Order ~ Kylo Ren

167 11 2
                                    

28 Dicembre 2017

Order (Kylo Ren x OC)

Chore aprì gli occhi. Nero. Provò a riaprirli. Ancora lo stesso colore.
Sbattè le palpebre più volte ma ciò che aveva davanti rimaneva sempre uguale.
Provò a portare una mano al viso per stropicciarsi gli occhi ma si stupì nel trovarla bloccata al letto. O almeno, quello che credeva fosse un letto.
Provò a guardare verso i suoi polsi, nel punto in cui sembravano bloccati, ma non vide niente. Imprecò mentalmente.
Il cuore cominciò a batterle più velocemente. "Oh, Dio, sono diventata cieca?!" Disse, trovandosi di fronte ancora a quel muro incorporeo ma asfissiante che era l'oscurità. Cominciò a tirare piano contro le restrizioni metalliche che la tenevano ferma, per capire cosa fossero e se fossero in un qualsiasi modo pericolose. Le sentiva fredde a contatto con la pelle.
Si fermò al rumore di passi in lontananza. Non era sola.
Ma dove sarebbe potuta essere?

Oh.
Le ritornarono in mente gli avvenimenti del giorno precedente. L'ennesima battaglia tra primo ordine e resistenza. Chore come sempre aveva dato il meglio di se sul campo di battaglia. Ricordava nitidamente l'aver neutralizzato gran parte degli assaltatori nemici, fianco a fianco con i suoi compagni. La "feccia ribelle", come solevano chiamarla i generali e i membri del primo ordine.
E dove poteva trovarsi ora se non a bordo di uno dei loro Star Destroyer?
Il suo respiro si fece rumoroso al buio, il cuore sembrava scoppiarle nel petto. No, non sarebbe sopravvissuta.
Questo però avrebbe spiegato il dolore lancinante al retro della coscia destra. Si ricordava distintamente un assaltatore in armatura cromata che l'aveva colpita alle spalle. Quando si era voltata per ricambiare, però, le aveva dato un altro colpo in testa. Le vennero i brividi. Cominciò ad ansimare, le mancava l'aria, era come soffocata dal buio attorno a lei. Tutto questo fece nascere in lei due domande.
Come aveva potuto non ricordarsene all'istante?
Insomma, avrebbe dovuto almeno passarle per la mente che avrebbe potuto essere già morta. Finn le aveva raccontato qualcosa sul fatto che la mente cancellasse automaticamente le faccende traumatiche, ma pensava fosse solo una leggenda. E non pensava che l'avrebbe fatta stare così male.
Sentiva di essere bloccata anche alle caviglie, non riusciva a muoversi.
La seconda domanda che sorse spontanea fu: perché non l'aveva direttamente uccisa?
Si immaginò quello stupido soldato che la trascinava per una gamba lungo il campo di battaglia fino alle fila del Primo Ordine, vide davanti a se la sua testa che si trascinava dietro sangue e terriccio. Riusciva a proiettare davanti ai suoi occhi l'immagine del suo stesso viso senza espressione, impotente e incapace di reagire. Era sicura che fosse andata così. La volevano prigioniera? O volevano solo tormentarla riguardo al suo passato? Se avesse incontrato Ren, cosa gli avrebbe detto?
Non riusciva nemmeno a immaginarlo.
Sentiva come un peso sul petto che le impediva di respirare, le restrizioni sembravano chiudersi sempre di più sui suoi polsi, bloccandole la circolazione. La testa aveva preso a girarle. Forse era veramente diventata cieca.
Cominciò a divincolarsi con maggiore forza, un rumore metallico a intervalli regolari a segnalare il fatto che fosse sveglia. Prese ad urlare, per far cessare quella sua condizione di attesa che l'avrebbe fatta diventare pazza.
"Fatemi uscire! Avanti, codardi! Mostratevi per quello che siete!"
Continuò a sgolarsi perché qualcuno la sentisse, mentre si feriva polsi e caviglie da quanto forte sbattesse contro le barriere metalliche.
Sentì dei passi farsi più vicini, e colse l'occasione per gridare più forte.
"Avete paura che possa scappare?! Che possa uccidervi tutti, eh?!"
Fu zittita da uno spiraglio di luce accecante che la colpì proprio in viso, e per poco non emise un urletto che ben poco si adeguava al suo comportamento fino ad allora.
Tenne gli occhi serrati, certa che se li avrebbe aperti non avrebbe davvero visto più.
"Gridare non ti servirà a nulla."
Eccolo. Pensava, e forse sperava, di non sentire mai più la sua voce in vita sua.
"Questo lo dici tu." Replicò lei altrettanto fredda.
"Accendete le luci" ordinò, il suo tono più autoritario modificato da un qualche apparecchio.
Chore udì un click, e percepì la luce farsi più diffusa attraverso le palpebre, e rilassò, per quanto possibile, i muscoli del viso, pur conservando un'espressione contrariata sulla pelle d'oro.
"È lei?" Disse una voce alta ma roca, forse appartenente a una donna.
"All'inizio non ne ero sicuro... ma ora si. Ottimo lavoro, capitano Phasma. Troverà la ricompensa nei suoi alloggi, come stabilito." Replicò la voce metallica. La odiava. Il suo battito riprese ad accelerare, non per paura, ma per rabbia questa volta. Dilatò le narici e prese a divincolarsi di nuovo.
"Non so cosa vogliate da me, ma non l'avrete mai." Disse velenosa.
Poco a poco aprì gli occhi, riuscendo ad abituarsi alla luce fredda della stanza, o meglio, della cella in cui era rinchiusa. Si trovava su una lastra metallica inclinata a 45 gradi, non in verticale, non in orizzontale. Attorno a lei non c'era niente, salvo un neon sul soffitto. La minuscola sala circolare era dipinta di grigio e aveva solo una porta. Ad accogliere il suo sguardo trovò cinque figure. Tre di loro erano assaltatori, con il blaster puntato verso di lei e davanti all'unica entrata.
"Tu!" Un'ondata d'ira la pervase alla vista della figura che stava davanti ai tre sottoposti.
Riconobbe l'assaltatore in uniforme cromata, immaginò il proprietario, o la proprietaria, della voce roca, responsabile del taglio che aveva sulla gamba che sgorgava sangue oro, ormai rappreso, sulla lastra. Le si voleva lanciare contro, ma non fece altro che farsi del male contro i bracciali metallici. La guardò, ancora una volta impotente, i pugni stretti e un'espressione indiavolata in viso.
Alla sua destra una figura più piccola e che certamente non si aspettava di vedere sembrava imporsi su tutte le altre. Era un uomo, forse un ragazzo, dalle spalle larghe, vestito di nero e avvolto da un mantello dello stesso colore. A coprirgli il viso una maschera, anch'essa nera, che richiamava un teschio e sicuramente responsabile della voce metallica. Non poteva essere lui... era così diverso.. l'oscurità l'aveva cambiato così tanto..?
"Lasciateci soli." Ordinò imperioso.
L'occhiata che gli lanciò lei fu carica d'odio.
Gli assaltatori fecero un cenno riverente del capo prima di congedarsi.
Le porte si chiusero ermeticamente dietro di loro. Era sola con quel mostro.
Kylo Ren iniziò a camminare lentamente attorno a lei, come un predatore affamato, l'elsa della spada laser spenta in mano.
Cominciò a batterle più forte il cuore, ma racimolò tutto il coraggio che le rimaneva per chiedergli con veemenza: "Cosa mi vuoi fare? Vuoi torturarmi? Dimmelo subito perché preferirei morire che darti una qualsiasi informazione"
"Quanto vigore" disse in tono leggermente ironico "conservalo per dopo."
Alle sue parole sentì ogni suo muscolo rilassarsi. Fu un'azione inconscia, che non pensò di aver fatto da sola. Stava usando quei suoi infimi trucchetti.
"Sappiamo entrambi perché sei qui."
Lo osservò mentre completava il giro ritornandole davanti.
"No! Io in realtà non lo so! Spiegami per quale assurda perversione mi hai legato a questa specie di... di tavolo!" Sbottò, ancora una volta lottando contro la sua prigione.
Le si fermò davanti, calandosi il cappuccio e mostrando la sua maschera. La vista la fece infuriare ancora di più.
Tese una mano verso di lei, e Chora percepì distintamente la forza farsi strada fino alla sua mente. Le sembrava che una tenaglia le prendesse le tempie in una morsa e stringesse. Questo era un colpo basso.
"Cerca dentro di te. Lo sai perché sei qui."
Davanti agli occhi la stanza sembrava svanire. La scena cambiò. Si trovava nel vecchio tempio jedi di Luke Skywalker, quando ancora era integro. La figura di Kylo Ren era cambiata: non portava più la maschera e i suoi vestiti non erano così cupi. Era Ben Solo, quello che lei conosceva bene, il suo grande amico. Quello che l'aveva tradita e non aveva esitato a passare al lato oscuro. Quello che l'aveva segnata con una bruttissima cicatrice e l'aveva lasciata a morire nel tempio in fiamme. Quello che odiava e sperava di non vedere mai più.
Ben Solo non aveva la sua solita espressione, la guardava con decisione, non con rabbia.
"È questo quello che pensi di me?" Le disse, e la visione svanì, veloce come quando se ne era andata. Fissò lo sguardo sul viso di Ben e lo vide ricoprirsi con la maschera. La presa sulla sua mente si allentò.
"Sì. Sei solo un mostro. Non hai morale."
Cercò di nuovo dentro la sua mente e lei non si oppose.
"Ti senti tradita. Non sei tu a parlare, ma la tua rabbia." Forse aveva ragione, ma non le importava. Tutto ciò ancora non spiegava una questione fondamentale.
"Perché mi hai cercata? Pensavo credessi di avermi uccisa quella notte e, a meno che tu non voglia solo provocarmi dolore, cosa molto probabile, non avresti nemmeno dovuto sapere della mia esistenza." Disse senza staccare lo sguardo da dove sapeva si trovassero i suoi occhi.
"Non essere sciocca" la rimproverò "ti ho percepita attraverso la Forza" Non faceva una piega. Le si avvicinò, nero, lento, pericoloso.
Le arrivò a poco dal viso e allungò un dito per toccare la cicatrice che dalla tempia le percorreva il lato del viso fino a scomparire sotto il collo della camicia. Era bianca a contrasto con la pelle d'oro e i capelli d'ebano. Lei si limitò a guardarlo deglutendo, visibilmente contrariata al suo gesto.
"Ho sempre saputo che fossi viva." mugugnò attraverso quell'apparato meccanico.
"Potrò anche essere qui presente, ma la mia anima è morta molto tempo fa." Gli sputò su quella sua odiosa maschera, sangue e saliva fornivano una rivoltante variazione di colore dal nero. Digrignò i denti per aggiungere "Togliti quella cosa patetica". Dapprima fece per portarle una mano alla gola, poi si allontanò di due passi, mise entrambe le mani ai lati del casco. Aspettò la decompressione e se lo sfilò dalla testa.
La guardò intensamente, e prepotenti lacrime si fecero strada fino si suoi occhi.
I capelli corvini gli erano cresciuti in un nido informe, la pelle era rovinata e una cicatrice dannatamente simile alla sua gli solcava una guancia.
"Ben... Che ti hanno fatto..." la voce le morì in gola. Era stato ormai corrotto. Era sceso troppo a fondo nel baratro e non sarebbe potuto tornare indietro.
"Ho bisogno del tuo aiuto" Quando parlò, la sua voce sembrava più vera, più reale.
"Pensi che tre paroline bastino a riempire la voragine che mi hai lasciato?" Chore replicò, questa volta lasciandosi sfuggire una lacrima. Ben si avvicinò per asciugargliela, ma prima che potesse farlo lei gli inveì contro.
"Non ti azzardare a toccarmi!"
"Tu non capisci! Qui la situazione è grave"
"Poverino, dovrai farcela da solo"
"Ho ucciso Snoke" Lo guardò, incredula.
"Cosa?" Sussurrò. Non l'avrebbe mai detto.
Di tutte le cose di cui reputava Ben Solo capace, uccidere il leader supremo non era una di queste. Ancora una volta, l'aveva lasciata senza parole
"È questo il punto. Qualcosa dentro di me è scattato, ma non riesco a capire cosa sia né dove mi voglia condurre. Sei l'unica che mi conosce abbastanza da potermi aiutare, ti prego" la guardò implorante.
"È bella questa tua ipocrisia. Mi tradisci e ti aspetti che ti aiuti, così, dal nulla? Solo perché mi hai rapito?" Non riusciva a credergli. Se non sapeva controllarlo, perché aveva ucciso Snoke?
"Io credevo in te Ben. Eri mio amico. Quello che mi hai fatto... non so se riuscirò mai a passarci sopra. Facciamola finita piuttosto" resse il suo sguardo severo.
Si rimise la maschera. Lentamente.
Accese la spada laser. L'unico rumore udibile ora era il ronzio della triplice lama fiammeggiante.
"Avanti, uccidimi" un'altra lacrima le scese per una guancia "Non aspetto altro".
"Se sei così stupida da pensare che ti ucciderei di nuovo, ti sbagli. A quel tempo la chiamata del lato oscuro era forte, ma io ero ancora troppo indeciso. Ora so distinguere ciò che è meglio per me, e il tuo aiuto lo è."
"Ma io non voglio aiutarti. Volevo farlo, quando eravamo entrambi padawan e mi avevi parlato del tuo conflitto, ma ora non più."
Kylo Ren emise un grugnito per voltarsi impetuosamente. Sentiva il bisogno di rompere qualcosa. Chore sussultò. Non le era mai piaciuto questo suo lato.
"È perché non vuoi o perché non puoi?" Sibilò cattivo. Si rigirò lentamente, tornando a guardarla da dietro la spessa lente.
Lei cercò di reggere il suo sguardo, ma ormai le lacrime non avevano più un freno.
"Brutto bastardo, Lo sapevi dall'inizio!" Gli urlò contro ancora una volta, incapace di muoversi. "È tutta colpa tua" Abbassò per la prima volta il capo, per singhiozzare mestamente.
"Sai, all'inizio pensavo fossi morta, magari durante un incidente di volo o qualche missione" usò la forza per farle riportare lo sguardo su di lui.
"Pensavo ti volessi scusare" riuscì a pronunciare lei a denti stretti.
"Oh, non l'ho mai detto. Ho detto che mi serve il tuo aiuto, e me lo prenderò, con le buone o con le cattive." Riprese a camminarle attorno, il suono della sua voce di nuovo accompagnato dal rumore della spada. "Il punto è che non ti trovavo più attraverso la Forza. C'era qualcosa che mi diceva che non era possibile, che non potevi essere scomparsa così, l'avrei sentito altrimenti."
"A cosa ti servo? Ormai sono inutile" Affermò per la prima volta anche a se stessa.
"Non sei inutile. Ti sei solo chiusa alla Forza." Spiegò semplicemente. "Ma con il mio aiuto potresti completare il tuo allenamento jedi. Ho visto il tuo potenziale, eri l'unica che riusciva a battermi." Era vero. Il vecchio Ben non l'avrebbe mai ammesso, ma Kylo a quanto pare era un minimo maturato sotto alcuni aspetti.
"Insieme riporteremo Ordine nella galassia."
Con un fendente della spada laser tagliò i bracciali di metallo, senza farle neanche un graffio.
"Riporterai ordine dentro di me e io in te" allungò ancora una volta la mano verso di lei, questa volta perché la potesse prendere.

Star Wars Daily Imagines Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora