato nei suoi confronti.

Uscì dalla stanza. Zefirus, per istinto, si fece un tutt'uno con la parete del corridoio per lasciar passare il fratello, che non lo degnò nemmeno di uno sguardo.

Il padre respirava affannosamente, con una mano si reggeva sulla scrivania per non cadere a terra sfinito; anche lui era stato colto di sorpresa a quanto pare, non si aspettava che il figlio potesse reagire così.

Ora la porta era aperta, ma Zefirus ancora impressionato, non aveva il coraggio di entrare, stringeva entrambe le mani chiuse a pugno al petto, come se volesse usarle come scudo per un'improvvisa ulteriore minaccia, oppure, avrebbe voluto lottare per difendere un debole a cui veniva fatto un torto? Non lo sapeva, in quel momento gli mancò la volontà. Era successo troppo in fretta, fino a qualche minuto fa tutti gli sorridevano, era il nuovo alito di vita in quella famiglia; che fosse tutta una farsa? Da quanto tempo si era creato questo abisso fra i due?

Non importa, avrebbe ristabilito tutto, gli ci volesse una vita o mille.

-Andiamo.- disse Gilnie barcollante sull'uscio.

Il ragazzo lo seguì senza fiatare, non sapeva dove erano diretti. Uscirono dal maniero e si diressero dai Sette come se nulla fosse mai accaduto. Le lezioni, come ogni altro giorno, continuarono. Gilnie voleva; doveva insegnargli tutto il necessario, adesso più che mai.

Si diressero in una zona del Giardino completamente oscurata: un fitto intreccio di ramoscelli impediva la vista del cielo. Dopo qualche minuto di sostenuta camminata, giunsero ad un albero e soltanto a quel punto Zefirus si rese conto che era proprio quello la causa di della "volta legnosa".

-Caspita!- sussurrò spalancando la bocca con un fil di voce. Gilnie lo invitò ad accomodarsi con le mani, si accarezzò la barba bianca e a quel punto iniziò.

-Ti presento l'Albero del Tempo.- dopo una breve pausa -Immagino che la prima cosa che ti avrà colpito, sarà stata la sua impressionante chioma. Ebbene questa è in tutto e per tutto l'essenza di questo esemplare. Ogni singolo ramo, ramoscello e biforcazione, rappresentano ciò che una persona ha scelto di fare e non fare durante la propria vita. In qualche rara occasione è inoltre possibile vedere tutte le eventuali possibilità che un individuo aveva a disposizione e le conseguenze sulla propria vita che sarebbero accadute, se suddette vie sarebbero state intraprese.

-Vuol dire che noi possiamo ficcanasare nella vita altrui senza impedimenti?- osservò elettrizzato il ragazzo.

-Esattamente!- esclamò il maestro stando al gioco.- Ma,- si sentì un gemito di dispiacere -non è così semplice come sembra. Tu puoi tranquillamente farti gli affari degli altri, andare a cercare scandali per passare il tempo e divertirti, proprio come facevo io stesso alcune volte in passato... per non sentirmi solo. Quest'albero ti permette di vivere e governare, per un breve periodo, il corpo di un'altra persona. Mi spiego meglio: il tuo spirito abbandona il tuo corpo per passare dentro quello della persona interessata. Potrai sperimentare nuove esperienze mentre il tuo corpo rimane inanimato vicino all'albero.

Questa idea sembrò divertire l'allievo.

-Però questo albero comporta altissimi rischi per chi non sa come relazionarcisi. Devi entrare in assoluta sintonia con questo per curiosare nella vita delle persone, e poi, se vuoi effettuare la traslazione dell'anima, dovrai stare attento a quanto tempo stai dentro un'altra persona. L'albero può aiutarti, ma c'è un costo, e anche molto elevato. Stai attento.

A quella frase Zefirus fece un cenno d'intesa con la testa.

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