Capitolo 11

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-Trovato!

La furia rimase fuori tutta la notte, il lavoro risultò più difficile del previsto. Il sole non rischiarava ancora il cielo ma il ragazzo si precipitò nella camera del padre. I capelli erano appesantiti da gocce di rugiada; l'aria pungente mordeva il volto di Zefirus mentre correva.

Entra in camera, ma non trova nessuno. Cerca ovunque, in tutto il maniero senza successo. Torna nuovamente nella stanza del padre... ancora vuota. Era preoccupato.

Che non sopportasse la mancanza del primo genito? Che stesse per fare una pazzia? Queste idee giravano vorticosamente in testa al giovane mentre metteva a soqquadro la stanza in cerca di qualsiasi cosa che potesse condurlo al vecchio, ma poi, nella camera fece il suo ingresso Gilnie.

-Che cosa stai facendo in camera mia nel cuore della notte?- gli domandò perplesso con gli occhi ancora appannati dal sonno. Il Guardiano si voltò di scatto.

-Permetti a un povero vecchio di soddisfare gli istinti primari senza doversi ritrovare il figlio a rovistare fra le proprie cose?

Sollevato nel risentire quella voce e intuendo che il Gilnie soffriva, probabilmente, di incontinenza, la preoccupazione di Zefirus svanì.

-L'ho trovato!- disse prendendo le mani del padre, dandogli la bella notizia.

-Sei andato all'Albero dei Ricordi senza di me?- seppur contento, il monaco sapeva a quali rischi si era esposto la furia quella notte, ma la gioia ebbe il sopravvento.

Entrambi si recarono in cucina a prendere il necessario per il viaggio e una volta preparato l'occorrente, corsero come non mai all'Albero dalle Infinite Porte.

Tutto era pronto. Zefirus conosceva la destinazione e sapeva come tornare indietro.

-Dal tuo arrivo al Giardino, ho cercato di istruirti al meglio. Queste circostanze ti hanno fatto mancare un'adeguata preparazione sui Mistici, ancora non li conosci tutti ma sei sufficientemente addestrato sull'arte della guerra e conosci bene molti incantesimi... Inoltre, i Sette non ti saranno di alcun aiuto là fuori a eccezione di questo Mistico, che ti ricondurrà... che vi ricondurrà a casa.- si corresse. -Rammenta: hai tutto il necessario per riportare indietro Fawynto.

I due, uno di fronte all'altro, erano davanti all'Albero dalle Infinite Porte, da loro comunemente chiamato l'Istantaneo.

Entrambi fremevano.

Gilnie posò le mani sulle spalle del ragazzo. -Sai come comportarti una volta che ce lo avrai davanti?

Quella frase frantumò l'emozionante discorso di prima. Sì, Zefirus aveva tutto... eccetto un elaborato piano sul come riportare il fratello al Giardino.

-È mio fratello...- disse, facendo arrivare il padre alle conclusioni che lui in quel momento non trovava.

-Furia, riporta a casa mio figlio.- Si abbracciarono.

Il giovane si voltò e iniziò ad andare incontro al Mistico che ora emanava un forte bagliore. Percepiva attraverso i piedi, che poggiavano sulle possenti radici della pianta, il suo enorme potere.

"Non ho bisogno di un piano ben escogitato. L'unica cosa su cui posso fare affidamento per far tornare indietro Fawynto è la mia volontà. Siamo fratelli, troverò il modo. Quell'abbraccio è un arrivederci padre. Farò in modo di riunire la nostra famiglia." attraversò l'Albero.

***

All'atterraggio i piedi gli dolevano, però ne era valsa la pena. Era arrivato nel luogo giusto.

Un vecchio faro abbandonato si ergeva davanti a Zefirus e questi, senza considerare il paesaggio che lo circondava, camminò a diritto, percorrendo quel poco di passerella in pietra rimasta che lo separava dalla struttura ormai cadente a pezzi.

Fra i fratelli si frapponeva un dirupo: una frana aveva fatto crollare la passerella ma questo non fu un problema per la furia. Facendo uso di un incantesimo di potenziamento, rese le gambe sufficientemente preparate per affrontare il salto.

Una volta dall'altra parte iniziò a salire le scale che conducevano all'ingresso del faro. La porta si aprì. Una persona, a quanto pare, era propensa ad accoglierlo. Zefirus si fermò davanti all'uomo ansimando, sia per le ripide scale che per l'emozione: era suo fratello.

La brezza marina gli scompigliava i capelli che fluttuavano nell'aria. Il suo volto era cambiato da ciò che il giovane ricordava. Lui tutto, era cambiato. Aveva un aspetto trasandato e l'espressione in viso era dura, seria. Dalle maniche della maglia rimboccate, la furia scorse una benda che gli fasciava il braccio. Notò che i suoi arti superiori erano ricoperti di lividi. Cosa gli era accaduto?

-Caspita...- disse dopo un po' Fawynto. Ambedue immobili, si scrutavano scambievolmente. -Sei cresciuto in fretta...del resto non mi stupisco... è opera del Giardino.- guardò a terra grattandosi la nuca. -Vuoi entrare?- continuò con un lieve sorriso e si avviò dentro.

"Non posso perderlo di nuovo". Lo seguì a ruota.

-Non volevo abbandonarti, Zef...- disse il fratello sinceramente rammaricato fermandosi sull'uscio della porta.

Gli interni erano peggio dell'esterno: c'erano schegge di mobili fracassati sparse per terra, parevano una grande moquette. In un angolo, dietro a una sacca da pugilato malconcia, appesa ad una sbarra, c'era un cumulo di sabbia. Le scale che portavano di sopra erano crollate. Solamente lo scheletro di ferro, che impediva al faro di crollare, era intatto.

Quel posto era così vuoto e desolato che si sentiva il rumore delle onde infrangersi contro gli scogli situati intorno alla costruzione.

-È da molto che non ci vediamo. Sai... per tutto questo tempo non abbiamo fatto altro che cercarti.- iniziò Zefirus.

-Abbiamo?-ripeté fasciandosi una mano con un nastro di stoffa- Nostro padre è ancora vivo?

-Non ha mai perso la speranza.- asserì sedendosi su una cassa, dopo essersi assicurato che avrebbe sostenuto il suo peso. -È intento a voler riappacificare i vostri rapporti e inoltre, mi manchi. Mi mancano i pomeriggi passati insieme a scherzare, mi manca la felicità nella nostra famiglia.

-Non ce ne è mai stata una.- sussurrò vicino al sacco come se fosse un terzo interlocutore, ma Zefirus non lo sentì.

-In questo periodo mi auguro che tu ti sia sufficientemente calmato per poter far ritorno a casa.

A quelle parole Fawynto diede un forte pugno contro il sacco, tanto da scaraventarlo a terra provocando un forte rumore sordo.

-Fawynto, ho bisogno di un fratello maggiore.- aggiunse con gentilezza per poi diventare serio. -Volente o nolente, ti riporterò a casa. Con la forza se necessario.

-Non ce ne sarà bisogno... sono pronto. Andiamo.


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