Capitolo 4

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-Sono io, Zefirus!- disse facendo penzolare tutto il suo busto dalla chioma dell'albero. Le gambe lo reggevano saldamente al ramo che aveva scelto come appoggio. Le braccia ricaddero mollemente nel vuoto, come in segno di resa.

Non aspettandosi niente del genere il giovane guerriero guardò il padre in cerca di istruzioni sul come comportarsi; ma quest'ultimo, più sorpreso del figlio, restò a fissare quel singolare bambino sorridente.

-Come hai fatto ad arrivare fino a qui?- domandò impetuosamente Fawynto puntando la spada all'altezza del collo del ragazzino.

-Fermo, fermo, fermo! Non c'è bisogno di arrivare a tanto!- borbottò il bambino impaurito.

Gilnie, come ridestatosi da un lungo letargo, si fece avanti ed appoggiò la mano sull'avanbraccio del figlio facendogli capire di riporre l'arma.

Si avvicinò al viso del bambino, il quale si trovava alla medesima altezza del suo. Lo scrutò.

Per quanto la sua pelle fosse candida, era tutta sporca di polvere e fuliggine, erano presenti dei lividi qua e là, aveva un labbro gonfio che come prima, gli aveva impedito di esprimersi chiaramente.

Credendo di aver capito come stavano le cose, con fare paterno il monaco invitò il giovane avventuriero ad accomodarsi dentro il maniero. Il figlio a quelle parole rimase incredulo: non poté fare altro che seguire il suo vecchio per vedere come si sarebbe conclusa quella bizzarra situazione.

-Mi potete aiutare?- domandò il bambino, ancora a testa in giù dall'albero.

I due, che si erano diretti verso casa, si voltarono verso il ragazzo che penzolava dall'albero dandogli la schiena.

-Ho il piede incastrato...- aggiunse supplichevole.

Gilnie scoppiò in una sonora risata e fece cenno al figlio di aiutarlo, nel frattempo lui sarebbe entrato in casa.

Una volta che tutti si accomodarono all'interno del maniero, con davanti una bella tazza di tè fumante; ogni attenzione si concentrò sul giovane Zefirus. Il vecchio prese una sedia e si sistemò, barcollando per l'avanzata età, di fronte al bambino.

-Come hai fatto ad arrivare qui da noi?- gli domandò incuriosito con voce tremante. Attendeva così tanto una risposta, che i suoi stanchi occhi divennero lucidi. In tutta la sua vita non aveva più visto un bambino, se non da quando Fawynto iniziò a crescere, lune or sono.

Sentendosi al sicuro Zefirus iniziò a raccontare ciò che gli era successo -Ero nei pressi della periferia di una città, avevo appena guadagnato qualche soldino e stavo cercando una locanda per comprare qualcosa da mangiare; quando tre brutti tipacci mi hanno preso in giro, picchiato e derubato. Ha iniziato a piovere e per ripararmi mi sono infilato nella crepa di un muretto, però non mi ci ero sistemato bene, così ho afferrato un ramo della siepe che c'era dietro per posizionarmi meglio, ma dev'essersi spezzato perché sono caduto in avanti. Poi ho riaperto gli occhi e non so come, mi sono ritrovato in una foresta bellissima, c'era un sentiero e l'ho percorso fino a raggiungere un'altra siepe e come prima l'ho oltrepassata, e mi sono ritrovato davanti alcuni alberi stranissimi e così ho deciso di arrampicarmi su quello più strano.

Dopo aver ascoltato la storia del ragazzo, Fawynto, avvicinandosi, chiese sussurrando all'orecchio del padre se nella seconda zona, ovvero la parte della foresta da cui presumeva fosse arrivato l'inaspettato ospite, esistevano dei percorsi battuti. Aveva passato tutta la vita in quella foresta e mai aveva visto un sentiero come quello descritto dal bambino.

Il padre scosse la testa.

La situazione era preoccupante: se qualcuno era entrato da così tanto tempo, sufficiente per costruire un sentiero nella foresta, stava a significare che la barriera in qualche modo si era danneggiata.

Gilnie e Fawynto volevano saperne di più su questo bambino che gli era piombato in casa, ma data la sua giovane età e la tarda ora che si era fatta, il marmocchio si addormentò, avvolto da una coperta.

-Sistemalo nella quinta stanza.- disse il monaco alzandosi stanco dalla sedia e dando una pacca amorevole sulla spalla del suo rampollo.

-Come? Non vorrete mica che un estraneo resti a dormire in casa nostra? Qui, al Giardino? In questa dimensione?- il giovane esterrefatto si oppose fermamente.

-Mio caro apprendista, è solo un bambino innocente, non combinerà niente di male e se in tal caso accadesse qualcosa di spiacevole, rammenta che noi siamo due e lui, uno solo.- aggiunse senza voltarsi dirigendosi verso un portone interamente in legno di faggio.

-Dormi sogni tranquilli!- e con questo scomparve chiudendosi la pesante porta alle spalle.

Fawynto sbuffò portandosi le mani sui fianchi e guardando il piccoletto dormire.

Quali erano le sue intenzioni? Cosa aveva in mente suo padre?





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