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Elena era bella. non era una ragazza strana o particolare. non aveva nulla di caratteristico, nulla che te la facesse ricordare. era una ragazza comunissima; ed era assolutamente questo a renderla così bella. era anonima, e questo la rendeva speciale. aveva i capelli corti, marroni; i suoi occhi erano marroni - o verdi? - i suoi occhi non erano un colore. probabilmente era oggettivamente carina, ma il mio cuore corrotto continua a trovarla una delle ragazze più belle che abbia mai visto. aveva una voce particolarmente dolce, di quelle che riempiono l'aria. era una voce dolce, con un retrogusto aspro, di quelle che inglobano tutte le molecole d'aria presenti nella stanza, tutte si riducono a un punto, un atomo. e poi tutto esplode in un attimo, che retoricamente dura una vita, e le sue parole rimangono sospese nell'aria che si espande. non parlava spesso, anzi, non parlava mai, perché la sua voce aveva questo potere - ti ipnotizzava - e lei non voleva svelarne gli effetti. a volte riuscivi a strapparle un flebile "grazie" o un'imprecazione. lei aveva paura, ma nessuno lo capiva - davvero la gente è così cieca? l'invisibilità, la sua arma, era stata costruita per nascondersi, per nascondere la sua emotività. Elena era bella. Elena era invisibile. Elena aveva paura. Elena celava le sue emozioni dietro parole non dette e falsi sorrisi. ma lei aveva un sorriso bellissimo, questo va detto. era ancora più bello quando era un sorriso vero, non so se capisci. uno di quelli spontanei, sorridi senza sapere perché, sorridi e basta. era ancora più bella lei quando rideva in quel modo rumoroso e quasi fastidioso, che a me piaceva tanto, perché era quella che lei definiva "la mia vera risata." mi piaceva la sua vera risata e mi sentivo bene quando era rivolta a qualcosa di divertente che avevo detto. Elena era anche un'ottima osservatrice, anche questo va detto. ci osservavamo a lungo, io e lei. lei girava lo sguardo per cogliermi i dettagli, io la fissavo per leggerle l'anima. Elena era umana, anche se nessuno sembrava accorgersene. era umana e non aveva paura di dimostrarlo. mostrava le sue cicatrici, i suoi errori e i suoi rimpianti, in un modo tutto suo, perché era lei, era lei e basta, ditemi voi se questo non è umano. Elena era il tempo che si ferma in attesa di qualcosa, anche se a me piace definirla come l'attesa stessa di qualcosa. era quel peso sullo stomaco e quella voglia di vomitare tutto, di buttare tutto fuori, emozioni, parole, tutto. Elena era il cielo con i suoi infiniti colori, che cambia sempre, come lei. Elena era la scelta, Elena era il dubbio. Elena era solo un nome e l'indecisione che si porta dietro - va scritto con la lettera maiuscola o con la minuscola? Elena pensava troppo. la vedevi lì, immersa nei suoi pensieri, e ti veniva da chiederle "Elena, a cosa pensi?". la vedevi lì ed era un'opera sovrannaturale, un miscuglio di anima e corpo, che a guardarla ti veniva da chiederti "Elena, sei umana?" Elena era l'unica persona in grado di portare questo nome, Elena, ché a chiunque altra Elena abbia incontrato non si addiceva per niente. Elena era troppo difficile per essere descritta, troppo complessa per essere rappresentata. Elena era troppo. e scusami, scusami se scrivendo di te, scrivendo queste poche parole che non leggerai mai non riesco neanche a sfiorare la tua vera essenza, ché lo sai che sono una bugiarda, e che non faccio mai le cose a dovere. Elena era arrivata nella mia via vita come una folata di vento. come uno stanco viaggiatore con una valigia colma di paure e sogni infranti, pesante come tutte le montagne che aveva scalato nelle sue vite precedenti. era arrivata dal nulla, e nel nulla era destinata a sparire. era arrivata senza chiudersi la porta alle spalle, e spesso sentivo uno spiffero di freddo che entrava e portava con sé i suoi ricordi, quelli che non entravano nella sua valigia. era entrata nella mia vita e io ero entrata nella sua, e non so se mai riusciremo a uscirne. è entrata nella mia vita come un'artista di strada, con la sua tavolozza piena di colori un po' spenti, e ha iniziato a dipingere nel mio cuore. le sue lacrime un po' bagnavano il pennello e i colori, rendendo il suo quadro più vero. dipingeva il suo amore e la sua paura, perché di quello era fatta lei, di amore e paura; perché di questo sono fatta anche io. di paura e d'amore. nulla di più semplice, nulla di più complesso. mi dispiace non averti dato quello che meritavi, mi spiace non averti dato ciò di cui avevi bisogno. mi dispiace non averti mai dato nulla di più di semplici sorrisi, mentre tu mi hai sempre dato così tanto, senza neanche rendertene conto. ti ho dato amore in semplici sguardi, che non so se sono mai arrivati a destinazione. mi hai dato così tanto eppure non mi hai dato proprio niente. perché il tuo amore - ciò che mi hai sempre donato - aveva la consistenza di un respiro, ed era destinato a concludersi presto, senza che nessuno se ne accorgesse. un respiro. Elena, a cosa pensi? Elena, a me ci pensi mai? Elena, in cosa credi? Elena, mi hai mai notato? Elena, cosa ami? Elena, sei capace di amare? Elena, in che mondo vivi? Elena, sei reale?