Capitolo 4
- Dannata finestra- pensai. Quella stupida luce che filtrava ogni mattina. Pronta a svegliarmi all'alba, sempre.
Subito, come mi succedeva sempre, non realizzai come mai ero ancora vestita, con i capelli ancora raccolti e il letto completamente fatto, come se non ci avessi dormito : poi mi ricordai. Un guizzo, un attimo, ed ero di nuovo li a disperarmi per lui, quel maledetto traditore. Il mio cuore, che non era più abituato a soffrire da quando avevo lasciato la mia famiglia, ora era qualcosa di pesante, a causa dell'odio, rabbia e dolore racchiusi al suo interno.
Poco importava, avrei superato anche quello. Cosí, per ricompormi e fare finta di niente, scesi a fare colazione e poi , più presto del solito, mi incamminai verso l'Accademia, con sguardo fiero e indifferente. Anche quando vidi Cato che camminava da solo dall'altro lato della strada riuscii a mantenere uno sguardo sicuro, che mi fece sentire orgogliosa di me stessa. L'unico problema era che Cato non sembrava volesse prenderla con indifferenza: infatti , non appena mi vide, mi corse incontro, come se potessi ancora accoglierlo a braccia aperte. " Clove, Clove ti prego. Io non volevo ,giuro. Lo sai che non l'avrei mai fatto! " disse implorando " no non lo so. Ci conosciamo appena da tre giorni: per quanto mi riguarda, potresti essere uno psicopatico fuori di testa. Ma il punto é - risposi senza scompormi- che io non so chi sei, e non avrei mai dovuto fidarmi di te". L'avevo steso. Distrutto tanto da non replicare niente : mi seguiva solamente. O almeno fu cosí per i primi due minuti : poi la musica cambiò parecchio. " allora...mi chiamo Cato, sono un ragazzo popolare, anche se non vorrei esserlo. Non sono snob e mi piace scherzare. Odio le zucchine, non che se ne trovino tante da queste parti, ma adoro mangiare. Per fortuna faccio un sacco di attività fisica se no a quest'ora peserei il triplo di adesso. Vivo con la mia famiglia nel casolare al fondo della strada, vicino alla collina, e tutto sommato non é un brutto posto. I miei genitori non si preoccupano molto di me, basta che li aiuti nei lavori e poi posso fare quello che mi pare. Ho dei fratellini a cui sono molto affezionato e per cui mi sacrificherei mille e mille volte ancora. Il mio colore preferito é il rosso, ma non chiedermi il perché, non saprei rispondere.... Ah e la prima cosa che guardo in una ragazza é il sorriso. E penso che il tuo sia il più bello e sincero che io abbia mai visto : niente bugie, nessun timore, nessun pensiero. É questo che mi piace di te, la semplicità".
Ok, forse ero un tantino scioccata. Sicuramente quanto bastava per farmi bloccare in mezzo alla strada e voltarmi lentamente. " Come scusa?" chiesi " Oh niente - rispose - solo che credo di essermi innamorato di te, tutto qui" disse sorridendo. Non riuscivo a parlare, e neanche a respirare. La sola cosa che non era andata in tilt era la parte del cervello che organizzava i miei pensieri : che scorrevano inarrestabili nella mia mente. Non sapevo se correre da lui per abbracciarlo e dirgli che per me era lo stesso ,oppure girarmi e , in silenzio, andarmene via e cercare di dimenticare tutto. Però sapevo di non poterlo lasciare li, perché, anche se erano stati solo tre giorni, mi avevano illuminato la vita, rendendola più colorata. Niente più grigio e nero. Potevo vedere l'azzurro dei suoi occhi, l'oro dei suoi capelli e il rosa scuro delle sue labbra. Lui era li, e poteva ridarmi il giusto tocco di felicità che mi mancava. Cosí feci l'unica cosa possobile in quel momento : gli corsi incontro e gli balzai in braccio, tra risa e lacrime. Lui mi strinse forte e , una volta riappoggiatami a terra, mi prese il viso tra le mani e disse " Non ti preoccupare di quella smorfiosa. La sistemeremo. Insieme". Quell' unica parola aveva fatto breccia nel mio cuore e si era insinuata nel profondo, dove pochi erano riusciti ad arrivare. " Insieme" ripetei. Mi alzai sulla punta dei piedi e lo baciai con dolcezza, sentendomi al sicuro tra le sue braccia forti e grandi. Poi lui intrecciò le sue dita alle mie e camminammo cosí per un po' di tempo, lasciandoci solo quando ormai eravamo davanti al portone d'ingresso della nostra " prigione".
La giornata passò in fretta e Cato, una volta finite le lezioni, mi riaccompagnò a casa. " ho saputo -esordí ad un certo punto - che domani é il tuo compleanno". Alzò lo sguardo, come a spiare la mia reazione. Scrollai le spalle. " Non lo festeggio da quando sono stata obbligata a lasciare casa mia" dissi. " Lo so. Ed é per questo che domani ti aspetta una bella sorpresa" .Detto questo, non curandosi del mio sguardo perplesso, mi si avvicinò, mi diede un bacio veloce e uscí di casa, incamminandosi verso la collina.
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-Quello che non è stato raccontato - Clato
Fanfiction"..Mi promise di proteggermi a tutti i costi, ma che nessuno, nessuno avrebbe mai dovuto sapere dei nostri sentimenti. Mi lasciò la mano, e quella, fu l'ultima volta che ci toccammo." #Clato